Borsa Usa, Jeremy Grantham lancia l’alert: Super bolla, preparatevi a un atto finale epico
Già all’inizio del 2022, almeno un mese prima dello scoppio della guerra tra la Russia e l’Ucraina, Jeremy Grantham parlava di Super bolla e dell’alba di un grande crollo per Wall Street, snocciolando previsioni da incubo per l’indice benchmark S&P 500.
“Un anno fa non ero stato così sicuro di questa bolla come lo ero stato per la bolla hi-tech del 2000, o come nella bolla immobiliare del 2007. Sentivo che era molto probabile, ma forse non quasi certa“, affermava Grantham in un’intervista rilasciata a Bloomberg – Oggi, sento che è quasi certa”. Erano gli ultimi giorni di gennaio.
Oggi, il co-fondatore di GMO, gestore patrimoniale di Boston, considerato leggenda nel mondo dell’alta finanza, torna a parlare di Super bolla, consigliando agli investitori di prepararsi all’“atto finale”, o meglio a “un finale epico”, nel commento Entering the Superbubble’s Final Act.
“L’azionario Usa – sentenzia Jeremy Grantham – rimane molto costoso, e una crescita dell’inflazione come quella di quest’anno ha sempre eroso i multipli, sebbene questa volta (l’erosione) sia avvenuta più lentamente della norma. Ma ora anche i fondamentali hanno iniziato a deteriorarsi, in modo estremo e sorprendente: tra il Covid in Cina, la guerra in Europa, le crisi energetica e alimentare, la politica fiscale che diventa restrittiva a livelli record (dopo il boom di aiuti del periodo più cruciale della pandemia), e altro ancora, l’outlook è molto più fosco di quello che avrebbe potuto essere previsto a gennaio. In un arco di più lungo termine, si fa minacciosa la carenza diffusa e persistente di cibo e risorse, e il tutto peggiorerà a causa dell’accelerazione dei danni inflitti al clima”.
Super bolla: ‘pericoloso mix senza precedenti’
Descrivendo la Super bolla in atto, Grantham sottolinea che si tratta di “un pericoloso mix senza precedenti di valutazioni eccessive di cross-asset (con i bond, il mercato immobiliare, le azioni, tutti sopravvalutati in modo cruciale e che ora stanno perdendo rapidamente il loro momentum), di uno shock sulle commodities, e di una Fed hawkish”.
Il grande investitore, di per sé noto per le sue chiamate di bolle, ammette che “ogni ciclo è diverso e unico” ma, anche, che “ciascun parallelo storico suggerisce che il peggio deve ancora arrivare”.
Grantham spiega l’iter che sta caratterizzando questa Super bolla, ricordando le perdite massicce inizialmente sofferte dagli indici di Wall Street e il rally da mercato orso – bear market rally – successivo, concretizzatosi nell’estate che si avvia alla conclusione: inizialmente, si forma una bolla; successivamente, si assiste a “un dietrofront” delle valutazioni, come quello che si è manifestato nel primo semestre del 2022, e che si verifica nel momento in cui gli investitori realizzano che la “perfezione” non durerà.
“Poi, così come abbiamo appena visto, si presenta il rally da mercato orso“, che anticipa l’arrivo del momento in cui “i fondamentali si deteriorano” e i mercati toccano il fondo.
“Nelle Super bolle i rally del mercato orso sono più facili e più veloci di molti altri tipi di rally. Gli investitori deducono che, se questa azione è stata venduta a $100 sei mesi fa, ora che vale 50, 60 o 70 dollari, deve essere conveniente”. Ed è qui che si sbagliano.
Bear market rally come in crisi 1929 e bolla hi-tech
Grantham ricorda che nel periodo compreso tra il minimo di giugno e il picco intraday testato durante la sessione del 16 agosto scorso, lo S&P 500 ha recuperato il 58% delle perdite incassate nella prima metà dell’anno. Un trend “simile ad altre storiche super bolle, in modo inquietante”.
Come per esempio quando – riferimento sempre allo S&P 500 – “dal minimo del novembre del 1929 al record dell’aprile del 1930, il mercato segnò un rally del 46%, recuperando il 55% delle perdite che aveva sofferto rispetto al picco” precedentemente testato.
Successivamente, “nel 1973, il rally estivo successivo a una flessione iniziale permise allo S&P 500 di recuperare il 59% delle perdite totali riportate rispetto al precedente record”. Più di recente, nel 2000 (anno dello scoppio della bolla hi-tech), “il Nasdaq recuperò il 60% delle perdite iniziali in appena due mesi”. Il messaggio di Jeremy Grantham è dunque il seguente: riconoscete il bear market rally e non fatevi ingannare. Sue caratteristiche sono “la velocità e l’intensità” dei rally.
Grantham: preparatevi a un finale epico
In conclusione, avverte l’investitore, “preparatevi a un finale epico”.
Tra l’altro Grantham fa notare che le Super bolle sono state seguite da outlook sull’economia decisamente peggiori, laddove a essere colpite sono state classi diverse di asset, come nel caso di quanto avvenne a seguito delle super bolle del “mercato immobiliare e delle azioni, in Giappone nel 1989 e a livello globale nel 2006“; e “come nel 1973 negli Stati Uniti e altrove, quando la bolla formatasi sul mercato azionario venne affiancata dal balzo dell’inflazione e dallo shock tassi“.
Oggi, in quale Super bolla versano i mercati?
“L’attuale Super bolla presenta il mix più pericoloso di questi fattori“, avverte Grantham. “Tutte le tre principali classi di asset – mercato immobiliare, azioni, e bond – erano alla fine dello scorso anno eccessivamente valutate. Ora assistiamo a un balzo dell’inflazione e a uno shock dei tassi così come all’inizio degli anni ’70. A rendere il quadro peggiore, è il balzo dei prezzi delle commodities e dell’energia (così come avvenne nel 1972 e nel 2007)”.
L’investitore a tal proposito ci tiene ad aggiungere che “questi shock delle commodities gettano sempre una lunga ombra di pressioni sulla crescita“.
Di conseguenza, “considerati tutti questi fattori negativi, non sorprende il fatto che la fiducia dei consumatori e delle aziende stia testando i minimi storici. E, nel settore tecnologico, che è l’avanguardia dell’economia americana (e globale), le assunzioni stanno rallentando il passo, i licenziamenti stanno aumentando, i ceo si stanno preparando sempre di più all’arrivo di una recessione”. Insomma, l’outlook di Jeremy Grantham è a dir poco fosco. “Questi pochi eventi epici sembrano dispiegarsi seguendo regole proprie, e una trama propria, che all’apparenza fa una pausa tra il terzo atto e quello finale. Se la storia si ripeterà, l’opera sarà di nuovo una tragedia. E dobbiamo sperare che stavolta si tratterà di una (tragedia) minore“.
Wall Street ora inizia a temere davvero che il peggio non sia affatto passato e che il rally estivo sia stato per l’appunto solo un rally da mercato orso.
I buy sulla borsa Usa si sono tra l’altro interrotti ad agosto, e l’ultimo attacco dei ribassisti è stato sferrato alla fine del mese, dopo il discorso proferito dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell.
Con il suo intervento al simposio di Jackson Hole, Powell ha detto chiaramente che le strette monetarie della Fed, dunque i rialzi dei tassi lanciati per spegnere le fiammate dell’inflazione, potranno essere tali da causare una certa sofferenza all’economia Usa e al mercato del lavoro. E sempre a Wall Street si fanno più frequenti gli annunci delle società della Corporate America costrette ad annunciare nuovi round di licenziamenti.