Bce, cruccio inflazione: Lagarde e colleghi prudenti sui tagli dei tassi
Diversi funzionari della Bce sono intervenuti negli ultimi giorni, inclusa la presidente Lagarde, esprimendo le loro posizioni sulle tempistiche dei tagli dei tassi di interesse. Ecco un resoconto delle loro dichiarazioni e l’impatto sui mercati.
- Schnabel: “Pericoloso ridurre prematuramente i tassi”
- Lagarde: “Rischio decisione affrettata”
- “Lagarde: stipendi motore dell’inflazione”
- Nagel: “Peggio tagliare presto che tardi”
- Villeroy: “Meglio tagliare tassi in maniera graduale”
- Le posizioni di de Cos, Vujcic e de Guindos
- Prevale la cautela su tagli tassi Bce
- Rendimenti e proiezioni dei trader sui tassi
Schnabel: “Pericoloso ridurre prematuramente i tassi”
L’ultima in ordine di tempo è stata Isabel Schnabel. La funzionaria tedesca ha messo in guarda contro una riduzione prematura dei costi di finanziamento, citando il rischio di una risalita dell’inflazione. Per Schnabel, la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva finché la Bce non avrà la certezza che la crescita dei prezzi stia tornando stabilmente verso il target di medio termine del 2%.
“Per evitare una politica stop-and-go simile a quella degli anni ’70, dobbiamo essere cauti e non modificare prematuramente la nostra posizione”, ha dichiarato l’esponente del Consiglio direttivo.
Schnabel ha anche discusso l’impatto del calo della produttività sull’inflazione, affermando che “la crescita persistentemente bassa, e persino negativa, della produttività aggrava gli effetti che l’attuale forte crescita dei salari nominali ha sui costi unitari del lavoro per le imprese. Questo aumenta il rischio che le aziende trasferiscano i costi salariali più elevati sui consumatori, ritardando potenzialmente il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%”.
Lagarde: “Rischio decisione affrettata”
Le osservazioni di Isabel Schnabel ricalcano quelle della presidente Christine Lagarde, intervenuta nella giornata di ieri a Bruxelles.
La numero uno della Bce ha posto l’accento sul pericolo legato a “decisioni affrettate” sui tagli dei tassi, sostenendo che al momento non ci sono prove sufficienti per affermare che l’inflazione dell’area euro stia tornando in maniera sostenibile al target.
“L’ultima cosa che vorrei è una decisione affrettata, per poi vedere l’inflazione salire nuovamente ed essere costretti a adottare ulteriori misure”, ha spiegato, sottolineando che servono maggiori garanzie, anche se la disinflazione è destinata a continuare gradualmente nel 2024.
“Lagarde: stipendi motore dell’inflazione”
In particolare, Lagarde ha individuato gli stipendi come “un motore sempre più importante della dinamica dell’inflazione nei prossimi trimestri”.
Anche se gli strumenti di monitoraggio dei pagamenti della Bce continuano a segnalare forti pressioni, gli accordi indicano comunque una stabilizzazione nell’ultimo trimestre del 2023. “Le pressioni salariali nel 2024 dipenderanno soprattutto dall’esito dei cicli di trattative in corso o imminenti che interesseranno un’ampia quota di dipendenti dell’area euro” nei prossimi mesi.
Nel frattempo, il contributo all’inflazione dei profitti aziendali ha continuato a diminuire, suggerendo che gli aumenti salariali “sono almeno in parte tamponati dai margini di profitto”.
Nagel: “Peggio tagliare presto che tardi”
Le parole di Lagarde sono arrivate dopo quelle del ‘falco’ Joachim Nagel, secondo cui la storia suggerisce come sia peggio allentare la politica monetaria troppo presto che troppo tardi, poiché comporta “un prezzo finale più alto in termini economici“.
Secondo il presidente della Bundesbank, “i numeri stanno andando nella giusta direzione, ma i dati non sono ancora dove vorremmo essere”. Nagel non ha comunque messo in discussione il raggiungimento del target del 2%, anche se bisognerà verosimilmente attendere il 2025.
Un taglio prima di giugno, secondo il membro tedesco della Bce, è improbabile, mentre i dati sull’inflazione statunitense più forti del previsto mostrano come non sia il caso di abbassare la guardia, come hanno dimostrato anche gli ultimi numeri sui prezzi al consumo dell’eurozona.
