Da Bank of Japan schiaffo anche a BTP e Treasuries Usa
La Bank of Japan (BoJ) sciocca i mercati, annunciando una mossa che viene interpretata come “hawkish”.
Gli analisti di Mps Capital Services hanno spiegato cosa è successo oggi a Tokyo e l’effetto domino che sta colpendo in queste ore l’azionario e l’obbligazionario mondiali.
“La giornata si è aperta con la sorpresa arrivata dalla BoJ che ha allargato la banda di oscillazione sul decennale da 25pb a +/-50pb – si legge nella nota odierna degli esperti – Ufficialmente si tratta di una scelta per migliorare l’efficienza del mercato, ma di fatto è stata interpretata dal mercato come l’inizio della fine del controllo della curva dei rendimenti (YCC) e prodromico ad un possibile rialzo dei tassi nel 2023 dopo la fine del mandato del governatore Kuroda (per aprile gli OIS prezzano 10pb di rialzo, seguito da ulteriori 25 pb di rialzi nel corso dell’anno)”.
“La reazione sui mercati finanziari globali non si è fatta attendere, con il forte rialzo dei rendimenti governativi giapponesi (il decennale è salito da circa 0,25% a oltre 0,40% costringendo la BoJ ad un’asta non programmata sui JGB) che si sta ripercuotendo anche su quelli globali, rally dello yen e debolezza delle borse. Il tutto nonostante Kuroda abbia cercato di smorzare i toni in conference call dichiarando che la mossa non è equivalente ad un rialzo dei tassi e che è troppo presto per considerare un’exit strategy o una modifica di politica monetaria”, spiega Mps Capital Services.
Da Bank of Japan schiaffo anche a BTP
Immediata la reazione dei titoli di stato Usa e dell’Eurozona.
I tassi dei BTP a 10 anni, già reduci dallo shock firmato Bce, sono saliti ancora stamattina, stando alle rilevazioni di Bloomberg, fino a +8 punti base al 4,45%, mentre i rendimenti a due anni sono balzati di 5 punti base al 3,173%.
I tassi dei bond sovrani spagnoli sono avanzati anch’essi di 8 punti base al 3,37%, mentre i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni della Grecia hanno messo a segno un incremento di 6 punti base, al 4,403%.
Da notare come i tassi dei BTP rimangano superiori, ancora, ai rendimenti dei bond ellenici.
Così Mps Capital Services:
“E’ proseguita anche ieri la fase di repricing sul comparto dei bond governativi post Banche centrali, con il movimento di rialzo dei rendimenti che per il momento non riesce a trovare una pausa. Questa mattina, la decisione a sorpresa della BoJ sta amplificando il movimento, con il tratto a lungo termine che risulta essere quello maggiormente penalizzato. Il tutto si sta traducendo in uno steepening delle curve sia in Eurozona che negli Usa”.
Riguardo in particolare all’area euro e ai BTP, “nel frattempo, dal fronte BCE proseguono le dichiarazioni a conferma dell’atteggiamento restrittivo emerso nell’ultima riunione. Il Presidente della Bundesbank, Nagel, ha sottolineato che la strada per raggiungere l’obiettivo d’inflazione è ancora lunga e che ulteriori rialzi da 50pb saranno necessari in futuro”, mentre “sul fronte macro, buone notizie sono giunte dai prezzi alla produzione tedesca di novembre che sono scesi per il secondo mese consecutivo (-3,9% m/m), con il dato tendenziale che è sceso ai livelli minimi da febbraio scorso (28,2% a/a). Tuttavia i prezzi dell’elettricità sono tornati a salire nell’ultimo mese, il che potrebbe frenare il rallentamento in atto nel corso del prossimo mese”.
Salgono anche i rendimenti dei Treasuries Usa, con quelli decennali in rialzo fino a +7 punti base al 3,7528%, e i tassi a trent’anni balzati di 9 punti base al 3.7145%.
Forex: fiammata yen su euro e dollaro
Inevitabile anche l’effetto Bank of Japan sul mercato del forex.
Grande protagonista lo yen.
Gli analisti di Mps Capital Services hanno fatto notare che “la mossa della BoJ ha portato stamattina ad un forte apprezzamento dello yen con il cambio vs euro che sta provando a forzare l’area di resistenza tra 140.69 e 140.11 (rispettivamente supporto statico e media mobile a 200gg)”.
