Bce: non solo tassi, valuta accelerazione del quantitative tightening
La prossima riunione della Bce si avvicina e non è ancora chiaro se i responsabili di politica monetaria alzeranno i tassi o manterranno invariato il costo del denaro. Intanto, però, crescono le speculazioni su un inasprimento del quantitative tightening, per mantenere le condizioni di finanziamento rigide anche una volta raggiunto il tasso terminale.
Dibattito aperto sulla riunione Bce di settembre
Il ciclo restrittivo della Bce dovrebbe essere prossimo alla conclusione. I recenti segnali di deterioramento dell’economia nell’eurozona hanno fornito argomenti alle “colombe” di Francoforte, i membri meno propensi ad alzare ancora i tassi.
Tuttavia, il rapporto della scorsa settimana ha evidenziato un’inflazione ancora ostinatamente elevata, rafforzando la tesi di un’ulteriore stretta da 25 punti base nel meeting del 14 settembre.
Le probabilità di un aumento, secondo i tassi impliciti degli interest rate swap, sono più contenute rispetto alle settimane precedenti e pari a circa il 25%. Molti analisti ritengono però che, proprio alla luce del rallentamento dell’economia, questa possa rappresentare una delle ultime occasioni per intervenire e la Bce non se la lascerà sfuggire.
Possibile accelerazione del Quantitative Tightening
Finora, i mercati si sono concentrati soprattutto sui tassi di riferimento, interrogandosi sull’opportunità, o meno, di ulteriori incrementi, ma ci sono altri aspetti che stanno acquisendo importanza.
Come sottolineato da Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce, a partire da fine agosto i tassi reali privi di rischio (aggiustati per l’inflazione) sono diminuiti su tutte le scadenze della curva, tornando sui livelli osservati a febbraio. Questo, malgrado i quattro incrementi dei tassi intercorsi negli ultimi sei mesi, che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,25% e quello sui depositi al 3,75%.
Una dinamica che rischia di compromettere gli effetti della politica monetaria restrittiva, inducendo l’istituto di Francoforte a ridurre il suo portafoglio di bond ad un ritmo più rapido, mantenendo nel contempo i tassi su livelli restrittivi, per proseguire la lotta all’inflazione e assicurare la stabilità dei prezzi.
La view degli analisti sul QT della Bce
In particolare, gli analisti di ING Group, Mizuho International e AFS Group suggeriscono che la banca centrale potrebbe cercare di snellire il proprio bilancio, gonfiato da anni di quantitative easing, vendendo obbligazioni più rapidamente di quanto previsto.
Secondo gli esperti di Mizuho, l’ipotesi di un quantitative tightening più estremo verrà presa in considerazione anche nel caso di un aumento dei tassi giovedì prossimo. “L’accelerazione del QT aiuterebbe sicuramente a normalizzare ulteriormente la politica e a vedere i tassi a lungo termine aumentare ulteriormente”.
Per AFS Group è il momento giusto per passare dagli aumenti dei tassi a un QT più rapido. L’inflazione ancora elevata “richiede un atteggiamento politico restrittivo, soprattutto laddove la politica è ancora allentata, ovvero il lato lungo della curva”.
Tassi reali a lungo termine stagnanti
Come evidenziato da Bloomberg, il divario tra i rendimenti reali decennali statunitensi e tedeschi si è recentemente esteso, fino a raggiungere il livello più ampio dalla fine del 2022. Questo perché i rendimenti dei Treasury che offrono protezione dall’inflazione (che quindi esprimono tassi reali) hanno riscontrato una forte domanda, a differenza dei secondi.
Teoricamente il QT influisce sull’estremità più lunga della curva dei rendimenti, per via della composizione delle partecipazioni obbligazionarie della Bce, che hanno una duration media di circa 7 anni. Un’accelerazione delle vendite di obbligazioni nel bilancio della Bce potrebbe dunque sostenere i rendimenti sulle scadenze più elevate, contribuendo ad incrementare i tassi reali e supportando l’obiettivo della Bce di riportare l’inflazione verso il target del 2% nel medio termine.
La strategia della Bce sulle partecipazioni obbligazionarie
Nell’ultima riunione, la Bce ha confermato che il portafoglio del PAA (programma di acquisto di attività) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.
Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria.
Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
I “falchi” della Bce chiedono di potenziare il QT
Il PEPP rappresenta il principale strumento per difendere l’eurozona dal fenomeno della frammentazione, che si osserva quando i costi di finanziamento aumentano maggiormente per i paesi più deboli dell’Eurozona rispetto a quelli più forti. Pertanto, una sua revisione non sarebbe semplice.
Tuttavia, alla luce di quanto sopra, alcuni funzionari della Bce hanno già chiesto esplicitamente di potenziare il QT. “Le prossime decisioni potrebbero essere meno semplici di quanto pensano i mercati”, affermano gli esperti di ING, secondo cui i falchi della banca centrale potrebbero richiedere un rinnovato dibattito sul quantitative tightening.