Bce, Draghi: dichiarazioni dovish non frenano corsa euro. Moneta unica supera $1,25 per prima volta da fine 2014
Niente da fare. I toni da colomba che Mario Draghi, numero uno della Bce, utilizza nel corso della conferenza stampa successiva alla decisione della Bce sui tassi non sortiscono alcun effetto. La moneta unica supera la soglia di $1,25 per la prima volta dalla fine del 2014, nonostante le parole di Draghi, che afferma che il forex “è una fonte di incertezza che richiede di essere monitorata”, e che “c’è ancora bisogno di un ampio livello di stimoli monetari”.
La politica monetaria della Bce rimane ampiamente accomodante, elemento che di per sé dovrebbe mettere sotto pressione l’euro, soprattutto nei confronti del dollaro, visto che la Federal Reserve continua invece ad aumentare i tassi di interesse.
Ma questa logica non tiene, in quanto i mercati guardano piuttosto al fatto che Draghi rimane comunque intenzionato a non agire sul forex – nel ricordare che non è compito della banca centrale occuparsi dei rapporti di cambio -, e allo stesso tempo si concentrano sulle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, che anche oggi sottolinea di non avere problemi con la performance ribassista del biglietto verde.
Il balzo dell’euro non viene accolto con favore dall’azionario europeo, con l’indice Stoxx Europe 600 che azzera i guadagni. Non ha presa sul cambio euro-dollaro neanche la dichiarazione con cui Draghi afferma che la probabilità che un rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce avvenga nel corso di quest’anno sono “molto poche”.
E’ lo stesso Draghi, incalzato dalle domande continue dei giornalisti su quale sia la sua view sull’euro, a spiegare quanto sta accadendo sul forex: le oscillazioni, sottolinea, sono dovute in gran parte al miglioramento dei fondamentali dell’economia, ma in parte anche a causa dei commenti “endogeni” che sono stati rilasciati da “qualcuno al di fuori della Bce (chiaramente il riferimento è alle parole di Mnuchin)”.
Fatto sta che, a dispetto dei chiarimenti di Draghi, a puntare verso l’alto sono anche i rendimenti dei Bund a 10 anni, che volano al record dal 2015. L’euro forte e la dinamica rialzista dei tassi non vengono visti di buon grado dall’azionario europeo, con l’indice di riferimento Stoxx Europe 600 che vira in rosso e testa il minimo in una settimana.