Bce e stop cedole: la banca italiana che ne beneficerà di più e l’eccezione dei bond AT1
UniCredit, ma anche Intesa SanPaolo, Banca Generali, Banca Mediolanum. Le banche italiane si allineano alla raccomandazione -diktat della Bce e decidono di rinviare almeno fino all’ottobre del 2020 il pagamento di cedole e le operazioni di buyback. Obiettivo: liberare liquidità necessaria per finanziare l’economia, dunque le famiglie e le aziende.
Tra chi paga lo scotto più grande in Borsa c’è Intesa SanPaolo: d’altronde, la banca guidata da Carlo Messina è la più generosa sul fronte dividendi di tutta Piazza Affari con un dividend yield di oltre il 10% considerando i livelli attuali del titolo. Il dividendo previsto da Intesa era di 0,192 euro, pari a un monte di 3,36 miliardi cash, con payout ratio dell’80%. Di conseguenza, il titolo è stato sospeso al ribasso più volte, arrivando a crollare di oltre il 7%, a quota 1,45 euro. E di certo non è andata bene a Unicredit, che ha sofferto un tonfo fino a -8%.
Gli analisti di Equita SIM commentano le indicazioni della Bce nella nota: “Report in uscita: la BCE ‘raccomanda’ di non pagare dividendi fino ad ottobre 2020: impatto positivo per gli Additional Tier 1″. Dal report, emerge che proprio Intesa SanPaolo dovrebbe trarre tuttavia maggior beneficio dal rispetto della raccomandazione di Francoforte.
Così la SIM riassumendo l’alt ai dividendi raccomandato dalla Bce:
“La BCE ha chiesto alle banche di non pagare i dividendi fino ad almeno ottobre 2020, in modo da avere un maggiore cuscinetto di capitale e continuare e sostenere l’economia reale. Questa decisione non include il divieto riguardo al pagamento delle cedole su AT1. Riteniamo quindi che la raccomandazione BCE possa sostenere le valutazioni di questo strumento e che il mercato valuterà positivamente i seguenti elementi, che riducono il rischio di sospensione del pagamento della cedola:
- l’allentamento dei requisiti patrimoniali per le banche (che si traduce in un trigger MDA più basso);
- un’applicazione più flessibile delle regole prudenziali;
- un ulteriore buffer di capitale che deriva dagli utili non distribuiti (30 miliardi di euro a livello aggregato secondo le stime della BCE).
“Riteniamo quindi – proseguono gli analisti di Equita SIM – che la decisione della BCE deve essere letta positivamente: il pagamento delle cedole dal punto di vista regolamentare non è a rischio ma rientra nella discrezionalità degli emittenti. Allo stesso tempo, l’incertezza del quadro macro spingerà probabilmente la preferenza degli investitori verso quegli emittenti più solidi in termini di asset quality e ratios patrimoniali e quindi meglio equipaggiati per affrontare le incertezze dei prossimi mesi”.
A tal proposito, Equita cita, “tra gli emittenti italiani, Intesa, dato che beneficerà di una generazione di capitale di 113 punti base dalla cancellazione del dividendo del 2019, dopo la decisione della BCE. Il beneficio è meno rilevante per tutti gli altri emittenti (+20-40 bps).
Dal canto suo gli analisti di Mediobanca Securities sottolineato che, nel caso di UniCredit, la scelta si tradurrà in una aggiunta al suo CET1 ratio di 37 punti base, facendo notare che il congelamento delle cedole e dei buyback azionari “sono neutrali per i pagamenti dei bond AT1 e per gli strumenti CASHES”.
Non tutti seguono però le indicazioni delle banche centrali sulla sospensione dei dividendi e delle operazioni di riacquisto di azioni proprie (indicazioni che sono arrivate anche dagli States, come dimostrano i casi di titani del calibro di JP Morgan, Citi e Goldman Sachs).
UBS, per esempio, colosso bancario elvetico, ha confermato il versamento del dividendo a titolo dell’esercizio 2019, nonostante le raccomandazioni della Finma, l’authority svizzera dei mercati finanziari che, così come la Bce, ha raccomandato alle banche quotate in Borsa di sospendere le cedole.
Nelle ultime ore, oltre a UniCredit, hanno accettato la richiesta della Bce Banca Generali e Banca Mediolanum.