Bper sforna conti primi 9 mesi. Tutto sull’utile, Carige, dividendi, outlook, NPL. AD Montani dice no M&A. Tonfo titolo in Borsa
La banca italiana Bper sforna i risultati dei primi nove mesi del 2022, confermando gli impegni sulla distribuzione di dividendi agli azionisti e dicendo per ora no alle altre operazioni di M&A, visto l’imminente completamento dell’acquisizione di Banca Carige. Sul fronte dei dividendi riferiti all’esercizio 2022, l’ad Piero Montani sottolinea che, dopo aver maturato nei primi nove mesi 0,075 euro per azione, “in linea con le previsioni del piano”, Bper cercherà “di mantenere quello che avevamo promesso”. I risultati vengono considerati dal ceo Montani ottimi. Di fatto, nei primi nove mesi dell’anno, la banca ha incassato un utile netto consolidato di 1,466 miliardi di euro. Gli utili sono balzati del 150% rispetto ai 586,2 milioni dei primi nove mesi del 2021. Escludendo le poste straordinarie che ammontano a € 1,041 miliardi, il dato è pari a € 425,1 milioni, di cui €108,6 milioni registrati nel terzo trimestre 2022. A far balzare l’utile è il sostegno del badwill legato all’acquisizione della banca ligure Carige. Il titolo non reagisce tuttavia positivamente alla diffusione del bilancio, scivolando di oltre il 5% sul Ftse Mib di Piazza Affari, e confermandosi così maglia nera del listino.
Così Andrea Lisi, analista di Equita SIM, riassume e commenta i risultati dell’istituto.
In primis, viene fatto notare che, in particolare i risultati del terzo trimestre del 2022 sono stati superiori alle attese, principalmente per il maggiore NII, ovvero per il maggiore margine netto di interesse.
- Margine netto di interesse:- NII: 475mn (+2% QoQ LfL) vs 448 milioni attesi
- Fatturato totale: 1,027 miliardi (-1% QoQ LfL) vs 979mn att.
- Utile operativo: 373 milioni, meglio dei 339 milioni attesi.
- Accantonamenti per perdite sui crediti LLPs: -118mn (52 punti base) rispetto ai -126 milioni attesi (55bps).
- Utile netto: 82 milioni (109 milioni adjusted), ben superiori ai 73 milioni attesi.
Andrea Lisi di Equita SIM motiva i ricavi maggiori con l’impatto del margine netto di interesse e del trading, facendo notare che i costi operativi su base adjusted sono stati in linea con le attese a 640 milioni (C/I adj. = 62%), che il CoR (costo del rischio), pari a 52 punti base, è stato “leggermente migliore della nostra stima (54bps), con Bper che – in assenza di un incremento del default rate (0,8%) – ha utilizzato gli accantonamenti per incrementare il coverage (NPE coverage +140bps su base trimestrale al 61,7% con NPE Ratio al 4,2% dal 4,3%)”.
Il CET 1 è sceso di 30 punti base su base trimestrale al 12,5%, principalmente per la variazione riserva FVOCI e per l’impatto di deduzioni per cui è atteso il reversal nei prossimi trimestri.
Incorporando il beneficio delle DTA di Carige (atteso nel quarto trimestre) il CET1 pf sarebbe al 13,2%”, si legge ancora nella nota della SIM milanese.
Equita ha riassunto anche quanto emerso dalla call con gli analisti di Bper:
- Il CET1 dei nove primi mesi del 2022 è al netto di un DPS (dividendo per azione) di 7.5 centesimi (3.6% yield), corrispondente a un payout sull’utile adj. del 25%
- Sul 2023, la società ha indicato di attendersi core-revenues trimestrali in area 1 miliardo e costi operativi trimestrali per 650 milioni di euro circa.
- La guidance di NII (margine netto di interesse) trimestrale 2023 in area 500 milioni è basata sull’attuale livello di tassi di interesse. Un incremento di 100 punti base dei tassi (da parte della Bce) comporterebbe un beneficio addizionale del 5%.
