Bce, tassi e mutui: i diversi effetti su Italia e Germania
La Bce di Christine Lagarde va dritta per la sua strada: come confermato da molti altri falchi dell’Eurotower, la banca centrale europea non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia nei confronti dell’inflazione, che sta cercando di smorzare ricorrendo sia allo strumento del rialzo dei tassi che, a breve, anche con il lancio del QT-Quantitative Tightening .
Non solo Lagarde non fa un passo indietro, ma insiste con la sua ricetta stretta monetaria di 50 punti base, prevista anche per il mese di marzo dopo l’ultima stretta monetaria del 2 febbraio scorso.
Quel giorno, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati innalzati rispettivamente al 3,00%, al 3,25% e al 2,50%. Gli analisti si allineano così all’outlook di Lagarde & Co:
“Facciamo eco a questo sentimento e continuiamo ad aspettarci altri rialzi, oltre all’aumento di febbraio di 50 punti base al 2,5% del tasso di deposito“, ha scritto in una nota Ulrike Kastens, Senior Economist Europe di DWS, aggiungendo:
“Riteniamo inoltre che sia ancora prematuro pensare alla fine del ciclo di rialzi dei tassi”.
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“Forse, però – continuano da DWS, tra i principali Asset Manager a livello globale – la domanda più interessante è perché molti operatori di mercato sembrano essere molto più convinti della Bce di sapere già quali saranno i tassi appropriati. Per la maggior parte delle banche centrali è passato molto tempo da quando i tassi di interesse sono aumentati così rapidamente. Le economie sono cambiate da allora” e “le regole empiriche che risalgono a Milton Friedman suggeriscono un ritardo di almeno 12 mesi. Coloro che le invocano attualmente, tuttavia, sembrano dimenticare che tali stime sono spesso accompagnate dall’avviso che i ritardi tendono ad essere piuttosto variabili da un ciclo all’altro”.
Vale la pena secondo DWS soffermarsi su una questione menzionata tra l’altro spesso dalla Bce di Christine Lagarde: quella relativa ai rischi di frammentazione dell’area euro. Rischi che esistono perchè l’economia dell’Eurozona è come un puzzle composto da tasselli tra di loro molto diversi e che reagiscono in modo diverso alle mosse di politica monetaria dell’Eurotower.
Una stretta monetaria della Bce avrà, per fare un esempio, un impatto sull’Italia molto diverso da quello che avrà sulla Germania. E, di fatto, lo ha, tanto che da DWS scrivono che “negli ultimi anni, pochi investitori hanno realmente riflettuto sui meccanismi di trasmissione nella politica monetaria durante i vari cicli economici” e che così “si rischia di trascurare il fatto che l’Eurozona è ancora molto eterogenea, specialmente per quanto riguarda l’impatto delle decisioni monetarie sui diversi Stati membri”.
Grafico settimana: effetti rialzi tassi Bce su mutui a tasso variabile
La spiegazione è nel grafico della settimana di DWS, che ci concentra sugli effetti dei rialzi dei tassi sui mutui residenziali a tasso variabile:
“Il nostro Grafico della settimana lo evidenzia in un’area particolarmente importante in cui ci si potrebbe aspettare che l’aumento dei tassi rallenti l’attività economica. Il grafico mostra la percentuale di mutui residenziali a tasso variabile concessi alle famiglie nell’Eurozona nel suo complesso e nelle sue quattro maggiori economie”.
Il grafico parla chiaro:
“In Italia, tale quota (misurata in termini di volumi di nuovi mutui residenziali per l’acquisto di abitazioni) è aumentata notevolmente negli ultimi mesi, lasciando intendere l’impatto che la normalizzazione monetaria avrà nel frenare l’edilizia. In misura minore, questo sembra essere il caso anche per la Germania”.
Ma, in generale, sottolinea DWS, “anche tra le quattro grandi economie si registrano forti divergenze su questa misura”.
DWS conclude la nota, ricordando che “il motivo preciso per cui queste differenze – e quelle ancora più ampie tra tutti i membri – sono ancora attuali è stato oggetto di numerosi studi empirici negli ultimi anni, anche da parte della stessa BCE. Purtroppo, come racconta un documento che invita a intensificare la ricerca, ‘la nostra comprensione teorica del significato dei cicli del credito è ancora molto limitata’. O, come avrebbe detto lo psicologo Daniel Kahnemann: “La nostra convinzione che il mondo abbia senso poggia su una base sicura: la nostra capacità quasi illimitata di ignorare la nostra ignoranza”.