Attività manifatturiera sui massimi a oltre 6 anni e mezzo nell’Eurozona (anche in Italia)
Il settore manifatturiero dell’Eurozona ha iniziato molto bene l’ultimo trimestre dell’anno. Rimane elevata la crescita di produzione e dei nuovi ordini, mentre il tasso di creazione occupazionale è accelerato al tasso record. L’Indice finale del Pmi manifatturiero è aumentato a ottobre al valore più alto degli ultimi sei anni e mezzo a 58,5 punti, in salita da 58,1 di settembre e leggermente al di sotto della precedente stima flash di 58,6 punti. L’indice ha segnalato un’espansione mensile continua da luglio 2013. “Le imprese manifatturiere dell’Eurozona hanno iniziato il quarto trimestre con un vigore maggiore e nessun segnale di riduzione di intensità – ha commentato Chris Williamson, chief business economist presso IHS Markit – Il Pmi di ottobre è stato il maggiore da febbraio 2011 e il secondo più alto di 17 anni. La prestazione generale del settore manifatturiero è stata sinora la più forte dal 2000″.
La ripresa è stata ancora una volta guidata dalla forte performance di Germania, Paesi Bassi e Austria. L’espansione in Italia (record in 80 mesi) e quella in Spagna (record in 29 mesi) sono risultate più veloci, mentre il Pmi della Francia si mantiene stabile al valore più alto in 77 mesi di settembre. La crescita è stata registrata anche in Irlanda e Grecia, il che significa che tutte le nazioni coperte dall’indagine hanno registrato la quinta espansione mensile consecutiva.
Attività manifatturiera sui valori più alti di sei anni e mezzo anhe in Italia
Il Pmi manifatturiero dell’Italia ha raggiunto a ottobre i 57,8 punti, in salita dai 56,3 di settembre. Si tratta del valore più alto in sei anni mezzo. Non solo. Il dato ha ormai registrato un valore al di sopra della soglia di non cambiamento di 50 punti per 14 mesi consecutivi. Il rafforzamento del settore manifatturiero italiano è stato sostenuto dal notevole aumento delle esportazioni, soprattutto verso la Germania. Le imprese campione sono inoltre rimaste ottimiste circa la sostenibilità futura della crescita. Un fattore invece meno positivo è stato
l’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche, con i prezzi di acquisto in rapido aumento e quelli di
vendita che riportano l’incremento maggiore da inizio 2011. “I dati raccolti evidenziano come la domanda
nazionale sia rimasta generalmente debole – ha precisato Paul Smith, director di IHS Markit – La
crescita riportata è attribuibile quindi al forte incremento delle esportazioni, specialmente verso la Germania, il maggiore partner commerciale dell’Italia”. “Ulteriori buone notizie – ha continuato l’esperto – arrivano dal fronte occupazionale, in aumento grazie all’impennata dell’attività e dei nuovi ordini. In più di 20 anni di raccolta dati, non si è mai osservata una crescita mensile dei livelli occupazionali di questa portata, grazie all’incremento del carico di lavoro e previsioni di una ulteriore crescita futura”.