Bce e tassi: Lagarde rischia grosso. E’ Credit Suisse la vera Lehman?
E ora sui mercati esplode l’incubo Credit Suisse. Ma nonostante questo, e dopo il crac della banca Usa Silicon Valley Bank, la Bce di Christine Lagarde sarebbe pronta ad annunciare comunque un rialzo dei tassi di 50 punti base.
Così, almeno, fino a qualche ora fa, stando a quanto è emerso da alcune indiscrezioni. Questione di credibilità, si dice.
Ma per la Bce di Christine Lagarde il mostro dell’inflazione – che rimane decisamente alta nell’area euro – è più pericoloso del mostro di una crisi bancaria?
La risposta arriverà domani, giovedì 16 marzo, direttamente dai piani alti dell’Eurotower, ovvero dalla Bce, che farà l’annuncio sui tassi (ma anche sul QT-Quantitative Tightening), a seguito della riunione del Consiglio direttivo.
Con la successiva conferenza stampa con cui la numero uno Lagarde commenterà le decisioni prese, si capirà come la Banca centrale europea avrà intenzione di muoversi, a seguito dell’alert crisi bancaria che è stato rinfocolato oggi, non dal crac di una banca regionale Usa di nicchia come Silicon Valley Bank, quanto dalla paura di un default di un colosso del calibro di Credit Suisse.
La ripresa di Piazza Affari della vigilia, sostenuta dagli acquisti scattati a Wall Street, è durata il tempo di una seduta.
Oggi va di scena il dramma di Credit Suisse, il colosso bancario elvetico che da tempo mostra segnali di instabilità.
“Da problemi banche Usa ai problemi delle banche europee”
L’indice Ftse Mib della borsa di Milano segna un tonfo fino a oltre -3,5%, affossato dai potenti sell off che si abbattono sui titoli delle banche italiane.
“Si passa dai problemi delle banche americane a quelli delle banche europee, in primis Credit Suisse”, commenta all’agenzia di stampa Reuters Carlo Franchini, responsabile della divisione di clienti istituzionali di Banca Ifigest, a Milano. “Questo fattore sta trascinando al ribasso l’intero settore bancario, in Europa”.
Franchini fa notare che “il titolo (Credit Suisse) ha accelerato al ribasso dopo i commenti sauditi…”, aggiungendo tuttavia di “credere che la crisi di Credit Suisse possa essere risolta“.
Nel frattempo, però, i mercati scontano il rischio che il vero evento Lehman Brothers non sia tanto la banca americana delle start up Silicon Valley Bank, che ha ormai chiuso i battenti, o una qualsiasi altra potenziale banca regionale made in Usa.
Lo spettro Lehman ora sembra assumere più che altro la forma del gigante elvetico CS, il cui titolo è stato ripetutamente sospeso per eccesso di ribasso, stamattina, dopo un tonfo superiore a -20%.
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Credit Suisse in caduta libera: e occhio ai cds
Su Twitter c’è chi ha fatto notare che il titolo è crollato fino al minimo dalla fine degli anni ’80, a fronte di una vera e propria esplosione dei cds – credit default swap -, ovvero dei contratti che proteggono i sottoscrittori dal rischio di default dei bond emessi dalla banca.
https://twitter.com/geoffreysbatt/status/1635955069194575872?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1635955069194575872%7Ctwgr%5E4666f5b11453d2d6822f4c40bb65c52e920659c7%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.theguardian.com%2Fbusiness%2Flive%2F2023%2Fmar%2F15%2Fgovernment-extends-energy-bill-suppport-three-months-budget-for-growth-silicon-valley-bank-markets-business-live
Credit Suisse sotto 2 franchi, prima volta storia. Tonfo -30%
Per la prima volta nella sua storia, il titolo Credit Suisse è capitolato sotto la soglia di 2 franchi svizzeri. Dopo essere stato sospeso diverse volte per eccesso di ribasso, le azioni hanno riportato un calo del 24% alle 13.45 ora di Londra, riducendo lievemente il tonfo, che aveva superato a un certo punto il 30%.
