Boom di Bot e Btp nei portafogli degli italiani, l’analisi Fabi sui risparmi
Il contesto di inflazione e rendimenti elevati, in scia agli aumenti dei tassi effettuati dalla Bce tra 2022 e 2023, ha dato una spinta importante agli investimenti in Bot e Btp. Nei primi nove mesi del 2023 i volumi investiti dagli italiani in titoli obbligazionari sono cresciuti del 44%, oltre 115 miliardi di euro, arrivando a rappresentare il 7,2% del portafoglio finanziario complessivo delle famiglie. Ecco i dettagli sul report della FABI (Federazione autonoma bancari italiani), che evidenzia un aumento complessivo di quasi €80 miliardi della ricchezza finanziaria degli italiani.
- Investimenti in Bot e Btp crescono quasi del 45% nel 2023
- Aumenta la quota di titoli a breve, ma medio-lungo resta predominante
- Dall’era pre-Covid +40% per Bot, Btp e altre obbligazioni
- Conti e depositi rappresentano il 30% della ricchezza, obbligazioni al 7%
- Più Btp in mano agli italiani, cala quota investitori esteri
Investimenti in Bot e Btp crescono quasi del 45% nel 2023
A fine settembre 2023 la ricchezza finanziaria degli italiani ammonta a 5.216 miliardi di euro, 77,6 miliardi in più (+1,5%) di fine 2022. Lo scorso anno i depositi bancari si sono asciugati per 61 miliardi (-3,73%), da 1.633 a 1.572 miliardi.
In soli nove mesi, tra azioni, titoli obbligazionari e fondi comuni le famiglie italiane hanno accumulato oltre 144 miliardi in più sotto forma risparmio, con una crescita che si aggira – rispetto al 2022 – a poco meno del 45% circa per i titoli obbligazionari, all’1,69% per i fondi comuni e all’1,35% per il comparto azionario.
Aumenta la quota di titoli a breve, ma medio-lungo resta predominante
Nei nove mesi, sono dunque i titoli obbligazionari a vincere il primato della crescita con un aumento del 44,3%, pari a 115,2 miliardi aggiuntivi in valore assoluto: il totale degli investimenti in obbligazioni ha raggiunto lo stock di 375,2 miliardi nel 2023, rispetto ai 260 miliardi di dicembre 2022.
Nel dettaglio, a settembre 2023, le famiglie possiedono titoli a breve termine per un valore di 27,8 miliardi (2,4% del totale), mentre la fetta di risparmio investita in titoli a medio-lungo termine è pari a ben 347,4 miliardi (97,6%). A fine 2022 erano rispettivamente pari a 6,2 miliardi (7,4%) e 253,8 miliardi (92,6%).
L’incremento degli investimenti obbligazionari a medio-lungo termine, pari a ben 93,6 miliardi, attesta l’appetibilità e la certezza, in termini di rendimenti, degli strumenti finanziari.
Dall’era pre-Covid +40% per Bot, Btp e altre obbligazioni
La FABI ha analizzato anche i cambiamenti nelle scelte di investimento e di risparmio rispetto all’era pre-Covid. Nel complesso, la ricchezza finanziaria è aumentata del 12% (+552,5 miliardi di euro) nel quinquennio 2019-2023, con una maggior fiducia e propensione agli investimenti finanziari, grazie soprattutto alla remunerazione più alta.
L’incremento è legato principalmente all’esplosione del valore delle azioni, in aumento di 325,5 miliardi (+32,1%), e delle obbligazioni (compresi Bot e Btp), in salita di 106,9 miliardi (+39,85%).
In particolare, i titoli obbligazionari hanno raggiunto i 375,2 miliardi nel 2023, rispetto ai 268,3 miliardi dei 5 anni precedenti. A fine 2019, in un’epoca di tassi prossimi allo zero o negativi, la ripartizione tra titoli a breve e a lungo evidenziava rispettivamente un 99,3% e uno 0,7% (rispetto al 92,6% e al 7,4% attuale).
Conti e depositi rappresentano il 30% della ricchezza, obbligazioni al 7%
Il cambio di tendenza nelle scelte finanziarie è in parte frutto della modesta remunerazione sui depositi bancari, anche se il peso del contante che giace nei conti bancari resta elevato.
Depositi e conti correnti, infatti, rappresentano ancora la fetta più grande della ricchezza accantonata – pari al 30,1% del totale – malgrado i segnali di incoraggiamento agli investimenti in arrivo da più fronti.
I titoli obbligazionari, invece, rappresentano oggi il 7,2% (375 miliardi su 5.216 miliardi) del portafoglio finanziario complessivo delle famiglie, rispetto al 5,8% del 2019.
A settembre 2023, le altre asset class sono così ripartite: azioni 25,7%, polizze assicurative 20,4%, fondi comuni 12,9%, altro (derivati e crediti) 3,6%.
Più Btp in mano agli italiani, cala quota investitori esteri
Negli ultimi due anni la quota di Bot e Btp detenuta dalle famiglie italiane è più che raddoppiata, con una vistosa accelerazione nel 2023: a dicembre 2021, con il debito a 2.572 miliardi, il mercato retail aveva il 6,4% delle obbligazioni emesse dal Tesoro in circolazione (685 miliardi su 2.234 miliardi complessivi di titoli). A fine 2022, con il debito che aveva toccato i 2.757 miliardi, un primo scatto: la percentuale di titoli statali in mano alle famiglie era salita all’8,7%.
Ma è nei primi 11 mesi dello scorso anno che la corsa delle famiglie e delle imprese a comprare debito pubblico si è fatta più insistente: a novembre (ultimo dato disponibile, quando il debito era arrivato a 2.855 miliardi), i privati avevano il 13,5% di Bot e Btp, cioè 320 miliardi sui 2.378 miliardi totali di emissioni statali. Il crescente interesse degli italiani per le emissioni domestiche è stato sostenuto anche dal successo del Btp Italia e del Btp Valore, in attesa della terza emissione di quest’ultimo, in programma dalla prossima settimana.
Nello stesso biennio in esame, il debito italiano nei portafogli degli investitori esteri è passato da 685 miliardi del 2021 ai 658 miliardi del 2023, con la quota calata da 30,7% al 27,3%.
Secondo la Fabi, nel 2024 è probabile che conti correnti e depositi continuino a ricevere una remunerazione a un tasso inferiore al costo del denaro stabilito dalla Bce, ragion per cui i titoli di Stato continueranno a svolgere una funzione di salvaguardia del potere d’acquisto di famiglie e imprese.