Notizie Notizie Italia Banche italiane, allarme su emissione bond: troppo costoso rifinanziarsi a questi tassi. Da Bankitalia più controlli sui BTP

Banche italiane, allarme su emissione bond: troppo costoso rifinanziarsi a questi tassi. Da Bankitalia più controlli sui BTP

26 Ottobre 2018 10:59

La situazione non è certo rosea per le banche italiane, ma non solo per lo spread. C’è anche una massiccia montagna di bond in scadenza da rifinanziare, in un contesto in cui il mercato, viste le tensioni finanziarie, si fa sempre più severo. Della questione parla un articolo de Il Sole 24 Ore, che fa riferimento a una elaborazione effettuata sulla base dei dati di Bloomberg. Il titolo dice tutto: “I sette istituti più grandi a caccia di 18 miliardi”, soltanto per il 2019. Ma ci sono anche i numeri che si riferiscono al triennio 2019-2021: i bond da rifinanziare ammontano a 46 miliardi circa. Se poi si considerano anche le banche medio-piccole, il conto sale: il fabbisogno è di 86 miliardi nellì’intero triennio.

“Sarà ancora più difficile per le banche medio-piccole che, con circa 40 miliardi di bond da rifinanziare, portano a 86 miliardi, secondo le stime di Equita, il fabbisogno totale del sistema”, scrive di fatto Il Sole 24 Ore.

Dell’altro tarlo che allarma le banche italiane oltre allo spread, quello della raccolta obbligazionaria, parla anche un articolo del quotidiano La Stampa.

“Credito fragile, stretta di Bankitalia. E ora aumentano i controlli sui BTP“. Il problema è che “gli istituti di credito italiani stanno rimandando l’emissione di obbligazioni”, visto che “finanziarsi sul mercato è troppo caro”.

Viene ricordato, come fa anche Il Sole, che da maggio, “l’unica banca che si sia presentata agli investitori con una emissione di debito proprio è stata Intesa Sanpaolo, la più solida di gran lunga tra gli istituti italiani”. E si rivela che, “qualche settimana fa, Monte dei Paschi ha incontrato a Londra una serie di investitori ipotizzando l’emissione di un bond subordinato”. La reazione?

Dalle risposte è emersa una “potenziale emissione a un livello di rendimento a ‘doppia cifra’, ovvero superiore al 10%“. 

Il motivo è logico: gli investitori chiedono un premio, sul rischio Italia, sempre più alto. Un acquisto di bond emessi dalle banche potrebbe dunque anche avvenire ma, vista la rischiosità dei titoli (e nel caso di Mps La Stampa ricorda come ‘la grande malata del sistema bancario italiano), si pretendono interessi più elevati.

Tutto questo, mentre Bankitalia, su richiesta della Bce, sta monitorando il grado reale del doom loop, ovvero dell’esposizione delle banche italiane verso i BTP.

“In totale, sono 380 miliardi i titoli di Stato nei portafogli delle banche tricolore. La necessità di tanta attenzione è spiegata dal confronto tra salita dello spread e livello di capitale di miglior qualità delle banche principali – scrive ancora La Stampa – Il 31 marzo scorso, con lo spread a 128,4 punti, il Cet1 di Banco BPM era all’11,5%. Il 30 giugno con lo spread a 237,7 punti il Cet era al 10,8%. Quello di Ubi Banca è sceso nello stesso periodo da 11,64% a 11,42%. Mezzo punto di Cet1, al 12,51%, lo ha perso in tre mesi anche UniCredit. Mentre Mps è sceso da 11,70 a 10,60% e Carige era già in giugno al 9,90%, poco sopra il minimo richiesto dalla Bce del 9,63%’.

Brutta giornata oggi per Piazza Affari nel Day After Draghi, dopo che il numero uno della Bce non ha fornito alcuna indicazione di aiuto all’Italia, chiamandosi anzi fuori dai problemi che stanno assillando le banche del paese.

In occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi, il banchiere centrale ha risposto a una domanda sugli effetti che uno spread a 400 punti base avrebbe sui bilanci delle banche italiane, ammettendo:

Non ho la sfera di cristallo. Ma sì, c’è un legame tra il debito sovrano italiano e le banche italiane (il famoso doom loop)”. Di conseguenza, “se (i BTP) perdono valore”, è ovvio che ciò abbia ripercussioni sui capitali degli istituti”.

Draghi non ha presentato alcun aiuto concreto, limitandosi a invitare il governo ad abbassare i toni e a tenere sotto controllo lo spread, e dicendosi al contempo “fiducioso” sul fatto che, alla fine, Roma e Bruxelles riusciranno a trovare un accordo sulla legge di bilancio.