Notizie Indici e quotazioni Borse Europa terminano in territorio negativo dopo il dato sull’inflazione dell’Eurozona

Borse Europa terminano in territorio negativo dopo il dato sull’inflazione dell’Eurozona

31 Ottobre 2024 17:38

Le principali Borse europee chiudono la seduta odierna all’insegna delle venite, dopo una carrellata di dati macro, tra cui l’inflazione dell’eurozona e dell’Italia, quest’ultima in aumento all’1% annuo (dato armonizzato).

Panoramica sulla chiusura delle Borse del 31 ottobre 2024

Indici Europa e Italia

L’indice Euro Stoxx 50 chiude le contrattazioni in ribasso dell’1,3%, mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib archivia la seduta in calo dello 0,6% a 34.281 punti.

Negativi anche il Dax tedesco (-1%) e il Cac40 francese (-1%) e l’Ibex35 spagnolo (-0,4%).

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Migliori e Peggiori a Piazza Affari

Sul paniere principale di Piazza Affari, acquisti in particolar modo su Stellantis dopo la trimestrale e Nexi.

Al contrario, i peggiori del listino sono Stmicroelectronics in scia ai conti e al taglio della guidance, Erg e Campari.

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Obbligazionario e spread Btp/Bund

Nel comparto obbligazionario, lo spread Btp-Bund con il decennale italiano in rialzo al 3,66% e il benchmark tedesco al 2,38%.

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Forex, Commodity e Cripto

Sul Forex, il cambio euro/dollaro poco mosso a 1,086 e il dollaro/yen resta in area 152 dopo la riunione della Bank of Japan che ha lasciato fermi i tassi di interesse.

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Tra le materie prime, il petrolio Brent si attesta a 72,8 dollari al barile.

L’oro viaggia in zona 2.740 dollari l’oncia.

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Bitcoin scivola sotto quota 70.800 dollari.

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L’agenda degli eventi

Prosegue a Wall Street la stagione delle trimestrali. Stasera toccherà ad Amazon e Apple, dopo i conti diffusi ieri sera da Meta e Microsoft, che hanno messo in dubbio il rally dell’intelligenza artificiale frenando oggi il Nasdaq e Wall Street.

Sul fronte macro, l’inflazione della zona euro ha accelerato al 2% annuo, sopra le attese degli analisti, mentre il tasso di disoccupazione della regione ha registrato un nuovo minimo storico al 6,3%.

Negli Usa, il core Pce statunitense di settembre, la misura dell’inflazione più attendibile per le decisioni di politica monetaria della Fed, ha superato le attese a settembre, con una variazione annua stabile al 2,7% (a fronte del 2,6% previsto). La solida crescita dell’economia a stelle e strisce e le persistenti pressioni sui prezzi riducono l’urgenza di nuovi tagli dei tassi, aspettando i dati di domani sul mercato del lavoro (nonfarm payrolls, disoccupazione e crescita salariale).

La prossima settimana l’attenzione degli operatori si concentrerà su due eventi in particolare: le elezioni Usa (domani), il cui esito non è ancora scontato, e la riunione Fed (giovedì) con il mercato che si attende un taglio da 25 punti base. Attenzione anche alla riunione della BoE, che dovrebbe tagliare i tassi di 25 pb. Infine, volge al termine la stagione delle trimestrali a Wall Street, ma prende forza in Eurozona, dove sono attesi i conti di importanti società quotate a Piazza Affari come Enel e UniCredit.