Notizie Notizie Italia Bankitalia: rivede al rialzo Pil 2023 ma abbassa stime sul biennio 2024-25

Bankitalia: rivede al rialzo Pil 2023 ma abbassa stime sul biennio 2024-25

16 Giugno 2023 16:33

Bankitalia ha reso note le proiezioni macroeconomiche aggiornate per l’Italia per l’orizzonte temporale 2023-2025. Le stime sono state elaborate dagli esperti di Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. Un quadro più dettagliato verrà fornito nel Bollettino economico in uscita il prossimo 14 luglio.

I presupposti sottostanti alle stime di Banca d’Italia

Lo scenario delineato da Bankitalia presuppone che le tensioni connesse con il conflitto in Ucraina non comportino ulteriori difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime. Pertanto, coerentemente con questa view, i prezzi delle commodities sono previsti pressoché stabili fino al 2025, su livelli nettamente più contenuti di quelli del 2022.

Per contro, il quadro macroeconomico risente degli effetti di condizioni monetarie e creditizie più restrittive per imprese e famiglie, in scia all’inasprimento della Bce che continua ad alzare i tassi per contrastare l’inflazione ancora troppo elevata.

Lo scenario incorpora le misure contenute nel “Decreto Lavoro” e tiene conto degli interventi finanziati nell’ambito del programma Next Generation EU, sulla base dell’ultimo aggiornamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Crescita modesta per il Pil nel triennio

Le proiezioni sul Pil indicano una crescita dell’1,3% nel 2023, seguita da un +1,0% nel 2024 e un +1,1% nel 2025. Il tutto, dopo il +3,8% registrato nel 2022.

Dopo la forte ripresa nel primo trimestre del 2023 (+0,6%), è prevista infatti una crescita più contenuta nel resto del triennio di previsione, per via degli effetti determinati del peggioramento delle condizioni di finanziamento.

Rispetto alle proiezioni pubblicate in gennaio, la crescita del Pil è stata rivista al rialzo nel 2023 (da +0,6%), grazie a un andamento migliore delle attese nel primo trimestre, e al ribasso nel biennio 2024-25 (dal +1,2% precedentemente stimato per entrambi gli anni), principalmente per via di un più forte deterioramento delle condizioni finanziarie.

Le stime su consumi, investimenti e commercio

In forte rallentamento anche i consumi delle famiglie. Dal +4,6% del 2022 si passa infatti al +1,3% del 2023, al +1,2% nel 2024 e al +1,1% nel 2025. Le precedenti stime indicavano rispettivamente un +1,6%, un +0,7% e un +0,9%.

Dopo la caduta registrata alla fine dello scorso anno, i consumi delle famiglie sono attesi espandersi in misura più contenuta e a ritmi simili a quelli del Pil.

In frenata anche gli investimenti (da +9,7% del 2022 a +3% del 2023, 0% del 2024 e +0,9% del 2025), frenati nel settore privato dal rialzo dei costi di finanziamento e da condizioni più rigide di accesso al credito; per contro, aumenterebbe l’impulso derivante dalla componente pubblica, grazie agli interventi del PNRR.

Per quanto riguarda le esportazioni è previsto un +1,7% quest’anno, un +2,8% l’anno prossimo e un +2,7% nel 2025, tassi in linea con l’andamento della domanda estera. Le importazioni crescerebbero in misura inferiore (-0,1% nel 2023, +2,1% nel 2024 e +2,4% nel 2025) per via della debolezza della domanda per investimenti in beni strumentali, caratterizzati da un elevato contenuto di prodotti importati. Il contributo alla crescita del prodotto ascrivibile alla domanda estera netta rimarrebbe positivo nel triennio di previsione.

Mercato del lavoro: disoccupazione in calo

Nel mercato del lavoro, il numero di ore lavorate, aumentate in misura significativa nel primo trimestre, continuerebbe a crescere nel resto del triennio 2023-25 a ritmi inferiori a quelli del prodotto (+2% quest’anno e +0,5% negli altri due anni di orizzonte temporale); il numero di occupati aumenterebbe in misura più contenuta (+1,4% nel 2023, +0,3% nei due anni successivi).

Il tasso di disoccupazione scenderebbe leggermente portandosi al 7,7% quest’anno e al 7,6% tra 2024 e 2025.

Inflazione rivista al ribasso

L’inflazione al consumo, secondo le stime, sarebbe pari al 6,1% nella media di quest’anno e diminuirebbe al 2,3 il prossimo e al 2,0 nel 2025. Tale discesa rifletterebbe principalmente il netto ridimensionamento del contributo delle componenti più volatili, connesso con la riduzione dei prezzi delle materie prime.

L’inflazione di fondo rimarrebbe ancora elevata nel corso di quest’anno (4,6%), per ridursi nel prossimo biennio (2,4% e 2%), coerentemente con una trasmissione graduale dei minori costi dell’energia.

Rispetto alle previsioni pubblicate in gennaio, l’inflazione al consumo è stata rivista al ribasso quest’anno e il prossimo per circa 0,3 punti percentuali, principalmente per la discesa dei corsi energetici, più rapida di quanto ipotizzato allora.

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L’incertezza rimane elevata

Banca d’Italia precisa che le proiezioni sono circondate da un’incertezza elevata, con rischi per la crescita orientati prevalentemente al ribasso.

I rischi sono connessi prevalentemente al conflitto in Ucraina, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese, all’evoluzione dell’attività economica globale e alla restrizione monetaria in atto nelle economie avanzate, con possibili riflessi sulla domanda dall’estero di beni e servizi italiani.

Nel nostro paese il prodotto potrebbe inoltre essere frenato da un più forte irrigidimento delle condizioni di offerta del credito. I rischi per l’inflazione sono bilanciati.

Le proiezioni per l’area dell’euro

Ricordiamo che ieri la Bce ha alzato i tassi di 25 punti base e che la presidente Christine Lagarde ha dato come “molto probabile” un’ulteriore stretta a luglio. L’istituto ha anche diffuso le proiezioni macroeconomiche di giugno per l’eurozona, prevedendo che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

Gli esperti hanno rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, a causa dei passati aumenti inattesi e delle implicazioni del vigore del mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione. Nel 2023 l’inflazione core si collocherebbe quindi al 5,1%, per poi ridursi al 3,0% nel 2024 e al 2,3% nel 2025.

Infine, la Bce ha rivisto lievemente al ribasso le proiezioni per l’espansione economica per quest’anno e il prossimo, indicando ora un tasso di crescita del Pil dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025.