Notizie Notizie Mondo Brexit: Boris Johnson minaccia purga Conservatori ribelli, sterlina accusa il colpo

Brexit: Boris Johnson minaccia purga Conservatori ribelli, sterlina accusa il colpo

2 Settembre 2019 11:54

Qualcuno la sta chiamando già purga di Boris Johnson. Il riferimento è all’ultima uscita del premier britannico che, dopo aver scioccato tutti qualche giorno fa, con la sua proposta alla Regina – accettata – di sospendere il Parlamento, oggi minaccia di far fuori dal partito dei Tory tutti coloro che metteranno i bastoni tra le ruote ai suoi piani. La prospettiva sempre più probabile di un no-deal Brexit affossa la sterlina che, nei confronti del dollaro, scende così anche al di sotto della soglia di $1,21.

Un articolo di Reuters ricorda come il rapporto sterlina-dollaro fosse capitolato al di sotto della soglia di $1,20 all’inizio di agosto, dopo la nomina di Boris Johnson a nuovo leader dei Conservatori e alla carica di premier. Il cambio era poi risalito attorno a $1,22 nelle ultime settimane. Oggi, buca la soglia di $1,21, continuando a pagare non solo gli ultimi sviluppi che interessano Westminster, ma anche gli sforzi che Johnson sta facendo per far riaprire a Bruxelles il Withdrawal Agreement che, in realtà, dovrebbe essere ormai un accordo fatto (accordo sui termini del divorzio, concordati nell’autunno scorso dall’ex premier Theresa May e dall’Ue).

Cosa ci si può aspettare dal trend della moneta UK?

La scorsa settimana, si legge in una nota degli analisti di Intesa SanPaolo, la “sterlina ha chiuso la settimana al ribasso contro dollaro in area 1,21 GBP/USD, indebolita dall’incertezza politica dopo la decisione del premier Johnson di sospendere i lavori del parlamento per cinque settimane prima dell’uscita programmata dall’UE. I dati, d’altro canto, non hanno aiutato, con il credito al consumo venerdì che ha deluso mostrando un calo più ampio delle attese. Contro euro invece la sterlina ha chiuso moderatamente al rialzo in area 0,90 EUR/GBP, ma per via della correzione della moneta unica”.

Gli analisti di Intesa ritengono che “la settimana entrante vedrà probabilmente un acuirsi delle tensioni politiche alla riapertura domani del parlamento dopo la pausa estiva. L’opposizione cercherà di ostacolare i piani di Johnson al fine di prevenire un Hard Brexit, e non si esclude una mozione di sfiducia al governo, che però potrebbe rivelarsi inefficace. La sterlina rimane pertanto a rischio di ulteriore debolezza. I supporti chiave, ma più labili, contro dollaro sono i minimi di agosto in area 1,20 GBP/USD. Contro euro invece le resistenze in area 0,93 EUR/GBP dovrebbero essere più solide”.

Intanto, l’ennesima sfuriata di Johnson sulla necessità di far fuori chi non è disposto a sposare le sue idee, è arrivata con i rumor pubblicati dal Sun: rumor secondo cui il premier sarebbe appunto disposto a sacrificare la maggioranza parlamentare cacciando dai Tories diversi membri del partito potenziali ribelli.

La mossa estrema scatenerebbe il ritorno alle urne. La determinazione è tale da aver portato Johnson a cancellare gli incontri con alcuni ex ministri che vogliono fermare a tutti i costi il rischio di un no-deal Brexit: tra questi, Philip Hammond e David Gauke, che potrebbero decidere di votare a favore di una proposta legge contraria alla Hard Brexit.

In tutto questo, la sterlina continua a essere oggetto di un boom di attacchi speculativi short. Stando agli ultimi dati, nell’ultima settimana le scommesse short contro la valita sono in realtà scese a $6,8 miliardi. Ma l’ammontare delle puntate contro la valuta rimane vicino al record dal 2017.

 

Durante la mattinata la sterlina ha ceduto nei confronti del dollaro -0,5% a $1,2094, al minimo delle ultime due settimane, perdendo sull’euro -0,4% a 90,70 pence.

Gauke, ex segretario alla Giustizia e tra i Tory ribelli, ha avvertito intanto che la probabilità di un no-deal Brexit schizzerà al 95% se questa settimana i parlamentari non riusciranno a far passare alla Camera dei Comuni una proposta di legge anti-Hard Brexit.

“Francamente, non esiste un piano credibile del governo che permetta agli UK di lasciare (l’Ue) con un accordo il prossimo 31 ottobre. E direi che esiste una probabilità del 95%, a essere onesti che, se il Parlamento non agirà questa settimana, il prossimo 31 ottobre lasceremo senza un accordo”.

A pesare sulla sterlina è stata anche la pubblicazione, avvenuta qualche minuto fa, dell’indice Pmi manifatturiero stilato a Markit. Il dato è sceso ad agosto a 47,4 punti, rimanendo in fase di contrazione, rispetto ai 48 punti di luglio (la soglia dei 50 punti rappresenta la linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase di espansione – valori al di sopra), e peggio dei 48,4 punti attesi dal consensus.