Bce: “Mercati troppo ottimisti su tagli tassi”, domani parla Lagarde
Le aspettative dei mercati sui tagli dei tassi nel 2024 da parte della Bce sono troppo ottimistiche. È questo il messaggio che emerge chiaramente dagli ultimi discorsi dei responsabili di politica monetaria dell’eurozona. In questi giorni sono intervenuti Holzmann, Nagel, Lane e Villeroy, mentre domani tocca alla presidente Lagarde, aspettando la riunione della Bce di giovedì prossimo. Focus soprattutto sulle tensioni geopolitiche, che rischiano di compromettere la discesa dell’inflazione e ritardare l’abbassamento dei costi di finanziamento.
- Holzmann: “Possibile nessun taglio tassi nel 2024”
- Holzmann non esclude recessione eurozona
- Lagarde, Lane e Schnabel: “Troppo presto per discutere tagli tassi”
- Nagel: “Nessun movimento prima dell’estate”
- Villeroy: “Prossima mossa sarà taglio, ma dipende dai dati”
- Aspettative di inflazione eurozona in calo a novembre
- Per economisti quattro tagli nel 2024, prima mossa a giugno
- Domani Lagarde, il 25 gennaio riunione Bce
Holzmann: “Possibile nessun taglio tassi nel 2024”
Il commento più drastico è arrivato da Robert Holzmann, governatore della banca centrale austriaca: “non dovremmo puntare affatto su un taglio dei tassi per il 2024”.
Il membro del Consiglio direttivo ha ribadito che “è troppo presto” per ipotizzare riduzioni, ponendo l’accento sui conflitti geopolitici, come quello in Medio Oriente, che possono condizionare negativamente le catene di approvvigionamento e i mercati energetici. “Quel che abbiamo visto finora per gli Houthi potrebbe essere l’inizio di un qualcosa molto più ampio, con impatti sul Canale di Suez e conseguenti aumenti dei prezzi in quell’area“.
Minacce che la Bce non può ignorare nell’ambito delle sue valutazioni sull’inflazione e sui tassi di interesse. Laddove venisse fissata una data entro cui far partire i tagli dei tassi, “si innescherebbe immediatamente una dinamica che non potremmo controllare. Con tutte le conoscenze di cui disponiamo attualmente, non sarebbe onesto farlo perché non sappiamo come si svilupperà l’inflazione”.
Al momento la Bce prevede che l’inflazione complessiva raggiunga il 2% nella seconda metà del 2025, mentre le pressioni sottostanti sui prezzi rimarranno al di sopra di tale soglia fino alla fine del 2026. Holzmann ha descritto la recente tendenza come un “movimento laterale” e ha avvertito che potrebbe continuare.
Holzmann non esclude recessione eurozona
Allo stesso tempo, il numero uno della banca centrale austriaca, intervenuto dal World Economic Forum di Davos, non ha tolto dal tavolo una possibile recessione per l’eurozona. Ha sottolineato che la valutazione del Consiglio direttivo è diventata “leggermente più scettica” e che i dati sul Pil del quarto trimestre della zona euro, in uscita il 30 gennaio, potrebbero indurre i funzionari ad essere “un po’ meno ottimisti” in seguito.
Holzmann non prevede una “vera recessione”, ma i rischi geopolitici potrebbero avere effetti al rialzo su petrolio e gas, colpendo ulteriormente alcuni settori, anche nel comparto dei servizi, aumentando così le probabilità di una recessione innescata da effetti esterni.
Lagarde, Lane e Schnabel: “Troppo presto per discutere tagli tassi”
Il punto di vista di Holzmann ricalca in parte quello degli altri esponenti della Bce. Anche Christine Lagarde e il capo economista Philip Lane, nelle loro ultime uscite, hanno affermato che è “troppo presto” per parlare di tagli dei tassi.
La presidente (attesa domani ad un nuovo discorso) ha più volte sostenuto che l’allentamento inizierà quando ci sarà certezza che l’inflazione stia tornando verso il target del 2%. Lane ha confermato che la Bce non discuterà in tempi brevi della riduzione dei costi di finanziamento, precisando che una ricalibrazione troppo rapida dei tassi può essere “autolesionista”.
