Notizie Dati Macroeconomici Anche l’Eurozona in recessione tecnica, cosa cambia per la Bce

Anche l’Eurozona in recessione tecnica, cosa cambia per la Bce

8 Giugno 2023 14:39

I numeri rilasciati oggi sul Pil della zona euro nel primo trimestre 2023 hanno evidenziato una contrazione congiunturale dello 0,1%, la seconda consecutiva. Dopo la Germania, anche l’eurozona scivola dunque in recessione tecnica. Ora la palla passa alla Bce in vista della riunione del 15 giugno.

Pil eurozona -0,1% nel 1Q 2023

La lettura finale sul Pil destagionalizzato del primo trimestre dell’eurozona ha evidenziato una flessione dello 0,1% rispetto agli ultimi tre mesi del 2022, rivedendo al ribasso la precedente stima che evidenziava un incremento marginale dello 0,1%. Il dato è risultato anche inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano un’economia stagnante (ossia una variazione pari a 0,0%).

Su base annua, la crescita dell’economia della regione è stata ridimensionata da +1,3% a +1,0%, anche in questo caso deludendo le aspettative degli esperti; la mediana delle stime raccolte da Bloomberg era pari all’1,2%.

Eurozona in recessione tecnica

Per l’economia della zona euro si tratta della seconda flessione congiunturale consecutiva, dopo il -0,1% del quarto trimestre 2022. Si tratta della prima fase di contrazione prolungata per due trimestri in fila dai tempi della pandemia. L’eurozona, pertanto, è ufficialmente in recessione tecnica.

Secondo quanto comunicato da Eurostat, la debolezza del primo trimestre 2023 è dovuta a un calo della spesa pubblica e delle famiglie. Le scorte hanno fornito un contributo negativo, mentre il commercio ha sostenuto la produzione.

Cos’è la recessione tecnica

Con il termine “recessione”, in senso lato, si indica una fase di calo generalizzato dell’attività economica che si protrae per mesi. Per determinare se si è in presenza di una recessione, il primo parametro da monitorare è il Prodotto Interno Lordo.

Quando il Pil si contrae per due trimestri consecutivi si parla di “recessione tecnica”, una situazione precedentemente riscontrata anche in Germania per i primi tre mesi dell’anno (in quel caso con un -0,5% nel 4Q 2022 e un -0,3% nel 1Q 2023).

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Per ING meglio parlare di “stagnazione”

Come sottolineano gli esperti di ING, tuttavia, in presenza di flessioni così contenute come quella della zona euro è più corretto parlare di una “ampia stagnazione”, anche alla luce di un “mercato del lavoro forte” che non delinea esattamente un “ambiente recessivo”.

Tuttavia, precisano gli analisti, “la stagnazione dell’economia segna un netto cambiamento rispetto al recente boom post-pandemia.” La significativa revisione al ribasso, spiegano, “è dovuta principalmente alla Germania”. I dati alimentano l’idea che “l’attività di marzo sia stata molto debole, rendendo improbabile un rapido rimbalzo nel secondo trimestre.” Pertanto, “è probabile assistere solo un modesto rialzo dopo i due trimestri di calo.”

Nel complesso, l’economia della zona euro è tornata a stentare “poiché la politica monetaria inizia a pesare maggiormente sull’attività, la spesa post-pandemia si affievolisce e la crisi energetica incombe”.

Le previsioni della Commissione Ue e dell’Ocse

Bisogna comunque tenere conto che questi dati si riferiscono a oltre due mesi fa e che da allora le prospettive sono parzialmente migliorate.

Il mese scorso, la Commissione europea ha migliorato le sue aspettative per la regione e prevede che il prodotto interno lordo aumenti dell’1,1% quest’anno e dell’1,6% nel 2024 (rispetto al +0,9% e +1,5% indicati a febbraio).

Più caute le proiezioni dell’Ocse, che per l’area euro prevede un Pil in aumento dello 0,9% nel 2023 e dell’1,5% per l’anno prossimo.

Le implicazioni per la Bce

In ogni caso, i dati odierni suonano l’allarme per le autorità e in particolare per la Bce. I funzionari dell’istituto, infatti, avevano più volte affermato che la recessione poteva essere evitata, nonostante l’inflazione elevata e l’aumento del costo del denaro per raffreddare l’ascesa dei prezzi.

Ora le pressioni inflazionistiche e le aspettative sull’andamento dei prezzi stanno progressivamente rallentando, pur rimanendo troppo elevate. Pertanto, sembra scontato un altro rialzo dei tassi di 25 punti base nella riunione della prossima settimana, cui seguirà almeno un’altra stretta fra luglio e settembre. In ogni caso, l’istituto potrebbe mostrare un atteggiamento leggermente più cauto in merito al futuro, anche se le mosse successive dipenderanno dai dati in uscita nelle settimane seguenti.

La Bce si approssima alla conclusione della sua campagna di inasprimento monetario e rimane impegnata a combattere l’inflazione, per riportarla verso il target del 2% nel medio termine e perseguire l’obiettivo di stabilità dei prezzi, che rappresenta un prerequisito per una crescita economica sostenibile.

In tale contesto, con una probabile ripresa del Pil nel secondo trimestre, anche i responsabili politici potrebbero considerare una riduzione del sostegno fiscale varato per far fronte ai potenziali danni economici derivanti dall’invasione russa in Ucraina.