Notizie Notizie Italia Bce e scudo anti-spread, la Germania si mette di traverso. Scatta l’alert della Bundesbank, Nagel: bazooka sia temporaneo

Bce e scudo anti-spread, la Germania si mette di traverso. Scatta l’alert della Bundesbank, Nagel: bazooka sia temporaneo

5 Luglio 2022 11:05

Dalla Germania di Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, arriva un altolà allo scudo anti-spread salva-Btp a cui la Bce di Christine Lagarde sta lavorando, in vista dell’annuncio sul nuovo bazooka atteso nella prossima riunione della banca centrale europea, in calendario il 21 luglio. Riunione che culminerà, come ha preannunciato Lagarde, in un rialzo dei tassi nell’area euro di 25 punti base: la prima stretta monetaria in più di 10 anni.

Dall’imminente rialzo dei tassi anti-inflazione, l’attenzione si sta spostando da un punto di vista politico sempre di più sullo strumento contro la frammentazione dell’Eurozona, così definito dall’Eurotower. Una formulazione in stile politically correct che si riferisce in concreto alla creazione di uno scudo volto a blindare soprattutto i paesi più indebitati dell’area euro, Italia in primis, dalla speculazione dei cosiddetti squali del mondo della finanza.

O da chi, semplicemente, visti i livelli record dei debiti pubblici dell’Italia e di altri paesi, principalmente del Sud Europa -i cosiddetti paesi periferici – decide di iniziare a smobilizzarne i rispettivi titoli di stato, in quanto percepiti meno sicuri senza la stampella della Bce.

Il 1° luglio è suonato infatti il requiem del programma APP (programma di acquisti di asset o PPA in italiano), con cui Francoforte ha fatto incetta per anni di BTP in particolare, e in generale dei titoli di stato made in Eurozone.

Dalla Germania il monito alla Bce su scudo anti-spread salva-Italia

Un nuovo bazooka che metta in sicurezza l’Italia e i suoi Btp?

La Germania mette i paletti, per voce di Joachim Nagel, numero uno della Bundesbank, ovvero della banca centrale tedesca, ed esponente del Consiglio direttivo della Bce.

Le sue dichiarazioni rievocano in qualche modo quelle del suo predecessore, il falco ex presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che ha dato non poco filo da torcere all’Italia e alla Bce dell’ex numero uno, ora presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Storici i suoi appelli volti a frenare i vari aiuti che sono stati sfornatida Draghi, e che sono serviti soprattutto ai paesi marchiati dal peccato del debito, come appunto l’Italia.

Il suo attenti ha riportato alla mente degli italiani anche il rappresentante tra i più noti dell’austerity tedesca, l’ex ministro delle finanze e anche ex presidente del Bundestag Wolfang Schaeuble. (che nel 2021 ha lanciato anche un alert sulla pandemia del debito)

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Parlando nel corso di un evento che si è tenuto a Francoforte, Nagel ha confermato lo spirito tedesco, lanciando un avvertimento sulle possibili conseguenze negative che il lancio di uno scudo anti-spread potrebbe scatenare.

A suo avviso la Bce dovrebbe essere cauta nel dispiegare nuovi strumenti tesi a contenere i costi di finanziamento delle nazioni più deboli e indebitate dell’area euro: misure del genere dovrebbero essere adottate solo “in circostanze eccezionali e sulla base di condizioni definite in modo preciso”.

Nagel ha osservato che è “praticamente impossibile” stabilire se l’allargamento degli spread tra i tassi dei paesi membri dell’area euro sia giustificato. Di conseguenza, ha aggiunto, “sarei cauto nell’utilizzare gli strumenti di politica monetaria per limitare i premi sul rischio”.

Non solo: sarebbe anche ‘fatale’ se i governi facessero affidamento sul salvagente firmato Bce.

Sarebbe fatale se i governi pensassero che l’Eurosistema fosse sempre pronto ad assicurare condizioni di finanziamento favorevoli agli stati membri” dell’area euro. Insomma, “è chiaro che misure insolite di politica monetaria volte a combattere la frammentazione potrebbero essere giustificate solo in circostanze eccezionali e sulla base di condizioni ben definite”.

Un qualsiasi strumento salva Btp salva euro dovrebbe così avere una natura “strettamente temporanea ed essere strutturato in modo da non ostacolare l’impegno della banca centrale ad abbassare l’inflazione. Ancora, il nuovo bazooka dovrebbe in ogni caso fornire ai governi “incentivi sufficienti” a raggiungere livelli sostenibili di debito.

Il numero uno della Bundesbank ha sottolineato che le banche centrali “non devono essere portate a prendere decisioni da quelli che sono spesso sviluppi di breve termine che si manifestano nei mercati finanziari”.

Nagel ha ricordato d’altronde quanto diversi economisti mettono già in evidenza nella stessa Italia: uno scudo anti-spread c’è già, e si chiama OMT.

Peccato che politicamente sia a dir poco osteggiato, in quanto fa rima praticamente con MES. Le parole di Joachim Nagel rischiano di provocare tensioni nei rapporti tra l’Italia di Mario Draghi e la Germania di Olaf Scholz.