Il panico è scattato nel momento in cui il principale azionista della banca elvetica, Saudi National Bank, ha annunciato di non poter sostenere Credit Suisse con ulteriori aiuti finanziari.
“Non possiamo, perché andremmo al di sopra del 10%. Si tratta di una questione che attiene alla regolamentazione – ha detto il presidente della banca saudita Ammar Al Khudairy nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters.
Detto questo, il manager ha puntualizzato che Saudi National Bank è soddisfatta del piano di ristrutturazione avviato dal gigante svizzero, aggiungendo che, a suo avviso, è improbabile che la banca possa aver bisogno di ulteriori finanziamenti.
Saudi National Bank, va ricordato, ha rilevato una partecipazione di Credit Suisse pari al 9,9%, attraverso l’aumento di capitale del valore di 4,2 miliardi di dollari lanciato dall’istituto.
Ma in un momento in cui il caso Silicon valley bank ha già innescato una crisi di fiducia nei confronti delle banche, i mercati vogliono qualcosa di più di semplici rassicurazioni.
La Bce di Lagarde attesa al varco
Stando ad alcune indiscrezioni, la Bce di Christine Lagarde sarebbe determinata ad annunciare un nuovo rialzo dei tassi anti-inflazione a dispetto del panico post crac Silicon Valley e della paura che il vero evento Lehman sia, più che Svb, il colosso elvetico Credit Suisse.
La domanda però, a questo punto, è se Lagarde sia pronta a varare comunque una stretta monetaria di 50 punti base.
Un KO del colosso svizzero sarebbe cosa molta diversa dal crac di Silicon Valley Bank che, per quanto fino a poco fa 16esima banca più grande degli Stati Uniti, è stata una banca di nicchia, assolutamente non paragonabile a un gigante bancario come Credit Suisse.
I mercati paventano al momento il peggio:
Piazza Affari va a fondo, con l’indice Ftse Mib in calo di oltre il 3,6%.
UniCredit scivola di oltre -7%, così come crollano fino a oltre -6% altre banche italiane come Intesa SanPaolo, Bper, Banco BPM. Il titolo di Mps Monte dei Paschi di Siena affonda di oltre il 7%.
Bce: la view di Mirabaud AM
Un commento su cosa farà la Bce arriva nel frattempo da Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM.
“Mentre è quasi scontato che durante la riunione di domani ci sarà un rialzo di 50 punti base del tasso di rifinanziamento principale da parte della BCE, ciò che sarà davvero importante saranno i segnali circa le mosse future che verranno lanciati dalla Presidente Lagarde. Durante la riunione di questa settimana, ci aspettiamo che il tasso principale di rifinanziamento sarà aumentato di 50 pb al 3,5%, mentre il tasso sui depositi raggiungerà il 3% (+50 pb)”.
“Per quanto riguarda la forward guidance, alla luce dei dati attuali, che hanno mostrato che l’inflazione – in particolare l’IPC core – è più persistente, mentre la crescita è più debole, ci aspettiamo che Lagarde suggerisca che a maggio sarà più probabile una mossa di 50 pb di una mossa di 25 pb“, continua Gero Jung.
“Oltre maggio, continuiamo ad avere, nel medio termine, uno scenario di base più dovish per quanto riguarda i rialzi dei tassi. Ciò è dovuto ai dati finali del PIL dell’Eurozona, che alla fine dello scorso trimestre hanno mostrato un numero marginalmente negativo, a dimostrazione della forte influenza negativa dell’inflazione trainata dall’energia sulla domanda interna”.
Non solo Mirabaud AM. La maggior parte degli analisti non crede che la Bce di Lagarde farà dietrofront sui tassi. La platea di chi critica aspramente Lagarde sembra destinata così ad ampliarsi.