Banca Carige trema tra rischio aumento e pochi spiragli sul fronte M&A
Titolo Banca Carige di nuovo sotto scacco con il mercato che teme il varo di un nuovo aumento. Il titolo dell’istituto ligure, dopo esser arrivato a cedere oltre il 10%, alle 12:35 il titolo segna un calo dell’8% a 0,0077 euro.
Il rischio concreto è che per rispondere al pressing della Bce, che chiede un nuovo piano entro fine novembre, si arrivi a un nuovo aumento di capitale (da circa 200 milioni) dopo quello di 560 milioni di euro di fine 2017.
Malacanza dopo l’assemblea dei soci ha fatto intendere che l’opzione M&A non è ritenuta al momento prioritaria nonostante la Bce abbia formalmente caldeggiato una fusione con un’altra banca. Anche il nuovo presidente Pietro Modiano ha affermato che prima di guardare ad aggregazioni bisogna ristrutturare. Prese di posizione che fanno temere al mercato che arrivi una nuova ricapitalizzazione se la banca non riuscirà a procedere all’emissione di un bond subordinato.
Considerando i riscontri al 30 giugno 2018 a Banca Carige, stando ai calcoli di Equita Sim, mancano 120 pb per raggiungere la soglia Srep fissata dalla bce al 13,125%, pari a circa 200 milioni di euro che potrebbe essere la cifra da chiedere nuovamente al mercato. In assenza di altre soluzioni (l’ex ad Fiorentino aveva lavorato invano al lancio di un bond) l’istituto si troverebbe costretto a ricorrere a una ricapitalizzazione a meno di 12 mesi di distanza dall’ultima.
Intanto Il Giornale ha lanciato sabato l’azzardata ipotesi di un’unione tra Carige e Mps, rimarcando come si tratti di poco più che una suggestione. Stando a quanto riportato dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti un matrimonio tra le due banche, adeguatamente ripulite da sofferenze e incagli, potrebbe essere la soluzione per poi allargare l’unione a un terzo partner più robusto che faccia da polo aggregante.