Bollettino Bce: minaccia protezionismo rischia di frenare la crescita dell’Eurozona
Il protezionismo degli Stati Unitirischia di frenare l’economia dell’Eurozona, che ora viaggia su un percorso di crescita solido e generalizzato, anche se a ritmo inferiore rispetto all’anno scorso. Per questo la Banca centrale europea (Bce) monitorerà da vicino l’evolversi della situazione internazionale e si dice pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno. E’ ciò che emerge dal Bollettino economico diffuso oggi.
La minaccia del protezionismo sull’Eurozona
“I dati più recenti degli indicatori economici segnalano il perdurare di una crescita solida e generalizzata dell’area euro, seppure a ritmi inferiori rispetto al 2017 – si legge nel Bollettino – Questa attenuazione riflette un arretramento rispetto all’espansione molto elevata dello scorso anno ed è connessa soprattutto al più debole stimolo derivante dal commercio con l’estero”. Gli indicatori del commercio mondiale hanno infatti registrato una perdita di slancio. E proprio le tensioni commerciali, scatenate dal protezionismo di Donald Trump, rischiano di frenare la crescita economica europea. A questo si aggiunge anche il rischio di un protratto innalzamento della volatilità nei mercati finanziari. “Ciononostante – rassicura la Bce – i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro possono tuttora essere ritenuti sostanzialmente bilanciati”.
Pronti ad adeguare tutti gli strumenti ove necessario
La Bce ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. “In ogni caso – ha ribadito nel Bollettino – il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello previsto”.
Nella sua ultima riunione del 14 giugno, la Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse che si manterranno sui livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, l’Eurosistema continuerà a effettuare acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività, il cosiddetto quantitative easing, all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018. Dopo settembre il ritmo mensile degli acquisti netti di attività verrà ridotto a 15 miliardi di euro sino alla fine di dicembre, dopodiché gli acquisti netti verranno interrotti. Il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo.