Astaldi giù in Borsa: chiuso 2017 in rosso su svalutazione Venezuela. Ok da cda ad aumento
Astaldi inizia la seduta in territorio negativo a Piazza Affari, mostrando nei primi istanti di scambi un ribasso di oltre il 3 per cento. Ieri il gruppo romano ha alzato il velo sui conti 2017 su cui pesa la svalutazione in Venezuela, con il consiglio di amministrazione che ha dato il via libera all’aumento di capitale da 300 milioni di euro.
Nel dettaglio, il board del gruppo delle grandi opere ha archiviato l’esercizio passato con una perdita netta pari a 101,1 milioni di euro rispetto al risultato netto di 72,5 milioni a dicembre 2016. “I risultati – spiega la società in una nota – risentono della svalutazione per circa 230 milioni di euro dell’esposizione complessiva del gruppo nei confronti del Venezuela, alla luce delle gravi evoluzioni negative registrate nel Paese dal punto di vista politico ed economico”. Se si esclude la svalutazione straordinaria, il risultato netto è positivo e pari a 103,5 milioni. I ricavi totali del Gruppo Astaldi sono pari a oltre 3,1 miliardi di euro, in aumento di circa l’1,9%, rispetto ai 3 miliardi del 2016, “grazie, tra l’altro, ai primi benefici della diversificazione nel comparto Operation & Maintenance”.
“La svalutazione delle attività in Venezuela effettuata nel corso del terzo trimestre 2017 non ha permesso di rispettare i target di risultato netto previsti per fine esercizio”, sottolinea la società, aggiuggendo tuttavia che “alla luce dei risultati conseguiti dal punto di vista commerciale e industriale, nel corso nei prossimi mesi il gruppo manterrà la propria strategia operativa, affiancando però a quest’ultima un importante programma di rafforzamento patrimoniale e finanziario della società e del gruppo, in grado di rafforzarne la struttura finanziaria e, quindi, la competitività”.
Quanto agli ordini il portafoglio totale si attesta a oltre 24 miliardi, “alla cui determinazione contribuiscono nuovi ordini e incrementi contrattuali per 3,7 miliardi”. La società segnala inoltre che è prevista, a cavallo del primo semestre, la cessione degli asset legati alla concessionaria del Terzo Ponte sul Bosforo in Turchia “che, data la rilevanza, segnerà il primo passo di significativa riduzione programmata del debito lordo”. Operazione che “permetterà nel corso del 2018 di ridurre il debito lordo in maniera molto significativa”, indica la società.
Annunciando i risultati per il 2017, la società ha fatto sapere che il board ha anche esaminato la proposta di rafforzamento patrimoniale e finanziario. La manovra proposta, precisa il gruppo in una nota, prevede un aumento di capitale per un importo di circa 300 milioni di euro accompagnato dalla disponibilità degli istituti finanziari con cui il gruppo intrattiene rapporti a supportarne l’ulteriore sviluppo dell’attività industriale e commerciale. Un nuovo cda sarà convocato entro la fine del mese di aprile per approvare il programma definitivo di rafforzamento patrimoniale e finanziario e il nuovo piano industriale 2018-2021.