Notizie Notizie Italia Banche italiane, Equita: per ora rischio politico scontato nei prezzi. Con incertezza sarebbero queste a soffrire di più

Banche italiane, Equita: per ora rischio politico scontato nei prezzi. Con incertezza sarebbero queste a soffrire di più

9 Marzo 2018 13:20

Piazza Affari si appresta a concludere la settimana immediatamente successiva alle elezioni politiche italiane. Il focus dei trader e degli investitori è stato in queste sessioni tutto sul trend dei titoli bancari italiani e dei BTP.

Nessun panico sui mercati, anche se le banche sono state penalizzate e continuano a esserlo, come emerge dalla sessione odierna. Tra i titoli peggiori si mettono in evidenza Banco BPM, Bper Banca e Ubi Banca. Certo, le eccezioni non mancano, come dimostrano le buone performance di Creval, che sale di oltre +6% all’indomani della conclusione dell’aumento di capitale da 700 milioni, e di Banca Carige, con gli investitori che scommettono sui cambiamenti nel cda, in attesa delle mosse di Raffaele Mincione, presente nel capitale di Carige con una quota del 5,428% attraverso la finanziaria The Capital Investment trust.

Secondo alcuni rumor, Mincione potrebbe chiedere la  convocazione di un’assemblea straordinaria per la revoca del cda e la nomina di un nuovo board.

Guardando in generale all’intero settore bancario italiano, Equita scrive in una nota che, per ora, il rischio politico è scontato nei prezzi dei titoli bancari.

Viene ricordato che, “a cavallo del week end elettorale, il settore bancario ha perso il 5%, scontando l’incertezza legata al quadro politico”.

La sim sottolinea che “l’effetto più immediato che il risultato elettorale ha sulle banche riguarda il movimento dei tassi governativi che hanno un impatto negativo sul CET e sulla valutazione delle banche“. 

“Secondo noi tuttavia il mercato ha più scontato questo effetto. Infatti, in base ai nostri calcoli, la correzione subita dalle banche (-5% appunto) implica un allargamento degli spread sovrani di 156bps, rispetto ad un aumento effettivo inferiore a 10bps. Le banche maggiormente penalizzate risultano BPE (-8%) e UBI (-7%), che hanno scontato un aumento di spread corrispondente a un allargamento rispettivamente di 318 e 258bps”.

“Per contro -continua Equita – ipotizzando che i prezzi di mercato anticipino il movimento dei bond sovrani, un aumento di 156bps nello spread avrebbe un impatto negativo di 43bps sul CET1 di settore – con Monte Paschi di Siena, Credito Valtellinese e Banca Popolare di Sondrio che registrerebbero un impatto (>100bps) sopra la media. Secondo noi l’incertezza politica non dovrebbe invece incidere sui piani di derisking delle banche che prevedono il raggiungimento di 10% NPE ratio al 2019-21 attraverso 43 miliardi di euro di cessioni – che lasciano margini di manovra su work-out e nuovi flussi di NPE visto che la riduzione effettiva per raggiungere il target dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi”.

Equita conclude che, “se l’incertezza politica dovesse invece tradursi in uno scenario meno favorevole per i flussi di nuovi NPE con conseguente inflazione del costo del rischio, la sensitivity dell’utile 2018-2019 ad un aumento di 10bps nelle rettifiche su crediti (prob. Default da 1.1% a 1.4%-1.7%) sarebbe di circa -10% sul settore, con Mps e Popolare di Sondrio le più impattate, rispettivamente con (-26% sul 2019E) e (-19%).