Notizie Notizie Mondo Bce di Draghi rimane dovish, come confermano euro e tassi Bund. Tutto rimandato a giugno

Bce di Draghi rimane dovish, come confermano euro e tassi Bund. Tutto rimandato a giugno

10 Aprile 2019 17:02

Tutto rimandato a giugno? Sì, secondo gli analisti di Mps Capital Services, che commentano così la riunione odierna del Consiglio direttivo della Bce, seguita dalla conferenza stampa del numero uno della banca centrale, Mario Draghi. Una riunione tranquilla, senza nessun grande annuncio. Ma una riunione che ha dato comunque indicazioni importanti, piuttosto dovish, riguardo alla politica monetaria che Draghi & Co. hanno intenzione di adottare. Almeno fino al prossimo 1° novembre, quando l’attuale numero uno dell’Eurotower, ribattezzato spesso e volentieri Super Mario, chiuderà per sempre il capitolo della sua presidenza alla Bce.

La nota di Mps Capital Services: Tutto rimandato a giugno.

“Draghi ha definito questa riunione non operativa, ma volta piuttosto a valutare quanto è stato fatto. Ricordiamo che lo stesso discorso fu fatto in occasione della riunione di gennaio (“Today’s meeting was essentially devoted to an assessment”) che ha anticipato le ‘sorprese’ (forward guidance e TLTRO III) di marzo. La BCE ha confermato l’attuale politica monetaria rimandando i dettagli sulla TLTRO III ‘in una delle prossime riunioni’. Inoltre, l’Istituto valuterà la necessità di mitigare gli effetti avversi dei tassi negativi. Entrambe le iniziative dipenderanno: 1) dalle condizioni economiche; 2) dal meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Il fatto di averle citate insieme nel comunicato apre le porte ad un annuncio congiunto dei dettagli delle due misure nella riunione del prossimo 6 giugno”.

La nota continua: “I rischi sull’economia restano orientati al ribasso, con l’inflazione attesa diminuire nei prossimi mesi e raggiugere il minimo a settembre. E’ necessario quindi un ampio grado di stimolo, ha aggiunto Draghi”.

Il carattere nuovamente dovish delle parole di Draghi ha messo sotto pressione l’euro, con il cambio sul dollaro sceso fino a $1,1230. Giù anche i tassi sui Bund tedeschi a dieci anni, come riporta Mps Capital Services, a -0,035%).

Nella riunione odierna il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al −0,40%.

Confermata anche la forward guidance. Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della BCE si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.

Draghi ha affrontato, interpellato sulla questione, anche il nodo dei tassi negativi e gli effetti collaterali che i tassi sui depositi attuali, pari a -0,40%, potrebbero avere sulla redditivià delle banche. “Stiamo analizzando l’impatto che i tassi negativi hanno sulla redditività delle banche” dell’area euro, ha detto, lasciando presagire magari nuovi annunci nel corso delle prossime riunioni del Consiglio direttivo.

In una nota recente Barclays aveva ipotizzato l’eventuale decisione della Bce di “aggiustare la forward guidance sui tassi di interesse, in concomitanza con la scadenza della formulazione attuale”, facendo magari una distinzione tra il tasso di rifinanziamento (che al momento è pari a zero) e il tasso sui depositi, che invece è negativo, pari a -0,4%.

La Bce, recitava la nota di Barclays, potrebbe magari aprire “la porta a un intervento che renderebbe meno negativo il tasso sui depositi (alzandolo, dunque)”, allo stesso tempo segnalando “la volontà (di Francoforte) di far rimanere i tassi di rifinanziamento a zero per più tempo”.

Draghi non si è sbottonato su questo punto. Ma certo l’esame di come i tassi negativi starebbero pesando sulla redditività delle banche è in atto. E il numero della Bce è noto per aver riservato spesso grandi sorprese ai mercati.

In sintesi, anche oggi è stata confermata la natura da colomba della Bce. La politica monetaria accomodante è ancora necessaria, ha detto il banchiere italiano, in un contesto di “crescita” dell’Eurozona “più lenta”, determinata da fattori domestici, ma anche da rischi esterni come la minaccia di politiche commerciali improntate al protezionismo e la “vulnerabilità dei mercati emergenti”. Fattori geopolitici, uniti a queste minacce, confermano i rischi al ribasso per l’economia dell’area euro.

E’ vero che si ravvisa un “aumento dei salari”, a sostegno delle pressioni inflazionistiche. Ma per Draghi le misure a sostegno dell’economia dell’Eurozona sono ancora necessarie.