Anche Isabel Schnabel ha affermato che “è prematuro discutere dei tagli”. Il Vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, prevede che la disinflazione continuerà quest’anno, seppur a un ritmo più lento, in un contesto difficile per l’economia dell’eurozona.
Nagel: “Nessun movimento prima dell’estate”
Anche Joachim Nagel, presidente della Bundesbank Joachim Nagel, ha rafforzato il concetto che le discussioni sui tagli sono premature, precisando che non dovrebbero esserci movimenti prima dell’estate.
“Forse possiamo aspettare fino alla pausa estiva o un altro momento, ma non voglio fare speculazioni”, ha dichiarato da Davos, sottolineando che le scelte dei funzionari resteranno dipendenti dai dati macroeconomici.
“I mercati di tanto in tanto sono eccessivamente ottimisti; io ho una visione diversa, c’è ancora molta strada da fare e molta incertezza, vedremo al prossimo Consiglio direttivo”, ha concluso.
Villeroy: “Prossima mossa sarà taglio, ma dipende dai dati”
Un po’ meno drastica la posizione di Francois Villeroy de Galhau, numero uno della banca centrale francese, che ha parlato stamani da Davos.
“Salvo grosse sorprese – ha affermato, con riferimento soprattutto al Medio Oriente – la nostra prossima mossa sarà un taglio, probabilmente quest’anno. Non siamo guidati dal calendario, ma dai dati”, ha aggiunto.
Sul percorso dell’inflazione, Villeroy ha ripetuto il solito mantra: “È presto per dichiarare vittoria, il lavoro non è ancora finito.” Tuttavia, ha ammesso, “l’inasprimento dei tassi di interesse ha avuto finora un discreto successo, più di quanto pensassimo anche a Davos un anno fa”.
Aspettative di inflazione eurozona in calo a novembre
Intanto, in mattinata, la Bce ha pubblicato l’indagine mensile sulle previsioni di inflazione. Le aspettative per il prossimo anno sono notevolmente diminuite, passando dal 4% al 3,2%, mentre quelle relative ai prossimi tre anni si attestano al 2,2%, in calo dal 2,5%. Nonostante un leggero aumento a dicembre, la crescita dei prezzi sta rallentando in tutta Europa, spingendo gli investitori a ipotizzare tagli dei tassi già dalla primavera.
I mercati monetari hanno mantenuto stabili le scommesse sui tagli dei tassi dopo i dati della Bce, prevedendo la prima riduzione di un quarto di punto entro aprile, seguita da quasi cinque ulteriori mosse entro la fine dell’anno, malgrado la prudenza dei responsabili politici su riduzioni imminenti dei costi di finanziamento.
Per economisti quattro tagli nel 2024, prima mossa a giugno
In precedenza, da un sondaggio di Bloomberg tra gli economisti, è emerso invece che la Bce dovrebbe abbassare i tassi di interesse quattro volte quest’anno, alla luce della discesa dell’inflazione più rapida di quanto previsto in precedenza.
Il primo taglio è atteso per giugno, seguito da altre tre riduzioni a settembre, ottobre e dicembre, tutte da 25 punti base. Un’ipotesi più accomodante rispetto ai tre tagli stimati nel sondaggio del mese scorso, ma più conservativa rispetto alle sei, a partire da aprile, che gli investitori stanno scontando.
Gli economisti si aspettano un rallentamento dell’inflazione al 2,3% nel 2024, un dato rivisto al ribasso di 0,3 punti percentuali rispetto a dicembre. Il percorso resta comunque accidentato e molto importanti saranno i dati sull’andamento dei salari nella prima metà del 2024, che fanno propendere per una Bce attendista fino all’estate.
Domani Lagarde, il 25 gennaio riunione Bce
Il prossimo appuntamento chiave è quello di domani con la presidente della Bce, Christine Lagarde, che interverrà nel pomeriggio dal World Economic Forum.
In seguito, l’attenzione comincerà a spostarsi verso giovedì prossimo, 25 gennaio, quando il Consilio direttivo si riunirà per la prima volta quest’anno.
I tassi verranno mantenuti invariati e i funzionari di politica monetaria confermeranno verosimilmente l’atteggiamento prudente emerso dalle dichiarazioni di questi giorni, con focus sugli sviluppi in Medio Oriente per eventuali risvolti negativi in termini di inflazione.