Banche centrali ‘sviliscono’ monete, corsa all’oro continuerà. Per strategist margine di rialzo pari a +30%
La corsa all’oro, bene rifugio per eccellenza, sarebbe destinata a continuare, sia per le politiche monetarie sempre più accomodanti delle banche centrali mondiali, che per l’avversione al rischio sempre più diffusa tra gli investitori.
L’economia mondiale rallenta, e il timore, soprattutto dopo gli ultimi dati Usa, è che l’indebolimento sia superiore a quanto previsto e temuto. Per questo, secondo David Roche, direttore generale e global strategist presso Independent Strategy, il metallo prezioso dispone ancora di un margine di rialzo. Margine di rialzo consistente, visto che le previsioni di Roche – che è stato intervistato dalla Cnbc – parlano di una crescita +30% fino a quota $2000 nel corso del 2020.
“Visto che che (con le loro politiche monetarie sempre più dovish) le banche centrali stanno svilendo le monete, e visto che l’impressione è che la situazione è destinata a peggiorare, e non a migliorare, gli investitori cercheranno di posizionarsi su una valuta alternativa”, ha detto, intervenendo alla trasmissione “Squawk Box” della Cnbc. E “l’oro è una moneta alternativa perchè è sicuro, e perchè non costa nulla possederlo, rispetto al dover pagare tassi negativi sui depositi”.
Da segnalare che al momento il contratto spot sull’oro è scambiato attorno ai $1.500 all’oncia. A tal proposito Carlo Alberto De Casa, responsabile analista presso ActivTrades, commenta che “l’oro sta ricevendo un sostegno dalla crescente incertezza sullo scenario macroeconomico e dal calo dei mercati azionari. I deboli dati macro Usa si sono aggiunti ai timori, portando gli investitori a posizionarsi sui beni rifugio, mentre le aspettative per ulteriori tagli di interesse aumentano. Tecnicamente, la ripresa a $1.500 è un segnale positivo per il lingotto, e i prossimi target sono fissati a $1.519 e $1.532
Per David Roche, le quotazioni saliranno a $1600 prima della fine dell’anno, per poi continuare ad avanzare fino a toccare quota $2000, l’anno prosismo.
Riguardo all’atteggiamento delle banche centrali, che sono orientate a diventare ancora più colombe, Roche rileva: “Auspicano che la politica fiscale faccia di più ma, invece di dire che hanno fatto già troppo, propongono di intervenire ancora”.
Dunque, alla fine, è come se dicessero ai governi di spendere, tanto saremo noi a “offrire la moneta”.
Intanto, sui mercati dei futures sui fed funds, continuano a volare le scommesse su un altro taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, che viene dato ormai quasi per sicuro, nella prossima riunione in calendario alla fine di ottobre.
Stando al Fed Watch del CME Group, la probabilità di un nuovo taglio dei tassi Usa è balzata al 93% nella sessione di ieri, dal 77% di mercoledì. Al momento, si aggira attorno all’88%.