Banche: numeri da record per le prime 5 big italiane nel I semestre
Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper chiudono la semestrale con una crescita del margine di interesse del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl secondo cui l’incidenza del margine di interesse sul totale dell’attivo per le prime cinque big italiane, passa dall’1,6% all’1,8%, mentre le commissioni nette registrano una crescita del 6,5%, supportata anche da un incremento della raccolta indiretta nel primo semestre del 5,3%, favorita dal buon andamento dei mercati.
Banche: utile netto di oltre 12 mld di euro per le prime 5 big italiane
Il notevole incremento dei ricavi ha determinato un utile netto di oltre 12 miliardi di euro, in crescita del 19,8%, con un Roe delle 5 Big italiane del 15,5%.
Non si ferma il calo del cost/income, che rispetto al primo semestre 2023 segna un’ulteriore contrazione, scendendo al 39,9% dal 42,8% portando a quasi 13 punti il gap con i maggiori competitor europei (52,8%).
Il costo del personale, dice l’analisi di First Cisl, registra un lieve incremento (+ 1,6%) e pesa per il 24,8% sui proventi operativi, in riduzione dal 26,4% del primo semestre 2023. Crescono anche tutti gli indicatori di produttività per dipendente, in particolare il risultato di gestione pro capite (+ 16,9%) e il margine primario per dipendente (+ 12%).
Nel primo semestre 2024 resta sotto controllo l’Npl ratio netto, stabile all’1,4% con un costo del credito anch’esso sostanzialmente stabile (22 bps), ad un livello estremamente contenuto. Diminuiscono notevolmente (- 19,4%) anche i crediti stage 2 (posizioni in bonis che hanno subito un peggioramento senza diventare deteriorate), che pesano adesso il 10% (dal 12,3%) sul totale dei crediti alla clientela. Cala dell’1,3% lo stock di crediti deteriorati netti.
Resta anche il nodo del credito. L’analisi mette, infatti, in evidenza come gli impieghi abbiano registrato una contrazione del 3,2% (oltre 37 miliardi il calo in valore assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si considerano i dati al netto dei pronti contro termine alla clientela, che rappresentano effettivamente i prestiti all’economia reale, alle famiglie e alle imprese, la riduzione è del 4,5% in un anno (dato che non considera Bper, che non fornisce informazioni a tal proposito).
Calano occupazione e sportelli
Tuttavia, nonostante gli ottimi risultati le banche continuano a ridurre occupazione e presenza sul territorio: il numero dei dipendenti cala del 2,6%, mentre chiudono 261 sportelli (- 2,2%) rispetto al 30 giugno 2023.
“I grandi gruppi italiani hanno realizzato utili elevatissimi nei primi sei mesi del 2024, ma si è contemporaneamente ridotto il credito a imprese e famiglie. La capacità di generare organicamente capitale continua a trasformarsi in benefici quasi esclusivi per gli azionisti, attraverso politiche di distribuzione di dividendi sempre più generose e il ricorso sistematico ai buyback – sottolinea il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani –. È naturale che le banche prestino attenzione alla remunerazione degli azionisti, ma indirizzare ogni azione a questo fine rischia di rallentare i necessari investimenti in nuove tecnologie digitali e sistemi di intelligenza artificiale, che non solo non devono sostituire il lavoro umano, ma anzi devono e possono contribuire ad esaltarne la creatività ed il coinvolgimento, con l’obiettivo di ottenere standard elevati nella qualità dei servizi, che saranno sempre più tailor made”.
“Pertanto serve formazione continua, mirata allo sviluppo delle competenze, anche digitali, attribuendo preminenza alla valorizzazione di lavoratrici e lavoratori nelle dinamiche d’impresa. Andrebbero inoltre promossi programmi di educazione digitale della clientela. Il rafforzamento e la stabilità delle banche, infatti, dipenderanno molto dalla capacità di investire nelle persone, in una stagione di profondi cambiamenti. D’altra parte, il valore di mercato delle banche nel lungo periodo non potrà essere dato dalla somma dei buyback. Conterà, invece, la qualità degli investimenti realizzati in tempi di grande disponibilità di risorse. Insomma – conclude Colombani – serve uno sguardo lungo e non solo focalizzato sulla trimestrale”.