‘Apocalisse retail contagia anche settore online’. Asos crolla di oltre -40% a Londra dopo profit warning
Un profit warning che non fa altro che avallare i timori di chi teme che il rallentamento dell’economia globale, in particolare quello dell’Europa, sarà peggiore delle attese. E che, allo stesso tempo, fa alzare le antenne all’intero settore retail. Stamattina la City si è svegliata con un allarme utili inaspettato: quello di Asos, società britannica di moda online, attiva anche nella vendita di prodotti cosmetici online, fondata nel 2000 a Londra e orientata prevalentemente a una clientela giovane.
Il titolo sconta la notizia, cedendo più di un terzo del suo valore, in perdita di oltre -41%.Le vendite portano il titolo ad azzerare un valore di mercato di 1,4 miliardi di sterline circa.
La flessione è la peggiore in quattro anni e mezzo e contagia l’intero comparto retail, tanto da portare Bloomberg a parlare di una apocalisse retail del Regno Unito, che finisce per fare tra le sue vittime anche il settore online.
L’allarme utili è ancora più preoccupante, se si considera che viene lanciato nel pieno della stagione dello shopping natalizio, stagione in cui gli acquisti dovrebbero ricevere un assist proprio dalle feste.
Alla borsa di Londra soffrono così per l’effetto domino altri titoli di retailer online come Boohoo e altre società attive nel settore come Marks & Spencer Group e Next.
Il profit warning lanciato da Asos – conosciuta anche come a società che compete con Amazon e che ha vestito personaggi del calibro di Meghan Markle, consorte del principe Harry – segue la dichiarazione della scorsa settimana del ceo di Sports Direct International, Mike Ashley, che ha riferito che le vendite di novembre sono “andate incredibilmente male”.
Sconcerta sapere che novembre è anche il mese in cui cade il Black Friday, teorica miniera d’oro per le società retail, grazie ai clienti che si catapultano nei negozi o nei siti online per dare sfogo alla loro voglia di shopping.
Eppure proprio il Black Friday può essere annoverato tra le cause che alla fine, invece di dare un assist al settore, lo mettono ulteriormente in crisi.
Il motivo? Gli sconti assurdi scatenati dalla competizione, che zavorrano la redditività delle aziende.
Nick Beighton, amministratore delegato di Asos, ha motivato il profit warning proprio il balzo “senza precedenti” degli sconti lanciati nel corso dell’autunno, che hanno zavorrato in modo significativo i profitti.
Ora Asos prevede per il periodo 2018-2019 una crescita delle vendite del 15% circa, rispetto al rialzo precedentemente stimato tra il 20 e il 25%, un margine lordo retail in calo di 150 punti base (in precedenza era stato stimato piatto al 49,9%), una flessione anche delle spese in conto capitale a 200 milioni di sterline e un margine EBT del 2%, rispetto al 4% precedente.
Beighton ha messo in evidenza, anche, come la crisi vada ben al di là del caso del Regno Unito : “C’è qualcosa in Francia e in Germania che sta colpendo i consumi. Non si tratta solo degli UK”, ha detto.
Gli analisti non hanno in ogni caso mancato di motivare l’allarme di Asos anche con la Brexit, sebbene tale fattore non sia stato menzionato dalla società. Così Matthew Vincent del Financial Times:
“Asos non ha menzionato la Brexit, ma quando dice che ‘la fiducia dei consumatori diventa sempre più fragile”, può parlare di un fattore ben preciso. “Perchè mai è stata costretta a ricorrere a tali sconti e a una tale attività promozionale, che ora teme dimezzeranno i suoi margini operativi? – prosegue l’analista – L’allarme arriva dopo che la società di consulenza Springboard ha riferito che il numero di persone che hanno fatto visita ai negozi britannici, nel mese di novenbre, è stato il peggiore dalla recessione del 2008, con le vendite presso i retail park e l’high street in calo del 3,2% su base annua. Ma, chiaramente, il problema non si limita solo ai negozi fisici, fatti di mattone e malta. Tuttavia, chiunque cerchi di dare la colpa solo al web, per aver svuotato l’high street, dovrebbe forse guardare più in là dei web boys..iniziando a guardare ai Westminster boys“.
Il gestore degli asset Trevor Greetham, in suo tweet, scrive inoltre: “Brexit is the grinch that stole Christmas”: ovvero, la Brexit è il grinch che ha rubato il Natale”.
Dal canto suo Michael Hewson, responsabile analista dei mercati presso CMC Markets (UK) , conferma che le preoccupazioni sull’high street si stiano diffondendo nel settore retail online e cita il retail svedese H&M, sotto pressione in Borsa nonostante abbia riportato vendite trimestrali al ritmo più veloce in tre anni. Il punto è che anche da parte di H&M non è nascosto “il pessimismo che tali vendite siano state realizzate soprattutto a costo di forti sconti”.