Bper è la regina del Ftse Mib: utile netto record nel trimestre, accelerazione piano derisking
Utile netto record nel primo trimestre 2018 e un’accelerazione nel piano di derisking per Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper). I conti del primo trimestre sono arrivati a mercati chiusi, al termine di una giornata ad alta tensione per i bancari di Piazza Affari (unica eccezione Intesa Sanpaolo, sostenuta dai buoni risconti giunti durante la seduta dalla trimestrale leggi Qui), con gli investitori che ieri sono tornati a soppesare il rischio Italia di fronte alla possibilità di elezioni anticipate. Trainato dai risultati, il titolo Bper volta decisamente pagina questa mattina, posizionandosi in avvio in testa al Ftse Mib (+4,9 per cento). Ieri Bper ha chiuso la seduta in forte calo di quasi il 4% a 4,53 euro, con il saldo da inizio anno che ancora ampiamente positivo (+7,6%).
Tornando ai conti dei primi tre mesi dell’anno, Bper ha registrato un utile netto del trimestre pari a 251 milioni di euro, migliore trimestre nella storia del gruppo, supportato dalla rilevante riduzione delle rettifiche su crediti, dalla dinamica positiva del business, con particolare riferimento all’incremento della componente commissionale, e dalla positiva performance della finanza. Un dato che si raffronta con i 14,6 milioni riportati nell’analogo periodo del 2017 e con i 27,5 milioni nel quarto trimestre 2017. Nel trimestre in esame il margine di interesse si è attestato a 293,2 milioni, mentre le commissioni nette sono salite a 198,1 milioni, collocandosi al livello più elevato mai registrato dal gruppo. Le rettifiche nette su crediti e su altre attività si attestano a 24,4 milioni quasi interamente riferibili al comparto crediti.
“La solidità patrimoniale si conferma elevata anche dopo l’azione decisiva sul coverage e l’introduzione dei nuovi principi IFRS9 con un Cet1ratio pari al 14,61% su base transitoria rispetto ad un requisito minimo Srep definito dalla Bce all’8,125%, e all’11,71% in piena applicazione”, sottolinea l’a.d. Alessandro Vandelli, commentando i risultati trimestrali.
Quanto ai crediti deteriorati netti (sofferenze, inadempienze probabili e scaduti) si sono attestati a 4,2 miliardi, in significativa diminuzione di 1,2 miliardi (-22,1% rispetto a fine 2017), con un coverage ratio complessivo del 57,4% in rilevante aumento dal 48,7% del 31 dicembre 2017. Nel dettaglio, la componente di sofferenze nette è pari a 2,2 miliardi in rilevante diminuzione rispetto a fine 2017 (-23,7%), con un livello di copertura in forte incremento al 66,5% dal 59,3% di fine 2017.
A riscuotere consensi sui mercati anche la decisione del consiglio di amministrazione di rivedere in termini più ambiziosi i target di riduzione dello stock di crediti deteriorati rispetto a quelli contenuti nella Npe Strategy comunicata nel novembre dello scorso anno. Il nuovo obiettivo di Npe ratio lordo si colloca in area 11,5% nel 2020 e sotto la soglia del 10% nel 2021. In particolare, il gruppo guidato da Vandelli ha selezionato un portafoglio di crediti deteriorati lordi potenzialmente cedibile di circa 6,4 miliardi, pari a circa i due terzi dei crediti dubbi lordi totali. “I valori netti di detto portafoglio sono stati allineati a quelli realizzabili in un probabile scenario di cessione come previsto dal nuovo principio contabile IFRS9 introdotto dal 1 gennaio 2018 – spiega la società -. Tale azione ha comportato ulteriori accantonamenti per un importo complessivo superiore a 1,1 miliardi portando le coperture ai massimi livelli del settore bancario italiano”.