Bce day: Lagarde taglia ancora i tassi. Radar su nuove stime
La Banca centrale europea (Bce) taglia ancora una volta i tassi in questo 2024. Nell’ultimo meeting dell’anno l’isituto guidato da Christine Lagarde ha confezionato un nuovo taglio del costo del denaro di 25 punti base, una decisione che ha rispecchiato le attese del mercato. L’attenzione del mercato ora si concentrerà sulle parole di Christine Lagarde, presidente Bce, ma anche sulle nuove proiezioni economiche.
“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. In particolare, la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”, si legge nella nota ufficiale della Bce.
Vediamo ora nel dettaglio cosa dice il comunicato ufficiale della Bce, appena pubblicato.
Le decisioni ufficiali della Bce: ecco una sintesi
Poco dopo le 14:15, come di consueto, la Bce ha pubblicato il nuovo comunicato che contiene le nuove decisioni di politica monetaria dell’eurozona. Nel dettaglio, il Consiglio direttivo ha tagliato di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,00%, al 3,15% e al 3,40%, con effetto dal 18 dicembre 2024.
Il board guidato da Lagarde “è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. Inoltre, spiega ancora il comunicato, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.
“Nel complesso, rimangono le aspettative di una prosecuzione del trend di riduzione dell’inflazione in presenza di fattori quali: la stagnazione economica della Germania, la modesta crescita di Francia e Italia, i minimi da fine 2021 della quotazione del petrolio, la precarietà del lavoro nonostante il basso tasso di disoccupazione – segnala Sonia Ceramicola, Co-fondatore dell’ente di ricerca e formazione finanziaria Teseo -. Quindi, al momento, non si registrano segnali che possano suggerire la necessità di modificare la composizione dei portafogli, inserendo strumenti finanziari a protezione dell’inflazione. Possiamo dire che, nel contesto attuale, i mercati finanziari mantengono una impostazione che favorisce i listini azionari e le obbligazioni a tasso fisso
Le nuove stime sotto la lente
Sotto la lente anche le nuove stime economiche. In particolare, gli esperti della Bce si attendono ora una ripresa economica più lenta di quanto indicato nelle proiezioni di settembre. Nonostante l’aumento della crescita registrato nel terzo trimestre di quest’anno, gli indicatori basati sulle indagini congiunturali segnalano una contrazione nell’attuale trimestre. Nel dettaglio, le proiezioni degli esperti indicano una crescita economica dello 0,7% nel 2024, dell’1,1% nel 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. La ripresa prevista è riconducibile principalmente all’incremento dei redditi reali, grazie al quale le famiglie dovrebbero poter effettuare maggiori consumi, e all’aumento degli investimenti delle imprese. Nel corso del tempo, il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbe sostenere una crescita della domanda interna.
Dalla Bce mettono in evidenza che il processo disinflazionistico è ben avviato. Secondo le stime, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,1% nel 2027, anno dell’entrata in vigore del sistema ampliato di scambio di quote di emissione dell’UE. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,9% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e 2027.
Trump e le questioni sul tavolo per il 2025
L’attenzione degli investitori si concentrerà sull’eventualità che il Consiglio direttivo ci aggiorni sulla sua tabella di marcia per il 2025. è di questo parere di Gordon Shannon, portfolio manager di TwentyFour Asset Management, secondo il quale la Bce è in bilico tra l’aspettativa che l’inflazione si riduca rapidamente all’obiettivo del 2% con la moderazione dell’inflazione dei servizi e le pressioni inflazionistiche derivanti dall’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità e dall’indebolimento dell’euro.
Secondo l’esperto, è fondamentale che la Bce mantenga aperte le sue opzioni per quanto riguarda la reazione ai potenziali dazi di Trump. “In combinazione con le situazioni economiche già deteriorate di Francia e Germania, i governi potrebbero tentare di mitigare una guerra commerciale con stimoli fiscali, alimentando così l’inflazione – aggiunge Shannon -. La Bce non può quindi saltare subito all’offerta di indicazioni prospettiche e continuerà a dipendere dai dati. Tuttavia, è possibile che la Bce moderi la sua descrizione di mantenere l’attuale politica “sufficientemente restrittiva”, riconoscendo la necessità di un maggiore allentamento”.
(In fase di scrittura)