Notizie Notizie Mondo Azionario, Valutazioni ancora alte. Ma è il momento di diversificare su Giappone, Europa ed EM

Azionario, Valutazioni ancora alte. Ma è il momento di diversificare su Giappone, Europa ed EM

16 Aprile 2018 14:54

 

 

 

Per i mercati azionari globali è il primo trimestre in calo degli ultimi due anni. In particolare, tutti i mercati dei Paesi Sviluppati hanno chiuso in rosso: le azioni del Regno Unito hanno perso oltre il 7%, mentre in Giappone la perdita ha sfiorato il 5 per cento. Perfino gli Stati Uniti hanno inflitto perdite agli investitori.
Solo i Mercati Emergenti – rammenta Duncan Lamont, Head of Research and Analytics di Schroders – hanno cominciato l’anno con il vento in poppa: “Dalla fine del 2016 – dice lo strategist – gli EM hanno generato un ritorno di circa il 40% in termini di dollari, quasi il doppio rispetto ai Mercati Sviluppati nello stesso arco temporale”.
Per Lamont è giunto quindi il momento di fare le pulizie di primavera, anche nei portafogli azionari, “E le valutazioni possono essere uno strumento molto utile quando si pensa a una strategia di investimento nel lungo periodo”, dice lo strategist. Che spiega, “Le valutazioni sono pressoché inutili quando si cerca di predire i movimenti di mercato a breve termine, ma per gli investimenti di medio-lungo periodo sono parte essenziale della cassetta degli attrezzi”.

 

Mercati ancora sopravvalutati

 

Gli investitori che si stanno curando le ferite del primo trimestre possono trarre un po’ di conforto dal fatto che le valutazioni sembrano adesso meno tirate in confronto a tre mesi fa. Questo suggerisce un contesto più favorevole per gli investitori concentrati sul lungo periodo. “Tuttavia, non possiamo ancora dire di essere fuori pericolo – spiega Lamont – La maggior parte dei mercati, soprattutto quelli dominanti statunitensi (che rappresentano oltre il 50% dei principali benchmark azionari globali), risulta infatti ancora sopravvalutata per lo meno in alcuni aspetti”.
Gli Stati Uniti per primi sembrano ancora molto costosi sotto quasi tutti i punti di vista. “Ma una combinazione di slancio economico positivo e di stimolo fiscale potrebbe continuare a supportare i ritorni nel breve periodo”, è il parere dello strategist.
In Europa invece le valutazioni sembrano fair, non risultando né particolarmente economiche né costose, a parte l’attuale CAPE, in linea con la sua media ventennale, dunque non particolarmente preoccupante. “Se analizzato nel contesto di robusta crescita economica, il mercato europeo preserva ancora una certa attrattività”, dice Lamont.
Quanto al Regno Unito manda segnali contrastanti. I prezzi dei titoli sembrano leggermente sopravvalutati in rapporto agli utili, mentre sono economici rispetto al valore di listino o ai dividendi. “L’elevato rendimento da dividendi britannico ha storicamente costituito una parte importante della sua attrattività per alcuni investitori. E un income superiore al 4% ha certamente il suo fascino in un mondo di rendimenti bassi”, è il commento dello strategist.
Tuttavia, occorre una nota di cautela. “Le società britanniche quotate hanno dovuto faticare per permettersi questi dividendi: sono state obbligate a pagare oltre due terzi degli utili recenti per farlo, una proporzione ben superiore rispetto al solito – dice Lamont – Gli analisti prevedono inoltre che nei prossimi due o tre anni il Regno Unito avrà le prospettive di dividendi peggiori tra quelle comprese nella nostra analisi”. In altre parole, potrebbe esserci valore, ma non è il momento adatto per acquistare in modo indiscriminato”.

 

Giappone, Europa ed Emergenti

 

I Mercati Emergenti, al contrario, sembrano ancora ragionevolmente valutati rispetto a quelli Sviluppati, sebbene la loro forte performance abbia spinto i prezzi al rialzo indebolendo gli argomenti a loro favore.
Dal punto di vista delle valutazioni, il Giappone risulta la scelta di acquisto più ovvia, ma – come spiega Lamont -la natura del suo mercato, sbilanciata in favore delle esportazioni, significa che è anche maggiormente esposto ai crescenti rischi di protezionismo commerciale, con un conseguente outlook relativamente più debole sul fronte degli utili.
E allora, quali scelte implicano le pulizie di primavera basate sulle valutazioni? “A mio parere è necessaria una riallocazione dagli Stati Uniti verso i Mercati Emergenti, il Giappone e l’Europa”, dice Lamont. Che aggiunge: “Se la generazione di un flusso di reddito rappresenta una priorità, allora anche acquisti selettivi nel Regno Unito possono avere senso”.

Tuttavia, nessuna di queste mosse è priva di rischi. I mercati più economici, infatti, lo sono per qualche motivo.

In queste circostanze, mantenere un’esposizione diversificata piuttosto che puntare tutto su qualche affascinante titolo o mercato dovrebbe permettere di dormire sogni più tranquilli”, conclude lo strategist.