- In assenza di scenari avversi, il CoR (costo del rischio) è visto in area 40-50bps. In caso di significativo deterioramento macro il CoR è atteso in area 60-70bps.
- Entro fine anno Bper procederà con la cessione di NPL (crediti deteriorati) per 1-1,2 miliardi, mentre la vendita del portafoglio UTP (c.1 miliardo) avverrà contestualmente con la cessione della piattaforma di servicing nel 2023″.
Sulla base dei risultati di bilancio diffusi, Equita SIM ha annunciato attraverso la nota di aver alzato le stime sull’utile netto adjusted di Bper relativo al periodo 2022-24 del +11% in media per riflettere il maggiore margine netto di interesse e soprattutto i minori accantonamenti per perdite sui crediti.
Il target price del titolo è stato aumentato del 9% a 2,5 euro (con 2023E P/TE = 0.44x, ROTE 6,8%)”.
Equita ha concluso la nota sottolineando che “il titolo tratta a valutazioni compresse (P/TE 0.37x)”, ribadendo il rating “hold in ottica relativa, considerando le complessità che Bper dovrà affrontare nei prossimi anni, specialmente in relazione all’integrazione di Carige e delle iniziative di piano, in un contesto economico maggiormente sfidante“.
Così l’AD Piero Lugii Montani ha commentato i risultati complessivi di Bper relativi ai primi nove mesi dell’anno:
“Gli ottimi risultati registrati nei primi nove mesi dell’anno confermano la forte capacità del Gruppo BPER di generare ricavi. Un ulteriore impulso in tal senso arriverà dall’integrazione di Banca Carige, il cui completamento è previsto entro l’anno. Ora ci focalizzeremo nel consolidare
il posizionamento raggiunto da Bper a livello nazionale e nell’implementazione delle azioni previste dal nuovo Piano Industriale con l’obiettivo di migliorare l’efficienza operativa e aumentare strutturalmente la redditività del Gruppo a vantaggio di tutti i nostri stakeholder, pur in un contesto esterno difficile. La robusta posizione patrimoniale di Bper unitamente ai progressi raggiunti nella qualità del credito ci consentono di affrontare, infatti, l’incertezza relativa all’evoluzione dello scenario macro da una posizione solida”.
Nella call con gli analisti, il ceo ha detto tuttavia niente M&A, vista la necessità di impegnarsi nell’integrazione di Carige.
Il no alle operazioni di merger and acquisition è stato dato in risposta a una domanda sulla possibilità che, magari, dopo l’acquisizione della banca ligure, Carige possa a guardare a Mps per dare vita al terzo polo del settore bancario:
“Nel giro di 15 mesi la banca ha un pò più che raddoppiato la sua posizione e triplicato le complessità, dovendo integrare complessivamente 8.400 persone – ha spiegato Montani – Dobbiamo completare le operazioni che abbiamo e consolidare la banca che si è formata. Di lavoro ce n’è tanto e non ci sembra il caso di distrarci con altre operazioni. Completiamo queste e poi vedremo”.
Riguardo agli ulteriori possibili impatti dai costi legati all’integrazione di Carige, Montani ha detto di non prevederne: “Saranno complessivamente 70 milioni circa, di cui 35 già scaricati. Da qui a fine anno, dato che le cose sono andate meglio del previsto, ci aspettiamo al contrario qualcosa di positivo, non di negativo”.
E sulle cause intentate dalla famiglia Malacalza: “siamo piuttosto confidenti sul loro esito. Non ci sono particolari aggiornamenti”.
Mentre, in merito al rimborso anticipato dei maxi prestiti ricevuti dalla Bce attraverso le aste TLTRO Piero Montani ha detto di ritenere che la banca sia “in condizioni di farlo”. In ogni caso, “valuteremo l’opportunità e la convenienza a momento debito”.
Infine, sull’outlook dei conti del quarto trimestre, Montani ha detto di stimare un risultato “in linea con il terzo trimestre”, anzi: “Ci aspettiamo forse anche qualcosa di meglio”.