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Banche Usa, Kairos: fuga depositi, altro che crisi 2008

28 Marzo 2023 13:44

Kairos commenta crisi banche Usa ed Europa. Le conseguenze su economia e investimenti

Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, commenta l’attualità dei mercati, reduci da settimane in cui grande protagonista è stata la crisi delle banche di Usa ed Europa.

Di seguito il commento:

Le ultime tre settimane sono state parecchio turbolente con due weekend consecutivi di interventi prima in USA e poi in Svizzera, con i mercati che hanno cambiato la view in misura repentina a seconda degli eventi.

L’effetto combinato di tutti questi fattori è stato di sicuro efficace nel fare stornare i tassi, in USA ad esempio si è registrato un reset estremamente violento con il tasso 2 anni che è passato da un livello sopra il 5% al 3,7%.

Movimenti simili, ma meno violenti, si sono registrati in Europa, mentre l’azionario è da novembre che si muove almeno sull’indice SPX solo tra +5 e -5% dal livello medio di 4000.

In Europa la settimana scorsa vi è stato un iniziale rimbalzo violento dopo l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS con molteplici rassicurazioni da parte della BCE e altre autorità.

I bond AT1 o Cocos hanno recuperato parecchie delle perdite e il titolo UBS è salito del 35% in poche ore insieme al settore bancario europeo che ha recuperato il 14%, per poi riperdere tutto quando è rimbalzato negli ultimi 3 giorni della scorsa settimana con il faro puntato, come avevamo previsto e accennato settimana scorsa, sulle banche nordiche per l’alta esposizione al settore immobiliare e a Deutsche Bank vista come un’altra banca esposta alla potenziale recessione in Germania e con un book più esposto delle altre banche al residenziale.

Ci troviamo quindi ancora alle prese con un mercato molto fragile e credo che il forte posizionamento lungo di inizio mese non abbia certo aiutato.

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Tocchio scrive comunque che quella in corso è una crisi di fiducia più che di liquidità e che il panico gioca brutti scherzi.

Deutsche Bank  non è Credit Suisse, ha una raccolta più retail ed è più difficile che possa rapidamente muoversi e le rassicurazioni europee sono state piuttosto chiare.

Anche in USA la situazione non sembra delle migliori, le banche regionali continuano a soffrire dalla forte relazione con l’immobiliare commerciale visto che i due settori sono strettamente legati e le debolezze dell’uno influenzano quelle dell’altro in un circolo vizioso che non permette al mercato di alzare la testa.

Il mercato immobiliare commerciale è un mercato che ha prestiti per quasi 6mila mld$ e il 70% di questi prestiti sono in mano alle banche regionali che si trovano non solo ad avere la fuga dei depositi dopo gli ultimi eventi innescati dalla Silicon Valley Bank, ma anche ad avere delle perdite in gran parte non contabilizzate sul mercato immobiliare in cui si sono liberati diversi affitti di uffici nelle grandi città con percentuali che rasentano il 25% degli affitti nei casi peggiori.

Potete facilmente immaginare come tali perdite possano generare un effetto slavina su tutta la catena appena descritta.

Tali banche regionali hanno avuto la più grande decrescita di depositi mai avuta e il tutto in solo 3 settimane.

Giusto per dare un’idea dell’ammontare stiamo parlando di un importo circa tre volte superiore agli outflows avuti nel periodo 2008/2009 e il tutto in un così breve lasso di tempo.

Questo in USA dove le banche regionali sono estremamente poco regolamentate rispetto alle europee, ma ciò non significa che il settore immobiliare da noi stia facendo molto meglio, visto che la leva del debito utilizzato è alta e con la stretta creditizia si inizia a soffrire.

La BCE è stata il compratore marginale più grande di debito corporate del settore immobiliare negli ultimi 2 anni ed è di gran lunga il settore che ha beneficiato del quantitative easing.

Ora la situazione è cambiata.

Le banche quindi si trovano in meno di un mese da essere il settore più attrattivo per via degli alti tassi e crescita economica ad essere quasi considerate intoccabili.

Il reset valutativo è stato importante ma la difficoltà di avere credito insieme ad un incremento delle probabilità di recessione non sono i presupposti per tornare a credere in un investimento di medio termine.

A marzo penalizzati soprattutto i fondi sistemici macro CTA

Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, prosegue nella sua analisi, ricordando che venerdì terminerà questo interessante mese di marzo che ha pesato sulle performance di diverse categorie di investitori, ma i più penalizzati sono stati la categoria dei fondi sistematici macro CTA che hanno registrato perdite per quasi il 10% in soli 5 giorni, il record assoluto.

Il mese di aprile, tradizionalmente e statisticamente sempre abbastanza positivo, inizierà con un posizionamento e sentiment molto negativo ricordandoci che i mercati spesso tendono a rimbalzare in situazioni simili almeno nel breve termine per poi eventualmente continuare il trend negativo.

Alcuni dati: il posizionamento corto su futures azionari americani è ora il terzo più corto di sempre, il posizionamento sui tech mega cap, i MAGMA è ancora molto basso nonostante i recenti acquisti, i fondi sistematici hanno scaricato molto di azionario nelle ultime tre settimane.

