Bce, da Giorgetti allarme tassi-debito. Ma i falchi insistono
Governo Meloni in preda a crisi ansia debito con rialzo tassi Bce
La chiamata hawkish della Bce sui tassi arriva stavolta dall’Austria mentre, quasi nelle stesse ore, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ripropone la questione spinosa del debito pubblico italiano.
Il rialzo dei tassi da parte della Bce, sottolinea Giorgetti, “pone problemi seri per chi ha bilanci fortemente indebitati come quello italiano”.
A suonare un allarme tassi sono anche le banche italiane, tra l’altro note per quell’abbraccio tossico con i BTP che da anni le caratterizza, il cosiddetto doom loop.
Nel commentare la possibilità, sempre più concreta, che i rialzi dei tassi da parte dell’Eurotower non si esauriscano nella stretta ormai scontata di 50 punti base del prossimo 16 marzo, il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, chiede all’Eurotower di ascoltare il numero uno di Bankitalia Ignazio Visco:
“Auspichiamo che la Banca Centrale Europea condivida quanto recentemente indicato dal Governatore Visco quando ha ricordato che occorre bilanciare i due rischi che può correre la politica monetaria, fare troppo poco o fare troppo e che oggi i due rischi sono simmetrici”.
Rialzo tassi e QT: la Bce fa sempre più paura all’Italia
Insomma, l’attenti italiano continua a farsi notare, a conferma di come la Bce faccia sempre più paura all’Italia.
Le voci che chiedono all’Eurotower di essere clemente nel suo percorso di rialzi dei tassi anti-inflazione si accavallano.
Il debito pubblico, eredità costante che ogni governo italiano è puntualmente costretto ad accollarsi, non fa dormire sonni tranquilli a nessuno di quelli che guardano all’Italia, tanto più in una situazione in cui la Bce, contrariamente a quanto avvenuto in passato, quando il problema dell’area euro era la deflazione -e quando quei continui bazooka monetari dell’Eurotower caratterizzavano una politica monetaria tesa a risollevare la crescita dei prezzi – ora fa orecchie da mercante.
L’Italia di Giorgia Meloni parla, ma la Bce di Christine Lagarde va dritta per la sua strada.
Tanto che il falco austriaco della Bce, Robert Holzmann, parla addirittura della necessità che i tassi di interesse dell’area euro vengano alzati quattro volte, e ogni volta di ben 50 punti base, nelle riunioni del Consiglio direttivo della banca centrale dei mesi di marzo, maggio, giugno, luglio.
“Credo che ci vorrà molto tempo per far scendere l’inflazione – ha detto Holzmann, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters – La mia speranza è che entro i prossimi 12 mesi avremo testato il picco dei tassi di interesse”.
Il picco dei tassi di interesse nel 2024? La prospettiva fa accapponare la pelle a chi guarda all’Italia, ma non solo.
La prospettiva illustrata dal governatore della banca centrale dell’Austria implica che l’Eurotower continuerebbe ad alzare i tassi per tutto l’arco di quest’anno, fino a far balzare il costo del denaro, in particolare i tassi sui depositi, al 4,5%, ben oltre il tasso terminale al 4% su cui i mercati monetari hanno appena iniziato a scommettere.
Ma Holzmann non si ferma qui.
Il banchiere centrale austriaco auspica non solo ulteriori strette monetarie, ma anche l’imposizione di limiti ai reinvestimenti dei titoli di stato nell’ambito del Pepp: reinvestimenti che la Bce ha deciso di far continuare fino alla fine del 2024 e che stanno facendo ancora da assist ai BTP e ad altri titoli di stato dell’Eurozona.
Ma niente da fare: per Holzmann la scadenza dei reinvestimenti è troppo lontana, in un momento in cui la Bce di Christine Lagarde deve agire contro la crescita dell’inflazione . Che si sarà pure sfiammata, ma certo non in modo sufficiente.
L’eventuale fine dei reinvestimenti sarebbe tuttavia un altro gran mal di testa per i BTP, visto che l’Italia orfana del QE-Quantitative easing ora fa i conti anche con l’antitesi di quel programma, ovvero con il lancio del QT-Quantitative Tightening.
Tassi Bce e spese per interessi: il boom è evidente
Non sembra esserci scampo per l’Italia indebitata fino al collo che, con l’aumento dei tassi di interessi, è destinata a veder lievitare la spesa per interessi.
E i numeri sono già impressionanti. Così un articolo del quotidiano La Repubblica:
“Quanto il maggior costo del debito sia evidente emerge dal raffronto tra il Def di aprile e i calcoli della Manovra. Nel primo caso si prevedevano 186 miliardi di spese per interessi nel 2023-2025. Nel secondo, considerando anche che è intervenuto un deficit aggiuntivo di 21 miliardi, si è saliti a 270 miliardi”.
Soldi che potrebbero essere destinati a sostenere settori come l’istruzione e la sanità, e che invece vengono utilizzati per saldare i conti che vedono l’Italia nelle vesti eterne di un paese debitore.
Perfino il Giappone, tanto invidiato da una certa politica italiana in quanto visto paese libero dai dettami di una istituzionale sovranazionale che vada oltre ai poteri della Bank of Japan, docet. Non per niente un articolo di Reuters ha parlato di ‘Debt Time Bomb’, ovvero di bomba ad orologeria del debito, facendo riferimento proprio al paese.
Lo stesso articolo ha fatto notare che, nel corso del 2022 il Giappone ha speso il 22% del suo budget annuale per rimborsare i propri debiti e per pagare gli interessi, decisamente oltre il 15% speso per gli investimenti pubblici, l’istruzione e la difesa.
Per l’Italia, con le spese per interessi che sono già balzate in modo considerevole e con la Bce che non arretra, il rischio è che le spese per interessi incidano sempre di più sul bilancio dello Stato, già affossato dalla mole gigantesca del debito pubblico.
Nel lanciare l’alert sui rialzi dei tassi che la Bce ha tutta l’intenzione di continuare a portare avanti, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha nascosto le proprie preoccupazioni:
“Le previsioni che abbiamo fatto e faremo scontano l’evoluzione del quadro internazionale che non è ancora stabilizzato e decisioni totalmente nuove da quelle vissute nel 2020/22 che sono quelle relative a una inflazione che non conoscevamo da tanto tempo a due cifre, che ha un impatto su famiglie e imprese, e a una gestione della politica monetaria, finalizzata a contrastare l’inflazione, che sta portando al rialzo dei tassi di interesse sconosciuti a un mondo che era abituato a tassi negativi”.
“Questo – ha avvertito il ministro – cambia completamente il modo di ragionare e agire, e pone dei problemi seri anche per chi ha dei bilanci fortemente indebitati come quello italiano. Stiamo stiamo cercando di gestire questo fenomeno”.
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha ricordato “l’approccio” del governo Meloni che, riguardo alla questione annosa del debito pubblico, “è stato prudente e responsabile” e che così continuerà a essere:
“Continueremo in questo senso“, ha cercato di rassicurare il titolare del Tesoro, rimarcando che “avere conti in ordine è un esigenza assoluta per il nostro Paese, che deve mantenere la fiducia dei mercati”, al fine di evitare un balzo dei “costi di finanziamento”.
Tra le cose che Giorgetti è stato costretto a ricordare, il rapporto debito pubblico-Pil monstre dell’Italia, pari a ben il 144,7% nel 2022.