Villeroy: “Meglio tagliare tassi in maniera graduale”
Più tiepida la posizione di François Villeroy de Galhau. Per il governatore della banca centrale francese, la Bce non dovrebbe aspettare troppo a lungo per tagliare i tassi e il rischio di agire troppo tardi è concreto “almeno” quanto quello di intervenire troppo presto.
Villeroy sottolinea che la Bce ha tre gradi di libertà nelle sue decisioni, relativi a quando abbassare i costi di finanziamento, quanto velocemente e in che misura.
“Avere questi tre gradi di libertà può essere un altro argomento per non ritardare eccessivamente il primo taglio”, ha detto Villeroy. “Non è questione di affrettarsi, ma agire in modo graduale e pragmatico può essere preferibile piuttosto che decidere troppo tardi e doversi poi adattare eccessivamente”.
Villeroy ha anche affermato che i dati sui salari sono utili, ma arrivano con un certo ritardo, motivo per cui i politici dovrebbero tenere conto anche di indicatori più lungimiranti. Intanto, in Francia si comincia a osservare un rallentamento negli aumenti delle retribuzioni nominali.
Per l’esponente francese del Consiglio direttivo, una volta che la Bce sarà sicura di raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2% entro il 2025, dovrebbe anche scegliere una traiettoria di tagli dei tassi che danneggi il meno possibile l’attività economica. “Non credo che il rettilineo finale sarà per sua natura più difficile”, ha chiuso Villeroy, aggiungendo che “la tendenza alla disinflazione è generale”.
Le posizioni di de Cos, Vujcic e de Guindos
Fra gli altri, è intervenuto lo spagnolo Pablo Hernandez de Cos, affermando che “c’è ancora un po’ di tempo per tagliare i tassi”. L’italiano Fabio Panetta ha affermato invece che l’allentamento della politica monetaria dovrà avvenire presto.
“Siamo pazienti, vediamo cosa dicono i dati, poi potremo decidere quando iniziare”, ha dichiarato il governatore della banca centrale croata, Boris Vujcic. “Per l’economia in generale, se questo accade un mese o due dopo, non significa molto”.
Infine, il vicepresidente Luis de Guindos ha sostanzialmente confermato quanto detto da Christine Lagarde, chiedendo ulteriori prove che l’inflazione stia tornando al suo obiettivo prima di iniziare ad allentare in sicurezza la politica monetaria.
Prevale la cautela su tagli tassi Bce
Nel complesso, la maggioranza dei funzionari della Bce sembra dunque preferire una posizione cauta. Le ‘colombe’ dell’istituto sono preoccupate per un eventuale taglio tardivo, in un contesto di rapida disinflazione e di debolezza della crescita dell’eurozona.
Gli ultimi dati sul Pil, relativi al quarto trimestre, hanno evidenziato un’economia stagnante rispetto al periodo precedente, in cui si era contratta dello 0,1%. Le stime aggiornate della Commissione europea indicano un +0,8% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe calare al 2,7% quest’anno e al 2,2% nel 2025.
Anche alla luce di queste proiezioni, alcuni responsabili spingono per un taglio dei tassi già ad aprile, ma la maggior parte preferisce aspettare (oltre alle stime aggiornate) i dati su salari e stipendi, che saranno disponibili solo in seguito, spostando il focus sul meeting di giugno.
Rendimenti e proiezioni dei trader sui tassi
Nel complesso, questa settimana i rendimenti dei Bund tedeschi sono rimasti all’incirca in area 2,38% mentre i Btp sono scesi di 10 bp al 3,86%. Di conseguenza, lo spread Btp-Bund si è contratto di circa 10 bp, scendendo sotto i 150 bp per la prima volta da marzo 2022.
I mercati monetari attualmente scontano almeno quattro tagli dei tassi da 25 punti base ciascuno nel corso del 2024, con la probabilità di una riduzione già entro aprile limitata al 48%, mentre per giugno un intervento è pienamente scontato. Anche gli economisti intervistati da Bloomberg stimano quattro tagli, come emerge dal grafico sottostante.
Per Francesco Pesole, Forex Strategist di ING, “i mercati hanno ragione a scontare un primo taglio a giugno, ma stanno sopravvalutando l’entità dell’allentamento totale, che prevediamo sarà di 75 pb”.