Banche deragliano a Piazza Affari, impennata spread torna a far paura
Fioccano le vendite sui mercati all”indomani della Bce. Il Ftse Mib, già sceso dell’1,90% ieri, segna in calo di oltre il 2,5% in area 23.150 punti. Ftse Mib che anche oggi sottoperforma rispetto agli altri indici Ue (il Dax segna -1,3%). Per l’indice guida di Piazza Affari si tratta dei minimi a un mese, con quotazioni che comunque sono ancora distanti dai minimi annui toccati nell’intraday del 7 marzo a 21.060 punti. Ad innescare l’allerta tra gli investitori è stata la Bce che si è mostrata più hawkish del previsto. La Bce ha preannunciato l’intenzione di alzare i tassi di 25 punti base nel prossimo meeting di luglio e un altro rialzo arriverà a settembre con la possibilità che sia di entità superiore. Gli analisti si aspettano che a settembre il rialzo sarà di 50 bp se lo scenario inflattivo non cambierà nei prossimi mesi e stando a quando riporta il Financial Times tra i falchi della Bce c’è chi ancora spera in un rialzo di 50 bp a luglio se la corsa dei prezzi accelererà.
“Sarebbe ingiusto incolpare interamente la BCE del sell-off di ieri – spiegano stamattina gli esperti di IG – ma le aspettative di una politica più restrittiva a luglio e in poi nell’eurozona sono servite a ricordare agli investitori prima della lettura dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti di oggi che le prospettive globali generali non sembrano troppo promettenti per la crescita degli utili in questo momento”.
Per l’inflazione Usa in uscita oggi, una sorpresa al rialzo potrebbe essere un brutto colpo per la Fed e i mercati. “Per essere chiari, la Fed è alla ricerca di ‘prove chiare e convincenti’ che l’inflazione negli Stati Uniti inizierà a scendere dall’8,3%, un livello che fa strabuzzare gli occhi – un pio desiderio?”, commenta Nick Chatters, investment manager di Aegon AM, riguardo le attese sul dato dell’inflazione Usa.
Da notare infine che sulle prospettive di crescita a livello globale pesa anche la Cina sta cercando di reimpostare lockdown in metà dei distretti di Shanghai.
Anche le banche al tappeto con impennata spread
Sul parterre di Piazza Affari spicca il tonfo di Bper (-9% 1,77 euro) che ha approvato il nuovo piano industriale 2022-2025 “BPER e-volution” che prevede al 2025 un utile netto pari a 800 milioni di euro. La posizione di capitale è prevista rimanere elevata, con un Cet1 ratio Fully Phased maggiore del 13% al 2025, supportata dalla forte generazione di utili che permetterà di incrementare significativamente la remunerazione agli azionisti, con un pay out ratio previsto al 50% nel 2025.
Tra le banche arrancano anche Unicredit e Intesa con riabssi del 5% circa. Banche che ieri avevano tenuto meglio di altri settori sulla prospettiva della spinta ai profitti di tassi di interesse più alti. Adesso però il mercato guarda anche alle possibili ricadute in termini di forte rallentamento della crescita ecponomica con una Bce più hawkish e concentrata a contrastare l’inflazione. Inoltre l’impennata dello spread Btp/Bund (balzato sopra i 220 bp) pesa sulle banche italiane che hanno molti Btp in pancia.
In difficoltà anche oggi Enel (-2,29% a 5,59 euro), titolo di maggior peso del Ftse Mib e che insieme alle altre utility è tra quelli più sensibili al rischio legato al rialzo del costo del denaro alla luce del loro elevato livello di debito.
La reazione dei BTP e dello spread BTP-Bund alle parole di Christine Lagarde e agli annunci della Bce ha messo in evidenza la vulnerabilità dell’Italia e dei debiti sovrani dell’area euro. Secondo Hetal Mehta, Senior European Economist di LGIM, “l’aumento dei tassi d’interesse, e di conseguenza degli oneri finanziari, da parte della Bce mette in discussione la sostenibilità del debito di un paese come l’Italia – e questo obbliga la Banca Centrale a essere molto più ‘trasparente’ circa le sue intenzioni di effettuare ulteriori rialzi; molto più di quanto lo siano stati altri istituti come la Federal Reserve o la Banca d’Inghilterra”.