Aumento Carige al via, salvataggio in tre mosse
E’ partito oggi l’ennesimo aumento di Banca Carige, che si configura quale operazione privata che rientra nel contesto della complessiva manovra di salvataggio. Il rafforzamento patrimoniale, approvato dai Commissari Straordinari alla luce del Piano Strategico 2019-2023, è garantito dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd).
Banca Carige ha bruciato dal 2014 in avanti quasi totalmente i 2,2 miliardi di euro circa di ricapitalizzazioni messe in atto.
Rafforzamento patrimoniale in tre mosse
Il rafforzamento patrimoniale si compone di tre operazioni collegate funzionalmente tra loro: l’aumento di Capitale, la cessione dei crediti NPE per un ammontare pari a circa 2,8 miliardi e l’emissione delle Obbligazioni Subordinate Tier 2 per un importo di 200 milioni. Nel contesto dell’operazione di Rafforzamento Patrimoniale, SVI e FITD hanno rispettivamente concesso a CCB un’opzione irrevocabile di acquisto di azioni ordinarie della Banca, con uno sconto pari ad 300 milioni.
“Alla Data del Prospetto – recita una nota di Carige – sussistono significative incertezze in merito alla prospettiva della continuità aziendale della banca e del gruppo”, in quanto la banca non rispetta i requisiti di vigilanza prudenziale fissati dallo SREP Letter BCE per il 2018 e non dispone di capitale circolante in misura idonea a soddisfare le proprie esigenze attuali per un periodo di almeno 12 mesi dalla Data del Prospetto.
“La prospettiva della continuità aziendale – continua la nota di Carige – è strettamente legata alla realizzazione dell’operazione di Rafforzamento Patrimoniale (di cui l’Aumento di Capitale per 700 milioni, inscindibile, è parte integrante) delineata nell’Accordo Quadro e all’attuazione del Piano Strategico 2019-2023 secondo le misure e i termini ivi pianificati”. Carige rimarca poi che la realizzazione del Rafforzamento Patrimoniale costituisce condizione necessaria ma non sufficiente ai fini della prospettiva della continuità aziendale.
Intanto oggi Amco (l’ex Sga) ha specificato che l’operazione di acquisto di crediti deteriorati pro-soluto da Banca Carige riguarda un portafoglio del valore lordo di 2,8 miliardi, composto per il 60% da posizioni classificate come unlikely to pay (Utp), inclusi alcuni rilevanti single name, e per la parte rimanente da sofferenze. Il prezzo complessivo è di 1 miliardo.
Il risultato netto di Carige nel 2019 è previsto “significativamente negativo”. Nei primi sei mesi del 2019, il Gruppo Carige ha riportato un risultato netto negativo di 428,5 milioni. Nel secondo semestre dell’esercizio, inoltre, in conseguenza della cessione del portafoglio deteriorato, saranno registrate ulteriori svalutazioni su crediti e il quarto trimestre risentirà degli effetti sulle spese per il personale delle azioni volte alla riduzione degli organici.
La ricapitalizzazione è destinata a rivoluzionare l’azionariato della banca ligure con Fitd che sarà momentaneamente azionista di controllo prima di lasciare il bastone di comando a Cassa Centrale Banca (CCB) che potrà salire addirittura fino al 91%, mentre agli attuali azionisti resterà una quota compresa tra il 9% e il 19%.