Banche venete, pressing Padoan su Intesa e UniCredit per comprarle o iniettare nuovi fondi
Prendere ispirazione dal caso Banco Popular, salvato in extremis con la sua acquisizione da parte di Santander. Al prezzo simbolico di 1 euro. La soluzione spagnola ha evidentemente ispirato il governo italiano, che starebbe facendo pressing sulle banche italiane in generale per salvare dal bail-in i due istituti veneti, Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Secondo il Gazzettino, come si legge nell’articolo scritto da Maurizio Crema, “spunta l’ultima ipotesi di salvataggio, che è un ritorno alle origini. Ovvero che Popolare Vicenza finisca a Unicredit e Veneto Banca a Intesa“.
Altre indiscrezioni stampa riportano che sia il premier Gentiloni che il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan avrebbero chiesto a Carlo Messina e Jean-Pierre Mustier, rispettivamente AD di Intesa SanPaolo e UniCredit, di agire per salvare le due banche.
E nelle ultime ore La Repubblica ha segnalato che Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa, avrebbe anche mostrato una certa apertura all’opzione di iniettare fondi ai due istituti, prima che avvenga la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato. La condizione, tuttavia, è che anche altre banche italiane facciano lo stesso.
D’altronde, nei giorni scorsi, Messina aveva ripetutamente affermato di aver fatto già la sua parte, iniettando capitali nel fondo Atlante, azionista di maggioranza delle due banche.
Il Sole 24 Ore scrive che l’apertura sarebbe arrivata da alcuni banchieri italiani in particolare. Anche perchè, sia in caso di bail-in che di liquidazione (nelle ultime ore è emersa l’opzione di liquidazione ordinata), stando a quanto ha ricordato il Tesoro, “l’onere a carico del sistema sarebbe superiore ai 10 miliardi da iniettare obbligatoriamente attraverso il Fondo di risoluzione”.
Banco Popular dunque come fonte di ispirazione per le banche venete, a dispetto della nota diramata dagli analisti di Abn Amro che hanno frenato gli entusiasmi di chi già pensava a una possibile soluzione spagnola per il dossier delle venete. Così la nota degli esperti:
“L’accordo (con cui Santander si prepara ad acquistare Banco Popular) è facilitato dal fatto che Banco Popular è una banca abbastanza solida da trovare acquirenti. Di interesse è stato soprattutto il suo libro prestiti, e la diversificazione in Portogallo. Ciò è stato essenziale e ha permesso che l’accordo potesse essere concluso senza il bisogno di un’assistenza da parte dello Stato. Tuttavia, in Italia, le banche venete non presentano una posizione equivalente a Banco Popular in termini di bilancio. E sembrerebbe anche che le grandi banche italiane non abbiano alcuna intenzione di rilevare gli istituti senza un intervento dello stato italiano, né attraverso il fondo Atlante, né con un altro meccanismo”.
Ma evidentemente il governo italiano vuole tentare la carta spagnola. Bisognerà vedere però che ruolo vorranno davvero ricoprire le banche italiane e soprattutto, se l’Unione europea sarà d’accordo. D’altronde, la fretta di trovare nuovi investitori che siano disposti a salvare le due banche dal bail-in deriva proprio da quel diktat con cui Bruxelles ha chiesto agli istituti di trovare altri finanziamenti per 1,2 miliardi di euro da capitale esclusivamente privati, prima di un’eventuale ricapitalizzazione precauzionale. E, finora, quei soldi non si sono trovati.
Ma nel caso di una soluzione spagnola, che fine farebbero i risparmiatori delle due venete? A salvarsi, come nel caso di Banco Popular, sarebbero i correntisti. Ma non gli azionisti e i detentori di obbligazioni subordinate. E di fatto ieri i bond subordinati del Banco Popular sono crollati fino a -90%.