Banche italiane: tassi Bce ‘higher for longer’ supportano utili record. La view di Scope
Banche italiane ancora ai raggi X. E’ trascorsa una settimana esatta da quando l’ultima big bank del Ftse Mib ha annunciato i risultati finanziari al 30 giugno 2024. Con i numeri trimestrali e semestrali di Bper Banca si è così conclusa la stagione degli utili delle banche italiane che nel complesso ha fornito al mercato indicazioni positive in termini di utili. Una tendenza che potrebbe proseguire anche nel corso del 2024. Questo, almeno, quanto anticipato da Scope Ratings e contenuto nel rapporto trimestrale sulle banche italiane diffuso ieri.
Secondo gli esperti le istituti finanziari tricolore sono ben posizionati “per registrare una forte redditività nel 2024 grazie a tassi superiori alle attese e a una qualità del credito resiliente”.
Ma vediamo nel dettaglio i numeri di Scope Ratings.
Tassi “higher-for-longer” supportano le performance
L’ultima tornata di risultati è stata guidata da tassi più alti del previsto, commissioni più elevate, costi controllati e accantonamenti contenuti. Il campione analizzato da Scope Ratings prende in considerazione otto banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Banca Monte dei Paschi di Siena, Bper Banca, Mediobanca, Credito Emiliano e Banca Popolare di Sondrio) che hanno ottenuto un rendimento del patrimonio netto medio del 15,6% nel secondo trimestre, meglio del 14,5% del primo trimestre 2024 e del 14,8% del secondo trimestre 2023.
La prima considerazione di Scope Ratings, come detto, è che le banche italiane sono bene posizionate per riportare una forte profittabilità nel corso del 2024. Questo, spiegano, grazie ai tassi che sono restati più alti più a lungo rispetto alle attese ma anche per via della qualità del credito resiliente. Gli analisti si mantengono “costruttivi sulla redditività del settore”, ma avvertono che bisogna fare sempre i conti con uno scenario che resta incerto, con dei “rischi di coda” che permangono.
“Il contesto economico rimane altamente incerto, esacerbato dal peggioramento della crisi geopolitica in Medio Oriente, con la possibilità di vedere un’ulteriore volatilità sui mercati finanziari. Nel frattempo, il governo sta prendendo in considerazione su una misura per aumentare i tassi sui conti correnti, aggiungendo un ulteriore di incertezza”, spiega Alessandro Boratti, analista capo di Scope per le banche italiane nel report dal titolo “Italian bank quarterly: Higher-for-longer rates support performance, credit fundamentals improve“.
C’è senza dubbio la questione tassi e mosse Bce che resta in primo piano. “I tassi di interesse non sono scesi rapidamente, dato che i dubbi sulle persistenti pressioni inflazionistiche hanno portato la Bce a mantenere una politica monetaria relativamente restrittiva – aggiunge Boratti-. E mentre gli asset delle banche italiane sono stati riprezzati gradualmente a tassi piu’ elevati, la remunerazione sui depositi dei clienti è restata più bassa, riflettendo la natura captive della maggior parte dei conti correnti in Italia”. E avverte: “mentre la qualità degli asset rimane solida, stiamo iniziando a vedere un piccolo aumento dei tassi di default”.
Altri numeri sotto la lente: dal Nii ai costi operativi
Passando in rassegna altre voci si arriva al Nii. Nel rapporto si mette in evidenza il fatto che “il reddito netto da interessi è rimasto vicino al picco del quarto trimestre 2023, mentre le commissioni sono cresciute per il secondo trimestre consecutivo. I costi operativi hanno continuato a crescere seppur leggermente, spinti dai maggiori costi del personale e crescenti spese aziendali e investimenti nell’innovazione digitale. Il rapporto costi-ricavi medio è aumentato al 45,8% nel secondo trimestre dal 44,2% dell’analogo periodo nel 2023.
Dal report emerge infine come il costo medio del rischio sia restato sostanzialmente stabile, a 36 punti base. Da Scope anticipano, però, che “la qualità degli asset possa gradualmente subire un peggioramento man mano che l’impatto dei pagamenti di interessi più elevati comincerà a colpire i mutuatari più vulnerabili. “Però, le banche sono ben preparate per questo in quanto hanno tutte messo in conto tassi di default più elevati rispetto al 2023, prevedendo al contempo un costo del rischio annuale stabile grazie all’accantonamento preventivo, all’elevata copertura e alle garanzie statali su determinate posizioni”, segnala l’agenzia di rating che conclude così: “agli attuali livelli di redditività, stimiamo che le banche italiane generino circa 70 bp-90 bp di capitale pre-distribuzione ogni trimestre, più del doppio del periodo 2021-22. Questo supporta una maggiore remunerazione degli azionisti”.