Bce, Draghi potrebbe ribadire il tema della “pazienza”
C’è subito da dire che le notizie di attualità, in particolare quelle in arrivo nelle ultime ore sui dazi, stanno catalizzando l’attenzione dei mercati (Leggi QUI). E questo nonostante nel corso dell’ottava siano in agenda due market mover: da una parte i dati sul mercato del lavoro per il mese di febbraio in uscita venerdì e dall’altra la riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce), prevista domani.
Certo, i mercati seguiranno il meeting della Bce e la conferenza di Mario Draghi, la stragrande maggioranza degli operatori lo classifica quasi come un “non evento” perché non è atteso nessun grande cambiamento in vista nella politica monetaria dell’istituto di Francoforte. È di questa idea Gero Jung, capo economista di Mirabaud AM. “Non prevediamo grandi cambiamenti di politica monetaria dalla riunione della Banca Centrale Europea prevista per giovedì 8 marzo. Gli ultimi sotto-indici Pmi sull’inflazione mostrano pressioni inflazionistiche diversificate all’interno dell’Eurozona. Mentre la Germania registra una forte tendenza al rialzo, le imprese francesi e italiane stanno incontrando molte più difficoltà ad aumentare i prezzi”. Questa è una delle ragioni per cui, spiega Jung nella sua analisi, la normalizzazione della politica monetaria della Bce richiederà tempo ed è tra i motivi che porteranno l’istituto di Francoforte a estendere il suo programma d’acquisto di titoli oltre settembre. Gli indicatori macroeconomici continuano a migliorare, e le ultime indagini condotte sulle imprese – pur riportando un indietreggiamento dai livelli elevati di gennaio – indicano un’attività economica robusta.
Nemmeno Barclays si attende grandi novità in tema di politica monetaria dal meeting di domani, con il presidente Mario Draghi che probabilmente reitererà il suo messaggio che la pazienza è ancora necessaria nonostante l’ulteriore forza economia. A fine febbraio, davanti al Parlamento europeo l’ex governatore della Banca d’Italia aveva chiaramente fatto intendere come il sostegno della Bce attraverso il QE e tassi ai minimi fosse fondamentale per riportare l’inflazione verso il target della Bce. “La pazienza e la perseveranza della politica monetaria sono ancora necessarie affinché l’inflazione ritorni sostenibilmente a livelli inferiori ma prossimi al 2%”, aveva dichiarato Draghi.
“Non prevediamo alcun cambiamento nell’impostazione della politica monetaria e ci attendiamo che la forward guidance rimarrà invariata“, segnalano gli esperti della banca inglese e aggiungono “confermiamo la nostra view che la prossima mossa sulla forward guidance potrebbe verificarsi durante la riunione di aprile”. In quel meeting, aggiunge Barclays, “il consiglio direttivo potrebbe rimuovere il riferimento a una possibile estensione del QE e cominciare a discutere su una dettagliata forward guidance”. A momento, Barclays conferma la fine del QE a settembre 2018, con un primo rialzo dei tassi a dicembre, seguita da una seconda stretta nel marzo 2019.
Domani la Bce fornirà le nuove previsione economiche. Secondo le stime di Barclays, dovrebbero essere riviste al rialzo le previsioni su Pil e inflazione. Nel frattempo, pochi minuti fa, l’Eurostat ha comunicato il dato sul Prodotto interno lordo (Pil) dell’Eurozona per il quarto trimestre del 2017. L’economia ha mostrato una crescita dello 0,6% rispetto ai tre mesi prima e del 2,7% su base annua. Si tratta della stima finale dell’Eurostat, che conferma la stima preliminare. Nel terzo trimestre del 2017, il Pil di Eurolandia era salito dello 0,7 per cento.