Brexit: il 2020 sarà un altro anno turbolento, tante domande e nessuna risposta
Il Regno Unito lascerà l’UE questo mese, ma è improbabile che l’incertezza finisca qui. Un’estensione del periodo di sospensione di 11 mesi sembra sempre più improbabile, il che significa che i rapporti commerciali tra la Gran Bretagna e l’Europa potrebbero cambiare inesorabilmente nel 2021. Aspettatevi un altro anno turbolento per la Brexit afferma James Smith analista di ING secondo cui gli investitori hanno probabilmente ragione ad essere cauti visto che il 2020 ha il potenziale per essere un altro anno turbolento per la Brexit.
Brexit: accordo con la Ue ancora in alto mare
Ricapitolando brevemente gli ultimi fatti, il risultato elettorale dello scorso dicembre, che ha visto i conservatori del Primo Ministro Boris Johnson ottenere una maggioranza di 80 seggi, ora praticamente è garantita la ratifica dell’accordo di ritiro concordato tra il Regno Unito e l’UE già ad ottobre. Ciò significa che il Regno Unito lascerà quasi certamente l’UE senza problemi alla fine di gennaio. Ma le discussioni sui termini dei futuri accordi commerciali tra il Regno Unito e l’UE sono appena iniziate.
L’attuale direzione di marcia è verso un accordo di libero scambio tra il Regno Unito e l’UE – ma esattamente che forma assumerà e il tempo necessario per negoziare sono entrambi ancora soggetti a cambiamenti.
Quello che sappiamo, tuttavia, è che una volta che il Regno Unito lascerà l’UE alla fine di questo mese, entrerà in un periodo di transizione, attualmente previsto fino alla fine del 2020. Fino ad allora, le relazioni commerciali del Regno Unito con l’Ue rimarranno invariate. C’è molto da fare in 11 mesi o anche meno una volta calcolato il tempo necessario per concordare un mandato negoziale e per richiedere la ratifica dei termini commerciali finali, dice l’analista. L’UE è aperta a una proroga di due anni di questo periodo di transizione, ma avrà un costo. La Gran Bretagna infatti dovrebbe continuare a pagare il bilancio dell’UE oltre il 2020.
Il premier Johnson ha da tempo segnalato di non volere un periodo di transizione più lungo ma la maggior parte degli analisti crede che il governo non prolungherà il periodo di transizione e cercherà invece di negoziare un accordo di libero scambio entro la fine del 2020. La maggior parte degli esperti commerciali ritiene che sarebbe teoricamente possibile concordare un accordo commerciale di base nel 2020, esente da dazi doganali, se il Regno Unito acconsentisse a firmare la maggior parte di ciò che l’UE chiederà.
Cosa chiede Bruxelles al Regno Unito
Al centro della lista dei desideri di Bruxelles ci sono i cosiddetti impegni a parità di condizioni, concepiti per evitare che il Regno Unito ottenga un vantaggio competitivo attraverso la deregolamentazione, e richiederebbero al contempo che il Regno Unito rispecchi le regole dell’UE in relazione ai diritti dei lavoratori, standard ambientali e aiuti di Stato. Altrimenti senza questo consenso da parte del Regno Unito, Bruxelles potrebbe insistere nell’imporre tariffe su alcuni beni per compensare qualsiasi svantaggio normativo che le imprese con sede nell’UE devono affrontare con la Brexit.
Poi ci sono gli interessi più strategici dell’UE, che possono includere i diritti di pesca, oltre a mantenere il Regno Unito strettamente allineato agli standard alimentari e animali.
Boris Johnson sarà disposto ad accettare le richieste dell’UE? La risposta non è chiara ma qualunque cosa accada, una cosa invece pare certa: non conosceremo la risposta a molte di queste domande chiave fino a molto più tardi nel 2020. Se il periodo di transizione non sarà prolungato entro giugno, allora – conclude l’analista – sarà una corsa molto incerta per preparare un accordo di libero scambio entro la fine del 2020.