La Bce scopre le carte sui tassi. Un attenti all’Italia?
Più che la Bce, l’impressione è che, nei giorni scorsi siano stati i mercati a prendere una cantonata – in prima linea BTP e spread – complici anche le indiscrezioni su un imminente cambio di rotta da parte di Lagarde & Co.
Non solo la stessa numero uno dell’Eurotower, ma anche le minute hanno confermato che la Banca centrale europea non ha assolutamente cambiato la sua view sull’inflazione: la determinazione a sconfiggere la sua fiammata non solo non è rientrata ma non è stata mai scalfita.
Per lo meno, è questa la versione ufficiale dell’Eurotower.
La verità Bce che non piacerà affatto all’Italia di Giorgia Meloni
Dalle minute, emerge anche l’altra verità che non piacerà affatto all‘Italia di Giorgia Meloni:
in realtà, nel BCE Day dello scorso 15 dicembre in cui i tassi vennero alzati di 50 punti base e in cui venne annunciato anche il via al tanto paventato – soprattutto per la sorte dei BTP dell’Italia e di altri bond dell’area euro – Quantitative Tightening (QT), un “gran numero” di esponenti avrebbe voluto procedere a una stretta monetaria superiore, pari a 75 punti base.
Diversi furono i falchi che giustificarono il desiderio di una mossa più hawkish rispetto a quella che venne poi annunciata con la convinzione che un qualsiasi rialzo inferiore dei tassi avrebbe lanciato ai mercati un messaggio sbagliato, invitandoli a credere erroneamente che la Bce avrebbe abbassato la guardia contro la crescita dell’inflazione.
Alla fine – si legge nei verbali della Bce – all’interno del Consiglio direttivo dell’Eurotower si raggiunse un compromesso: ok a rialzi dei tassi inferiori, dunque via libera a una stretta a dicembre di 50 punti base, a patto che (fu questa la richiesta dei falchi), la Bce continuasse ad alzare il costo del denaro a un ritmo costante.
Viene da chiedersi cosa sarebbe successo sui mercati se la Bce quel giorno avesse annunciato una stretta di 75 punti base: è pur vero, c’è da dire, che i mercati sono proiettati in avanti, e che quello shock della banca centrale del 15 dicembre scorso scattò proprio in quanto, guardando al futuro, investitori e trader iniziarono a prezzare ulteriori strette sui tassi reiterate nel corso del tempo (come, d’altronde, molto probabilmente sarà).
Il rialzo dei tassi di 50 punti di quel 15 dicembre fu sufficiente a far tremare l’Italia intera, portando i rendimenti dei BTP decennali ad attestarsi a un valore superiore anche rispetto a quelli dei bond della Grecia.
Il resto è cronaca, con le critiche che videro protagonisti, in particolare, gli esponenti del governo Meloni, in primis il ministro della difesa Guido Crosetto .
Da Davos Bce si affretta ad affossare speranze dietrofront
Nelle ultime ore sono stati diversi i membri del Consiglio direttivo della Bce che si sono affannati per avvertire i mercati – e in un certo senso, si potrebbe dire, anche l’Italia, visto che – e lo dimostra il tonfo dello spread BTP-Bund e dei tassi dei BTP – già si iniziava a scommettere su una Banca centrale europea meno hawkish, complici le indiscrezioni di Bloomberg.
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Così Bloomberg, sulla base di quanto riferito alcuni funzionari della Bce, riportava due giorni fa:
“Sebbene rimanga probabile il rialzo dei tassi di 50 punti base di febbraio che (Lagarde) ha indicato (nel suo video messaggio di auguri di Natale), aumenta il sostegno alla prospettiva di un rialzo dei tassi più contenuto, pari a 25 punti base“.
La prospettiva di strette sui tassi più contenute ha fatto scattare immediatamente i buy sui BTP, facendo scendere così subito lo spread Italia-Germania.
In particolare lo spread BTP-Bund è sceso fino ai valori minimi dall’aprile del 2022, attorno a quota 171 punti base circa, mentre i tassi sui BTP a 10 anni sono scivolati ieri fino al 3,71%.
Ci hanno pensato in questi giorni, direttamente da Davos, dove è in corso il World Economic Forum, gli stessi esponenti del Consiglio direttivo della Bce.
Oggi, sempre da Davos, è stata la presidente dell’Eurotower Christine Lagarde in persona a mettere le cose in chiaro:
“L’inflazione è troppo alta, continueremo ad alzare i tassi“, ha rimarcato.
Una vera e propria doccia fredda per chi stava scommettendo su un dietrofront della Bce nella sua lotta contro la fiammata dell’inflazione nell’area euro, con rialzi dei tassi inferiori a 50 punti base a partire dal mese di marzo (dopo la stretta di 50 punti base attesa per l’imminente riunione del Consiglio direttivo della Bce del prossimo 2 febbraio).
Lagarde non ha negato quanto detto il 15 dicembre del 2022, ovvero, testuali parole:
“Continueremo a un ritmo costante, sulla base delle informazioni che abbiamo a disposizione oggi, che avallano un altro rialzo dei tassi di 50 punti base nel nostro prossimo meeting, e se possibile un altro di 50 punti base in quello successivo, e se possibile anche dopo. Tutto dipendenderà dai dati. Dunque non credo che alzeremo i tassi di 50 punti base solo un’altra volta. Credo che lo faremo di più”.
Lo stesso presidente della banca centrale dell’Olanda Klass Knot ha rimarcato oggi, sempre da Davos, che la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde “non si fermerà dopo un altro rialzo dei tassi di 50 punti base, questo è certo”.
Ieri, sempre in occasione del World Economic Forum, l’esponente francese del Consiglio direttivo dell’Eurotower Francois Villeroy de Galhau ha prontamente messo tutti sull’attenti nei confronti dei rumor, ricordando le stesse parole proferite da Christine Lagarde lo scorso 15 dicembre.
“Lasciatemi ricordare le parole che Lagarde ha proferito nell’ultima conferenza stampa di dicembre – ha detto Villeroy – ‘Dovremmo aspettarci di alzare i tassi di interesse al ritmo di 50 punti base per un periodo di tempo‘. Bene, queste parole sono ancora valide oggi”, aveva detto Villeroy.
Lo scorso 15 dicembre l’Eurotower ha alzato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 2,50%, al 2,75% e al 2,00%,.