Notizie Notizie Mondo Azionario: Le ragioni per investire nell’Asia ex Japan? Demografia, tecnologia, riforme, politica monetaria e India

Azionario: Le ragioni per investire nell’Asia ex Japan? Demografia, tecnologia, riforme, politica monetaria e India

15 Marzo 2018 12:12

 

L’area dell’Asia ex-Japan è stata tra i maggiori beneficiari della crescita globale e nel 2017 ha sovraperformato tutti i principali mercati azionari globali e questa tendenza dovrebbe proseguire quest’anno. Come spiega in un report Ahn Lu, Porfolio Manager Asian ex-Japan Equity Strategy di T. Rowe Price, la persistente crescita globale, il miglioramento delle condizioni di business, le riforme in corso e le aspettative di consenso per un miglioramento degli utili societari sono tutti elementi utili a formulare la previsione

Inoltre, le valutazioni azionarie sono ancora attraenti rispetto ai principali mercati azionari globali, nonostante abbiano aggiornato i massimi nell’ultimo anno. In ogni caso, secondo Lu, sono cinque i temi chiave a sostegno di quell’area per il 2018. Analizziamoli nel dettaglio.

Le riforme del mercato cinese

Il primo tema riguarda le riforme del mercato cinese con il Presidente Xi Jinping che sembra avere la strada spianata per completare la sua agenda di riforme che ha come obiettivi la riduzione del livello di indebitamento corporate e le riforme sul lato dell’offerta.

Sul primo punto, sono già stati fatti  progressi – spiega Lu – Per quanto riguarda le società di proprietà statale (SOE) sono stati chiusi i produttori inefficienti, sono state incentivate le operazioni di M&A e alcune società poco produttive sono state fatte fallire”. Come spiega Lu sono stati fatti passi avanti anche per quanto riguarda la rimozione della capacità in eccesso delle SOE inefficienti e non profittevoli. “In generale, le riforme riflettono uno spostamento verso un contesto guidato maggiormente dal mercato. Ciò, a sua volta, sta creando opportunità migliori in termini di rischio/rendimento per gli investitori”, commenta lo strategist.

Nel complesso il governo cinese ha messo in chiaro che implementare riforme anche potenzialmente dolorose è una priorità chiave. E ciò potrebbe avere implicazioni negative sull’economia nel breve termine, anche se la crescita sarà comunque solida.

È interessante sottolineare che il Presidente Xi non ha stabilito un target per il Pil, in quanto è più focalizzato sull’assicurare una solidità e una stabilità di lungo termine per l’economia del Paese, piuttosto che sul raggiungimento di un obiettivo numerico”, spiega Lu.

Il plotone dei consumatori asiatici

 

Il secondo tema sono i consumatori asiatici. La popolazione è in continua crescita, con quasi la metà della popolazione mondiale concentrata in Cina e India, il benessere sta aumentando, così come l’indebitamento delle famiglie, specialmente in Cina.

Ciò non implica solamente una maggiore penetrazione di beni e servizi, ma anche un cambiamento nei trend di consumo – dice Lu – Per esempio, il livello di indebitamento medio delle famiglie cinesi è aumentato significativamente nell’ultimo decennio. Crediamo quindi che i consumi in Cina possano trainare la prossima fase di crescita in Asia per diversi anni”.

Certamente la crescita dei salari va a sostegno di questo outlook e continua ad agire da stimolo all’economia sul lato dei consumi.La Cina – aggiunge Lu – è ora il più grande mercato retail del mondo, e c’è ancora molto margine di crescita. Lo shopping online e il successo di società di e-commerce come Tencent e Alibaba indicano che i consumatori si stanno rivolgendo sempre più a internet per acquistare un paniere sempre più ampio di beni e servizi”.

Innovazione e progresso tecnologico

Un altro tema chiave in Asia è infatti rappresentato dalla rapida crescita delle nuove tecnologie che proseguirà per molti anni. Come spiega Lu, un tempo il focus era su computer tradizionali, tablet e cellulari, mentre ora la nuova frontiera della tecnologia avanzata include aree come l’automazione, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale.

Nei nostri portafogli asiatici – dice lo strategist – puntiamo a catturare l’innovazione in vari modi. L’internet delle cose, per esempio, è un tema di investimento strategico, in quanto miriamo a cogliere la rapida crescita nella connettività tra network che include elettronica, software, sensori, attuatori e altra componentistica necessaria per incrementare la connettività di device, apparecchiature, automobili e altro”.
“Un altro metodo – aggiunge Lu – è aumentare l’esposizione ai semiconduttori: tutte le tecnologie, dai pc ai cellulari, dalle auto elettriche ai robot, richiedono microchip per funzionare e le aziende leader in questa tecnologia detengono un notevole vantaggio competitivo”.

La politica monetaria statunitense

Un altro tema centrale per l’Asia nel 2018 sarà l’impatto potenziale dell’aumento dei tassi negli Stati Uniti. Storicamente, l’inasprimento monetario è stato negativo per le economie asiatiche: tassi più alti implicano rendimenti più elevati sugli asset statunitensi e incentivano il rimpatrio di capitale investito altrove, provocando un rafforzamento del dollaro.

In passato, questa inversione nel flusso internazionale di capitali ha drenato le economie asiatiche, specialmente quelle del Sud-Est asiatico, a causa del rapido deprezzamento delle valute locali”, spiega Lu. Che però aggiunge: “Oggi lo scenario in Asia è molto diverso: i tassi di interesse reali sono su livelli relativamente elevati rispetto a quelli statunitensi, i deficit delle partite correnti di molti Paesi sono in surplus e le valute sono generalmente stabili e offrono un cuscinetto solido contro il rialzo dei tassi. Di conseguenza, a differenza che in passato, le Banche Centrali asiatiche non dovranno necessariamente rispondere a loro volta con dei rialzi dei tassi che potrebbero minare la crescita”.
Tuttavia, se negli Stati Uniti i tassi saliranno più del previsto o a un ritmo più veloce di quello prezzato dal mercato, allora le economie asiatiche andranno sotto pressione. “Il nostro scenario base, però, prevede una normalizzazione contenuta e graduale e in questo tipo di scenario le economie e i mercati dell’Asia verranno impattati solo minimamente”, dice lo strategist.

India, un altro mercato asiatico in piena fase riformista

 

L’ultimo tema è l’India che, oltre alla Cina, è l’unico Paese asiatico ad aver intrapreso riforme significative. Il Primo Ministro Narendra Modi ha già raggiunto alcuni suoi obiettivi, incluso lo schema di demonetizzazione volto a ridurre la corruzione e l’introduzione di una tassa onnicomprensiva per beni e servizi.

Il Governo ha anche intrapreso una ricapitalizzazione da 32 miliardi di dollari delle grandi banche di proprietà statale, molte delle quali sono appesantite da prestiti corporate non performanti.

Queste misure non sono state sempre implementate nella maniera più chiara e costruttiva possibile e hanno provocato volatilità sui mercati, ma non ci sono dubbi che il Governo sia impegnato nel portare a termine le riforme necessarie per assicurare al Paese una solidità economica di lungo termine”, conclude Lu.