Bce pronta a tagliare i tassi, Fed cauta: Lagarde e Powell al bivio
Aumentano i segnali di divergenza fra le strategie di politica monetaria della Fed e della Bce. Nella giornata di ieri i rispettivi presidenti, Jerome Powell e Christine Lagarde, hanno fornito indicazioni contrastanti sui tagli dei tassi. Ecco cos’hanno detto i due leader e quali sono le attuali prospettive sulle prossime mosse delle due banche centrali.
Fed: Powell prende tempo, inflazione non scende
Nel corso di un intervento a Washington, Jerome Powell ha segnalato che probabilmente ci vorrà più tempo del previsto affinché i funzionari della Fed acquisiscano la fiducia necessaria per iniziare a tagliare i tassi di interesse.
Il presidente della banca centrale americana ha sottolineato la mancanza di ulteriori progressi sull’inflazione e ha affermato che, se questa situazione dovesse protrarsi, la Fed potrebbe mantenere i tassi stabili “per tutto il tempo necessario”. Gli ultimi dati sui prezzi al consumo hanno mostrato una crescita annua in accelerazione al 3,5% a marzo (Cpi core al 3,8%), mentre il core Pce di febbraio è risultato pari al 2,8%.
Tenendo conto anche della forza del mercato del lavoro, rimarcata dagli ultimi dati sulle buste paga (oltre 300 mila, massimo da un anno) e la disoccupazione (stabile al 3,8%), “è opportuno concedere alla politica restrittiva ulteriore tempo per agire e lasciare che siano i dati e l’evoluzione delle prospettive a guidarci”, ha affermato Powell.
Bce, Lagarde: “Senza shock taglio tassi vicino”
Nella zona euro, Christine Lagarde ha confermato che i tempi sembrano quasi maturi per la prima riduzione del costo del denaro da parte della Bce.
La presidente ha posto l’accento sul processo disinflazionistico in corso, affermando che laddove questo dovesse continuare in linea con le attese del Consiglio direttivo, “ci avvicineremo al momento in cui potremo moderare la politica monetaria, a patto che non ci siano altri shock”.
La Lagarde non si è sbilanciata ulteriormente su tempistiche ed entità dei tagli nel 2024, ribadendo la dipendenza dai dati e l’incertezza legata alle tensioni geopolitiche, visti i due conflitti in corso in Ucraina e nel Medio Oriente.
Bce e Fed: strategie diverse per situazioni differenti
Per mesi si è detto che la Bce avrebbe atteso di osservare cosa avrebbe fatto la Fed prima di cominciare a tagliare i tassi di interesse. Ora, però, sembra che le strade delle due banche centrali possano proseguire in direzioni diverse, almeno temporaneamente. In occasione dell’ultimo meeting della Bce, Christine Lagarde ha rimarcato la situazione differente tra gli Stati Uniti e nell’eurozona, lasciando intendere che le risposte dei due istituti potrebbero differire.
Negli Usa, l’economia continua a correre, sostenuta da un solido mercato del lavoro, mentre l’inflazione stenta a diminuire verso il target del 2% fissato dalla Fed. Ricordiamo che la banca centrale americana, a differenza della Bce, persegue un doppio mandato, quello di perseguire la stabilità dei prezzi e la piena occupazione.
Nell’eurozona, i prezzi al consumo si sono attestati al 2,4% a marzo, con un’inflazione core al 2,9%, mentre l’economia si sta lentamente riprendendo da una fase di stagnazione ma resterà probabilmente debole per tutta la prima metà dell’anno, come confermato dalla stessa Lagarde.
I segnali di miglioramento dell’inflazione e di crescita debole potrebbero dunque convincere la Bce ad allentare la politica monetaria. Per averne la conferma, però, sarà necessario attendere i dati definitivi sulle negoziazioni salariali, più volte individuati dai membri del Consiglio direttivo come uno dei fattori chiave per valutare i rischi di una spirale prezzi-salari.
Le attese sulle prossime mosse di Powell e Lagarde
L’appuntamento con la Fed è per il 30 aprile – 1° maggio, mentre la prossima riunione di politica monetaria della Bce si terrà il 6 giugno.
Nel caso della banca centrale americana, i futures sui Fed Funds scontano un mantenimento dei tassi sui livelli attuali nei meeting di maggio e giugno. Situazione più incerta per quanto riguarda luglio, con probabilità inferiori al 50%, ma dopo le dichiarazioni di Powell non c’è certezza nemmeno su un primo taglio entro settembre. Nel complesso, gli operatori stimano che la Fed possa ridurre il costo del denaro 1 o 2 volte quest’anno, rispetto alle tre emerse dal dot plot di marzo. Queste aspettative hanno contribuito a portare i rendimenti dei Treasury sui massimi da inizio anno, con il biennale in prossimità del 5%, al top da novembre.
Con riferimento alla Bce, il mercato degli swap prezza una mossa a giugno con probabilità pari all’88%, mentre da qui a fine anno sono previsti complessivamente almeno tre interventi da 25 bp ciascuno.