Azionario, Tutte le opportunità nel segmento del lusso, che cresce grazie al ceto medio dei Paesi Emergenti
La Ferrari resta ancora un sogno. Ma un rossetto Estée Lauder o una borsa Louis Vuitton, ovvero il lusso accessibile, è certamente alla portata di quel segmento crescente di popolazione rappresentato dal ceto medio dei Paesi Emergenti. Gli analisti ritengono infatti che oltre due terzi della crescita nel settore del lusso provenga da consumatori da tali Paesi. E una posizione centrale è occupata dai cinesi. “In passato, i prodotti di lusso erano destinati principalmente alle fasce più alte, mentre oggi la situazione è sicuramente diversa – spiega Scilla Huang Sun, gestore del fondo GAM Multistock – Luxury Brands Equity di GAM – L’economia mondiale sta attraversando un periodo positivo e osserviamo un ritorno di interesse sui temi d’investimento che beneficiano della crescita strutturale dei Paesi Emergenti, dove il ceto medio si sta sviluppando a una velocità superiore alla media e aumenta l’appetito per i marchi occidentali”.
Buone trimestrali
Nel primo trimestre molte aziende del lusso hanno pubblicato cifre migliori rispetto alle attese. Negli ultimi anni le azioni del lusso hanno registrato un andamento migliore rispetto al mercato azionario globale (MSCI World Equity), ma anche rispetto alle azioni nei Paesi Emergenti (MSCI Emerging Markets Equity). L’industria del lusso è globale, e anche se la ripresa dell’Eurozona sembra accertata, come detto oggi ii consumatori dei Paesi Emergenti rappresentano quasi la metà del mercato del lusso e contribuiscono ai due terzi della crescita. “Molti investitori partecipano alla crescita strutturale del ceto medio nei Paesi Emergenti investendo nelle solide aziende del lusso occidentali, piuttosto che in azioni locali, spesso molto volatili”, dice Huang Sun. Che aggiunge: “I fattori macroeconomici che incidono maggiormente sull’industria del lusso sono la propensione generale al consumo, il turismo, ma anche gli sviluppi geopolitici. La campagna contro la corruzione in Cina, per esempio, ha influito fortemente sull’industria del lusso negli ultimi anni. Fortunatamente ormai è alle spalle e i fatturati del lusso in Cina si stanno riprendendo”.
La scelta del brand
E’ importante comunque ricordare che i beni di lusso sono più ciclici dei beni di consumo tipicamente difensivi come gli alimenti, ma spesso si dimostrano più resistenti alla congiuntura. Molto dipende infatti dal segmento di appartenenza: automobili, gioielli e orologi sono per esempio più ciclici del cognac o dei cosmetici. E allora su quale prodotto investire? “Attualmente il nostro fondo del lusso detiene le posizioni maggiori in Hermès, LVMH e L’Oréal, ma investiamo anche in nomi quali Estée Lauder, Kering, Pernod Ricard, Richemont e Tiffany”, dice il gestore di Gam, il cui obiettivo consiste nell’investire in 25-40 aziende del lusso. “Perseguiamo un approccio orientato ai fondamentali – aggiunge Huang Sun – I marchi più forti hanno in comune le stesse caratteristiche: mettono al centro il prodotto, senza mai accettare compromessi sulla qualità. Per distinguersi dalla concorrenza, risulta quindi fondamentale il messaggio del marchio. Un marchio non può rivolgersi a tutti, ma deve avere un posizionamento chiaro”. Altri elementi molto importanti, secondo il gestore, sono la creatività e la forza innovativa che si celano dietro al brand, perché i clienti sono esigenti, ma sono anche pronti a spendere molto per prodotti innovativi e di qualità. “Le aziende del lusso sono interessanti obiettivi d’investimento perché hanno potere di imposizione dei prezzi e ampi margini. Un marchio ben gestito genera molto cash, elemento che spiega i bilanci solidi e l’aumento degli utili distribuiti negli ultimi anni”, conclude Huang Sun.