Bce: criteri accantonamento Npl più severi dal 2018, giù le banche. Conseguenze su costo credito per Pmi
Bad news per il settore bancario questa mattina. Dal 1 gennaio del 2018 entreranno in vigore criteri di accantonamento più severi per quanto riguarda i nuovi crediti deteriorati degli istituti del Vecchio Continente. E’ il nuovo diktat della Banca Centrale Europea che questa mattina ha azzoppato le performance borsistiche degli istituti di credito di mezza Europa.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters questa mattina, Francoforte chiederà agli istituti di credito della zona euro di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati di nuova classificazione a partire dal prossimo primo gennaio.
Il provvedimento è contenuto nella bozza dell’addendum alle nuove linee guida sulla gestione dei Non performing loan (Npl). Il documento recita come segue: “la copertura totale sui crediti deteriorati non garantiti deve avvenire nell‘arco di due anni, quella sui crediti garantiti entro sette. Si prevede inoltre che le banche motivino di fronte alle autorità di vigilanza qualsiasi scostamento rispetto alla nuova guidance. In base alle spiegazioni delle singole banche, la Bce valuterà se sarà necessario prendere ulteriori misure sulla supervisione”.
Per buona sorte degli istituti (in particolare quelli italiani, ndr), la nuova misura non interessa i crediti deteriorati pari a quasi 1.000 miliardi di euro attualmente già nei bilanci bancari, su cui la Bce potrebbe presentare provvedimenti specifici entro la fine del primo trimestre dell‘anno prossimo.
Secondo Equita Sim “se la regola fosse stata applicata anche allo stock esistente, avrebbe un impatto significativo sui bilanci, talmente significativo che ci sembra molto improbabile la sua implementazione”.
Collasso banche, pressione spread su periferici
La notizia questa mattina è rimbalzata immediatamente nelle sale operative ed ha seminato panico fra gli investitori. Stamane all’apertura delle Borse i titoli bancari hanno subito gravi scossoni ribassisti. Secondo un trader interpellato d Borse.it “questo provvedimento potrebbe essere deleterio per le banche italiane, soprattutto quelle già focalizzate sulla pulizia dei bilanci in quanto potrebbe indurre a smaltire gli asset problematici con maggior fretta correndo il rischio di attuare non tanto una cessione, quanto una svendita”.
Per gli esperti di Equita Sim le nuove misure sarebbero deleterie per le Pmi in quanto queste ultime “vedrebbero salire il costo del credito unsecured in modo significativo”. Inoltre, recita l’analisi della Sim milanese: “essendo uguale per tutti i Paesi (la normativa,ndr), non tiene conto della diversa durata delle procedure concorsuali. Se passasse questa linea sarebbe un ulteriore incentivo a dare in outsourcing il recupero crediti e cedere Npl”.
Ecco gli istituti più colpiti a Piazza Affari: Banco BPM, -3,63% a 3,34 euro, UBI Banca, -3,22% a 4,38 euro, BPER Banca, -3% a 4,97 euro. Tengono, in linea con i ribassi del FTSE Mib, UniCredit, -1,79% a 17,52 euro, e Intesa Sanpaolo, -0,80% a 2,96 euro.
Nel frattempo nel Vecchio Continente le maggiori ricadute si avvertono a Madrid, ove pesa anche l’eco dei fatti relativi al referendum catalano. L’Ibex arretra di oltre due punti, zavorrato dal -4,3% di Caixabank, -3,97% del Banco Sabadell e dal -3,88% di Bankia. Tonico il Dax, tipicamente meno immune alle dinamiche del settore in quanto sul listino preponderano titoli industriali.
Spread in rialzo per i periferici. L’insieme degli elementi citati nell’analisi ha determinato uno spostamento d’interesse verso il Bund, con contestuale salita dei prezzi e calo dei rendimenti sulla carta teutonica. In apertura di seduta il differenziale fra Btp e Bund per la scadenza decennale ha toccato un massimo dal giugno scorso, per poi assestarsi in area 182 punti base.