Questo per segnalare che comunque, pur essendo ancora dell’avviso di essere prudenti, non ci dovrà stupire la volatilità dei mercati con qualche possibile rimbalzo tecnico durante il quale sarà opportuno vendere.

Bce e Fed assicurano liquidità, in Usa cancellati 2/3 del QT

Alberto Tocchio mette in evidenza i messaggi che ci stanno dando le banche centrali.

Due settimane fa la BCE aveva alzato i tassi di 50 punti base, settimana scorsa la Fed ha alzato di 25 punti base e hanno alzato ancora sia la Bank of England che la banca nazionale svizzere.

Tutte si continuano a dire preoccupate dall’inflazione ma c’è evidentemente attenzione anche agli ultimi eventi di liquidità.

Dopo 4 punti e 75 di rialzo della Fed in 1 anno e 3 punti e mezzo in 8 mesi da parte della BCE, le cose stanno iniziando a cambiare.

La BCE ha detto di essere pronta ad intervenire per preservare la stabilità finanziaria, la FED ha annunciato oltre alle diverse misura di liquidità anche delle linee di credito swap per facilitare il funding delle banche.

Sono mosse che richiamano una situazione da 2008 e che nel caso della Fed hanno fatto rialzare il suo bilancio di quasi 400mld$ nelle ultime 4 settimane cancellando di fatto 2/3 del quantitative tightening iniziato l’anno scorso.

Un po’ disarmante ma del resto vale il discorso che abbiamo fatto nelle ultime settimane, le banche centrali sono tornate ad essere ostaggio dei mercati e il mercato inizia a prezzare nuovamente dei possibili tagli già per quest’anno facendo passare le curve dei bonds dall’inversione record a un irripidimento, lo steepening, un fenomeno che ancora di più tende ad anticipare la recessione di 7/8 mesi, una fase tradizionalmente complicata per l’azionario che normalmente si indebolisce anticipando la possibile recessione in arrivo.

Banche preferiscono più rimborsare bond che fare prestiti

Quindi ricapitolando, abbiamo ora le banche centrali pronte a garantire ulteriore liquidità al sistema bancario, ma paradossalmente sono le banche stesse che per proteggersi non si espongono più a prestiti facili, non aiutate anche dai livelli più alti dei loro costi di finanziamento come i bond AT1 e fanno quel tightening all’economia reale che porterà inevitabilmente ad una decrescita dell’economia e degli utili per ora non pienamente scontata dall’azionario.

Le banche ora preferiscono fare acquisti del loro debito piuttosto che prestare ad aziende e famiglie.

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L’inflazione ora fa meno paura della stabilità finanziaria e potenziale recessione e lo steepening delle curve quasi sempre preannuncia un periodo più difficile per l’azionario.

Già la settimana scorsa i dati manufatturieri per il mese di marzo in Europa sono usciti sotto le attese con la componente dei nuovi ordini che scende da 11 mesi di fila e il problema non è più l’inflazione o i colli di bottiglia che sono entrambi sui livelli mensili più bassi dall’inizio della pandemia.

Quindi c’è meno attesa per i dati inflattivi europei che usciranno venerdì mentre i numeri che stiamo vedendo in USA ci ricordano che è il 23-esimo mese consecutivo dove il costo della vita è superiore ai salari medi reali e questi dati porteranno inevitabilmente l’inflazione a scendere ma anche il consumo che aveva fino ad ora tenuto bene.

Gli ultimi sondaggi ci dicono che quasi il 75% dei consumatori americani sta riducendo le spese non necessarie in misura significativa, che il 30% di questi sia in USA che Europa deve prendere a prestito per condurre lo stesso stile di vita. Una situazione che porterà inevitabilmente i diversi economisti ad abbassare le stime di crescita del Pil.

Kairos: difficile essere costruttivi sull’azionario

In conclusione, al di là dei sempre possibili rimbalzi tecnici, nel medio termine è difficile essere costruttivi sull’azionario, mentre per i portafogli quest’anno finalmente si ha l’alternativa dei rendimenti decisamente interessanti sull’obbligazionario e money markets.

Sui mercati continuerei ad attendermi una specie di caccia alle streghe per individuare i settori e le aree geografiche più deboli ed esposte ai costi e disponibilità di credito, ora si parla del settore immobiliare commerciale ma non sarà probabilmente l’unico a stime al ribasso per la crescita economica.

Il numero di bancarotte private in US ha già raggiunto un nuovo record, il costo del pagamento del mutuo per la famiglia media americana ha già superato il 50% delle sue entrate, era al 30% prima della pandemia. E tutto ciò porterà prima o poi le famiglie anche a vendere l’azionario per smobilizzare il cash o per reinvestirlo in qualcosa meno volatile e con rendimento interessante come i bond governativi e alcune stime indicano possibili vendite di azionario americano per quasi 800mld$ vendendo, se fosse vero, quanto comperato nell’ultimo anno e mezzo.