Lo yen è balzato subito di quasi il 3% fino a quota JPY 133 nei confronti del dollaro Usa, accelerando il recupero degli ultimi giorni dai valori minimi degli ultimi 32 anni.
Vale la pena riassumere quando accaduto oggi in Giappone.
Con quello che è stato il suo ultimo atto del 2022, la BoJ ha annunciato di aver lasciato il costo del denaro invariato a -0,1% ma di aver apportato anche una modifica al YCC (Yield Curve Control), ovvero allo strumento di controllo della curva dei rendimenti.
Di fatto, la banca centrale del Giappone ha aumentato il range di oscillazione dei tassi dei titoli di stato del Giappone, dalla precedente forchetta compresa tra -0,25% e 0,25% alla nuova banda, compresa tra il -0,5% e il +0,5%.
Questo significa che la banca centrale del Giappone permetterà ai tassi di lungo termine di salire da 25 punti base (il precedente limite fissato con la politica YCC) a 50 punti base, il limite annunciato oggi.
Da Kuroda & Co anche più QE (snobbato)
Ma le novità dal Giappone non finiscono qui.
Se innalzare il limite del range di oscillazione a 50 punti base è una mossa da falco, sicuramente non lo è l’annuncio relativo al QE-Quantitative easing (che in Giappone continua a persistere, a fronte di un Quantitative Tightening che, dopo la Fed di Jerome Powell, sarà avviato a breve anche dalla Bce):
La BoJ ha annunciato infatti che aumenterà gli acquisti dei titoli di stato made in Japan fino a 9 trilioni di yen al mese, nel periodo compreso tra gennaio a marzo del 2023.
Quest’ultima è una mossa chiaramente dovish, che arriva tra l’altro in un momento in cui si apprende che, per la prima volta in assoluto, il valore di mercato dei debiti sovrani parcheggiati nel portafoglio della Bank of Japan ha superato la soglia del 50% dei titoli di stato in circolazione.
Ma non è al bazooka QE made in Japan ulteriormente rafforzato che i mercati finanziari globali stanno guardando, quanto alla possibilità che la Bank of Japan si prepari a diventare più hawkish.
La borsa di Tokyo – direttamente interessata – ha visto l’indice Nikkei 225 chiudere in calo del 2,5%.
I tassi dei titoli di stato del Giappone con scadenza a 10 anni sono balzati allo 0,46%, al valore più alto dal 2015.
Bank of Japan: parole Kuroda rimangono dovish
Dal canto suo, nel notare il deterioramento del funzionamento del mercato dei bond, la Bank of Japan di Kuroda ha annunciato di fatto di prevedere che la revisione dell’YCC “rafforzerà la sostenibilità della politica monetaria accomodante”.
Dalla frase emerge come Kuroda non voglia affatto apparire, di colpo, più hawkish, in vista del suo addio dalla carica di governatore della banca centrale, nell’aprile del 2023. Non per niente, il governatore ha ripetuto il mantra “Non esiteremo ad allentare ulteriormente la politica monetaria in caso di bisogno”, sottolineando di ritenere che la crescita dell‘inflazione si smorzerà nel secondo semestre del 2023 e che ci vorrà del tempo prima di raggiungere, in modo sostenibile, il target sull’inflazione.
Ma è vero anche che il tonfo dello yen di quest’anno ha fatto scattare l’alert diverse volte tra gli stessi esponenti della Bank of Japan, che non potevano più essere ignorati.
Il crollo dello yen preoccupa da parecchio, anche perchè il Giappone è un importatore di materie prime, e l’impennata dei prezzi delle commodities scatenata dalla guerra in Ucraina ha messo in difficoltà le aziende giapponesi, alle prese con l’aumento dei costi.
L’inflazione core del Giappone ha superato inoltre il target del 2% della Bank of Japan per sette mesi consecutivi, salendo al record degli ultimi 40 anni, al 3,6%, nel mese di ottobre.
Un segnale, Haruhiko Kuroda, lo doveva dare, almeno sulla sua intenzione di blindare lo yen.
Bisognerà vedere a questo punto, se le conseguenze dei suoi annunci si dimostreranno sostenibili nel tempo. E quali saranno le ripercussioni a livello mondiale.