Bce, ‘falco’ Schnabel cambia idea: basta rialzi dei tassi
Isabel Schnabel, uno dei membri più “hawkish” del Consiglio direttivo della Bce, ha affermato che l’inflazione sta mostrando un rallentamento “notevole”, definendo un altro aumento dei tassi di interesse “piuttosto improbabile”. Parole che hanno intensificato le scommesse su un primo taglio del costo del denaro già a marzo, anche se l’ottimismo dei mercati potrebbe essere eccessivo e la cautela rimane d’obbligo.
- “Notevole rallentamento inflazione, discesa dato core più rapida delle attese”
- Schnabel: “Improbabile un altro rialzo dei tassi”
- “Non possiamo escludere aumento inflazione, restiamo data-dependent”
- Aumentano scommesse su tagli tassi, per Mps “reazione eccessiva”
- Altri spunti da funzionari e dati Bce
“Notevole rallentamento inflazione, discesa dato core più rapida delle attese”
I dati di novembre sull’inflazione hanno rappresentato “una sorpresa molto piacevole”, secondo quanto dichiarato dalla funzionaria tedesca in un’intervista a Reuters, riportata sul sito della Bce. “Ancora più importante, l’inflazione di fondo, sinora più tenace, sta scendendo più rapidamente di quanto ci aspettassimo. Questo è davvero notevole. Nel complesso, gli andamenti dell’inflazione sono stati incoraggianti.”
Nell’ultimo anno, ha spiegato la Schnabel, “l’inflazione complessiva è diminuita rapidamente”, grazie “all’inversione dei precedenti shock dal lato dell’offerta”. A determinare il rallentamento sono stati “principalmente i prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari”, ma anche gli effetti base “hanno giocato un ruolo significativo.”
Schnabel: “Improbabile un altro rialzo dei tassi”
“I recenti dati sull’inflazione hanno reso piuttosto improbabile un ulteriore aumento dei tassi di interesse”. È questa l’altra frase clou dell’intervista di Schnabel, in quanto rappresenta una sorta di inversione di rotta per la responsabile di politica monetaria della Bce.
Solo un mese fa, infatti, era rimasta inflessibile di fronte al rallentamento della crescita dei prezzi evidenziato dai numeri di ottobre, affermando che fosse troppo presto per escludere un altro rialzo dei tassi. In tale occasione, aveva paragonato la lotta per riportare l’inflazione verso il target del 2% con una corsa sulla lunga distanza in cui bisogna ancora superare l’ultimo miglio.
Le nuove dichiarazioni sottintendono dunque una revisione delle aspettative sulla traiettoria dell’inflazione, come confermato dalla stessa Schnabel citando Keynes: “Quando i fatti cambiano, cambio idea. Lei che fa, signore?”.
“Vediamo cosa mostreranno le nostre proiezioni di dicembre”, ha aggiunto, “ma i recenti dati sull’inflazione mi hanno dato più fiducia che saremo in grado di tornare al 2% entro il 2025. Questo è il nostro obiettivo principale.”
“Non possiamo escludere aumento inflazione, restiamo data-dependent”
Malgrado i toni accomodanti, Schnabel non ha abbandonato la consueta prudenza, ribadendo che “nonostante questi sviluppi positivi, non dobbiamo dichiarare prematuramente la vittoria sull’inflazione. Continuiamo ad aspettarci un rialzo nei prossimi mesi. Ci sarà un’inversione di alcune misure fiscali ed effetti base, e non possiamo escludere che si verifichi un nuovo aumento dei prezzi dell’energia o degli alimentari.”
Il compito della Bce resta dunque immutato: “garantire che il processo disinflazionistico continui e che si rimanga sulla buona strada verso l’obiettivo del 2%.” L’attuale politica restrittiva “sta contribuendo a frenare la crescita della domanda aggregata”. L’economia “è stata debole negli ultimi trimestri e si prevede rimanga tale in questo trimestre, prima di riprendersi gradualmente l’anno prossimo. Questo periodo di crescita inferiore al potenziale è necessario per riportare l’inflazione al 2%”, ha sottolineato Schnabel.
In ogni caso, le decisioni rimarranno “dipendenti dai dati. Dobbiamo vedere cosa succederà, siamo stati sorpresi molte volte in entrambe le direzioni. Quindi, dovremmo stare attenti nel fare dichiarazioni su qualcosa che accadrà tra sei mesi.”
Aumentano scommesse su tagli tassi, per Mps “reazione eccessiva”
In seguito ai commenti della funzionaria tedesca i mercati monetari hanno incrementato le scommesse su tagli dei tassi più precoci e più corposi nel corso del 2024. Al momento scontano quasi interamente una diminuzione di un quarto di punto entro marzo e riduzioni di 150 punti base entro la fine del prossimo anno.
Fino a poche settimane fa la probabilità di un taglio già nel primo trimestre era prossima allo zero e le mosse attese nell’intero 2024 erano soltanto tre, per un totale di 75 punti base, la metà delle previsioni attuali.
Gli analisti di Mps Capital Services sottolineano anche il “calo dei rendimenti nell’area, con il Bund decennale al di sotto del 2,30%, dopo l’intervista alla Schnabel, che “ben rappresenta l’orientamento del Consiglio”.
Tuttavia, le aspettative sui tagli dei tassi appaiono “esagerate” e “con tutta probabilità porteranno presto ad un ritracciamento del movimento. La stessa Schnabel interrogata riguardo la discrepanza tra attese del mercato e indicazioni Bce ha affermato che le banche centrali devono essere più caute e dovrebbero esserlo ancora di più.”
Altri spunti da funzionari e dati Bce
Prudenza anche da parte di Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, secondo cui l’inflazione non può essere ancora ritenuta sotto controllo, malgrado il rallentamento superiore alle attese a novembre. Le banche centrali devono essere caute, anche alla luce degli aumenti salariali molto consistenti in alcune parti della zona euro. Per Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, le tensioni geopolitiche potrebbero alimentare ulteriormente le pressioni sui prezzi.
Nel frattempo, sono state diffuse le aspettative dei consumatori sull’inflazione della zona euro. Le prospettive a un anno rimangono invariate al 4% e quelle a 3 anni sono ferme al 2,5%.
Ricordiamo che nella riunione del 14 dicembre la Bce fornirà le nuove previsioni economiche che si estenderanno per la prima volta fino al 2026. Secondo Ubs, le prospettive di crescita e inflazione nel 2023 e nel 2024 dovranno probabilmente essere abbassate. Da monitorare anche eventuali indicazioni sui reinvestimenti del piano Pepp, per ora confermati fino a fine 2024, nonostante alcuni funzionari spingano per uno stop anticipato.