Sicuramente, rischiano di fomentare un certo populismo del made in Italy che dipinge la Bce, insieme alle principali istituzioni dell’Europa intera, come il lupo cattivo contro l’Italia. Di poco tempo fa è d’altronde l’apriti cielo che si è scatenato in Italia dopo la pubblicazione di un rapporto firmato Goldman Sachs.

Oltre alla Germania di Nagel, c’è anche l’Olanda, che ha confermato la sua natura hawkish appena la scorsa settimana, per bocca dello stesso premier Mark Rutte.

“Tocca all’Italia contenere gli spread”. Pur riconoscendo contestualmente che tocca alla Bce decidere il da farsi riguardo all’Italia, Rutte ha aggiunto di avere fiducia nella capacità del presidente del Consiglio Mario Draghi di gestire la situazione, vista “l’enorme credibilità” di cui gode. “Draghi sta portando avanti il piano di riforme (PNRR) sulla scia del programma di resilienza (Recovery Fund-Next Generation EU), e questa cosa di per sé aiuterà a migliorare l’economia italiana”, ha detto il premier olandese.

Bundesbank, Nagel: le tre condizioni per lancio scudo anti-spread Bce

OMT a parte, ha sottolineato Nagel, se proprio la Bce vuole lanciare un nuovo scudo, che vengano date chiare giustificazioni su tre punti:

  • gli spread tra i tassi di interesse sono ingiustificati sulla base dei fondamentali e riflettono gli eccessi dei mercati finanziari
  • Il meccanismo di trasmissione della politica monetaria è messo a rischio in singoli paesi
  • Questi effetti limitano l’abilità della Bce di garantire la stabilità dei prezzi nell’area euro

Della necessità di uno scudo anti-spread si è iniziato a parlare dopo lo shock del Bce-Day, quando Lagarde ha fatto riferimento in modo solo vago all’impegno a evitare la frammentazione finanziaria nell’area euro, preannunciando invece un rialzo dei tassi di 25 punti base da parte della Bce a luglio, uno successivo a settembre che potrebbe essere anche più aggressivo, e altre strette monetarie, andando in avanti, al fine di sconfiggere l’accelerazione dell’inflazione.

Questo, in concomitanza con l’annuncio della fine del QE, piano APP ovviamente incluso. L’esito di questa riunione del Consiglio direttivo dello scorso 10 giugno è stato a dir poco catastrofico: gli investitori hanno tartassato di sell i debiti sovrani considerati più vulnerabili, quelli di Italia e Grecia in primis, scatenando un’impennata dei tassi dei BTP decennali fin oltre la soglia del 4%, nel caso dell’Italia.

Il panico è rientrato solo con la riunione di emergenza indetta dalla Bce per porre fine al collasso, non solo di titoli di stato, ma anche dell’azionario. Lagarde è poi tornata a parlare di questo ennesimo strumento magico salva Italia in occasione del Forum delle banche centrali organizzato dalla Bce a Sintra, in Portogallo, affrontando anche il tema tassi.

Tuttavia, oltre alla generica frase “il nuovo strumento sarà efficace, proporzionato e conterrà salvaguardie sufficienti per preservare la spinta degli stati membri verso una politica fiscale solida”, la presidente della Bce non ha sfornato indicazioni ulteriori.

Reuters ha poi snocciolato rumor sulla natura del nuovo bazooka. Ed è improbabile che quanto emerso dall’articolo dell’agenzia stampa sia piaciuto ai tedeschi.

La Bce avrebbe infatti “diviso i 19 paesi membri dell’Eurozona in tre gruppi: donatori, destinatari degli aiuti e neutrali“: una differenziazione effettuata sulla base del valore degli spread (nel caso dell’Italia spread BTP-Bund) e della velocità con cui gli stessi sono saliti nelle ultime settimane. Tra i paesi donatori indicati dalla Bce ci sarebbero Francia, Olanda e Germania, mentre tra i paesi destinatari degli aiuti comparirebbero Italia, Spagna, Grecia, Portogallo.

Il nuovo strumento sarebbe stato concepito in quanto la Bce si sarebbe resa conto che, anche se effettuati in modo flessibile, i reinvestimenti dei proventi nell’ambito del PEPP non sarebbero sufficienti a blindare i BTP e i bond sovrani più vulnerabili. la Germania deve aver fatto fatica a ingoiare il rospo, anche se, ripetiamo, quelli resi noti sono i rumor su un salva Btp che rimane ancora un mistero.

La natura tedesca si è così riaffacciata con le dichiarazioni di Nagel, in coerenza con quello spirito che un articolo del Financial Times di un bel po’ di anni fa riuscì a descrivere tanto bene. L’FT parlò del predecessore di Joachim Nagel Jens Weidmann, come emblema di una nazione, la Germania, che continua a vedere “il debito come un peccato”. Non per niente la parola “schuld”, debito, significa anche “colpa”.

Figuriamoci se accanto al debito compare poi la minaccia dell’inflazione, altro trauma storico made in Germany.