BCE: Draghi, misure di politica monetaria efficaci, la ripresa è sempre più solida e gli effetti collaterali sono limitati
Il contesto macroeconomico è in miglioramento, le misure di politica monetaria si sono rivelate efficaci a sostenere una ripresa che va sempre più generalizzandosi e il miglioramento dei fondamentali aumenta la resilienza del comparto finanziario. Queste le parole pronunciate dal n.1 della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, nel corso della prima Conferenza sulla Stabilità Finanziaria organizzata dalla Banca Centrale Spagnola e dal CEMFI (Centro de Estudios Monetarios y Financieros).
“L’ampiezza e la durata” della politiche monetarie della BCE sono necessarie per raggiungere il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi. “Le misure di politica monetaria non convenzionali e il miglioramento del quadro regolatorio hanno permesso a un sistema bancario più solido di trasmettere gli impulsi creditizi della BCE a aziende e consumatori”. Nei primi tre mesi del 2017, il tasso di crescita annua dei prestiti ai privati si è attestato al 2,6% mentre quello relativo le società non finanziarie all’1,6%, contro il -0,6% del secondo trimestre 2014 e il -3,6% del terzo trimestre 2013.
Il risultato è rappresentato da una “ripresa sempre più solida” guidata da un circolo virtuoso di occupazione e consumi, “anche se l’inflazione si conferma debole”. Eurolandia cresce dell’1,7% e per gli esperti “la resilienza dell’economia è destinata a continuare anche nei prossimi mesi”.
Ovviamente, “ci sono effetti collaterali non desiderati” che però non rappresentano un fattore nuovo, visto che “le politiche monetarie presentano sempre effetti collaterali” e, nel nostro caso, ”finora sono stati limitati”. Per il chairman, l’attuale contesto presenta tre aree da monitorare con attenzione: “l’effetto della propensione al rischio sui prestiti bancari, l’impatto sulla redditività degli istituti e quello sugli investitori istituzionali”.
Per quanto riguarda il primo aspetto, “non ci sono prove dello sviluppo di un bolla creditizia” mentre, e siamo al secondo, il calo del RoE (Return On Equity, una misura spesso utilizzata per misurare la redditività), passato da quasi il 20% del 2006 all’attuale 5%, è di per sé fuorviante a causa dei ratio di capitale più elevati e delle misure dell’Eurotower (a questo proposito il chairman rileva che incrementi della redditività potrebbero essere ottenuti “migliorando l’efficienza operativa tramite riduzioni di costi”). Per quanto riguarda infine gli effetti sugli investitori istituzionali, che negli ultimi anni “hanno modificato l’asset allocation da titoli ad alto rating a quelli con giudizio più basso”, la situazione “va monitorata con attenzione”.