Bitcoin, scontro tori e orsi. Bolla in stile dotcom o grande scommessa? JP Morgan vede rally +1000%
Fino a che punto i prezzi del Bitcoin potranno continuare a salire prima che esploda la bolla? E’ la domanda che si stanno ponendo diversi strategist, dopo che la moneta virtuale è cresciuta di quasi cinque volte dall’inizio del 2017, riportando un rally del 67% circa soltanto nel mese di agosto, stando ai dati di CoinDesk. Un nuovo record assoluto è stato testato ieri, con le quotazioni balzate a $4.802,74, in rialzo del 4% circa.
Diversi allarmi sono stati lanciati nelle ultime settimane sulla performance stellare della moneta virtuale.
Tra questi, occhio al commento della newsletter Elliott Wave Newsletter – che aveva previsto tra l’altro l’incredibile balzo dai 6 centesimi appena del 2010 -, che a luglio ha scritto che la febbre per il Bitcoin ha superato quella mania di 400 anni fa che si tradusse nella ben nota bolla dei tulipani (tulipomania).
Il consensus non è tuttavia unito nel ‘condannare’ il rally del Bitcoin. Attenzione, per esempio, al report pubblicato all’inizio di luglio da una delle voci più ascoltate a Wall Street: quella dell’ex strategist di JP Morgan Thomas Lee, che ha co-fondato Fundstrat, e che è stato il primo tra i guru più noti di Wall Street a dedicare un’analisi completa alla moneta.
Lee ha scritto di ritenere che i prezzi della criptomoneta potrebbero riuscire a balzare a un valore compreso tra $20.000 e $55.000 entro il 2022. Lo scorso 18 agosto, lo strategist ha fissato un target per la metà del 2018, a $6.000.
L’investitore leggendario Bill Miller, stando a un report diffuso a metà luglio da Forbes, ha rivelato di aver investito l’1% della sua ricchezza netta nel Bitcoin, nel 2014, e che la moneta rappresenta una delle scelte top nel suo hedge fund da $120 milioni.
C’è poi l’analista dei mercati azionari Ronnie Moas, di Standpoint Research, che a fine luglio ha pubblicato una nota in cui ha affermato di prevedere un rally di quasi +80% a $5.000 nel 2018, e che ha aumentato poi anche il target a metà agosto a $7.500.
Sia Lee che Moas hanno ribadito l’ottimismo nella capacità della criptovaluta di toccare quei livelli anche nel caso in cui a confluire nell’asset fosse solo una frazione di quei trilioni di dollari che in questo momento stanno puntando sull’oro o su altri investimenti tradizionali.
CoinMarketCap ricorda che il Bitcoin ha un valore di mercato di $78 miliardi e che, nel complesso, il mercato delle valute digitali vale $170 miliardi.
Ciò significa, spiega Chris Burniske, autore del libro in uscita “Cryptoassets: The Innovative Investor’s Guide to Bitcoin and Beyond”, che il valore di tutte le criptovalute è pari a meno del 5% del valore – operati gli aggiustamenti legati all’inflazione – che l’azionario toccò ai tempi della bolla dotcom, superiore ai $4 trilioni.
Il dibattito tra tori e orsi sul Bitcoin rimane.
Sul fronte dei ribassisti David Ader, responsabile strategist macro presso Informa Financial Intelligence, mette a confronto il grafico del Nasdaq Telecommunications Index con quello della corsa del Bitcoin negli ultimi cinque anni, che ha fatto volare i prezzi a nuovi record assoluti.
E, sulla base di questi presupposti, ammette: “Temo una fine spiacevole. Anche perchè non conosco nessuno che abbia davvero utilizzato il Bitcoin per uno scopo legale o simile. Questo sembra un mercato eccessivamente ‘schiumoso’ e di norma i mercati ‘schiumosi’ tendono a sgonfiarsi”.
Ader ricorda come fu proprio il Nasdaq Telecom Index a incidere sui guadagni stellari che il Nasdaq Composite mise a segno durante la bolla hi-tech. Il sottoindice, infatti, arrivò a volare di oltre +700% dal 1995 al 2000, prima di collassare del 90% nei due anni successivi. Ai valori attuali, rimane inferiore del 75% rispetto ai record testati più di 15 anni fa.