Agenda della prossima settimana: riflettori puntati sulle banche centrali. Venerdì sarà la volta delle payrolls
Settimana particolarmente ricca di indicazioni quella che inizierà il prossimo 30 ottobre. L’appuntamento più importante, in calendario mercoledì, è rappresentato dal meeting della Federal Reserve, che dovrebbe confermare il costo del denaro all’1,25% (per una nuova stretta sui tassi sarà necessario attendere la riunione in calendario a dicembre).
Gli operatori al momento sono concentrati su chi sarà il successore di Janet Yellen: stando alle ultime indiscrezioni, la corsa sarebbe tra Jerome Powell e John Taylor. Il primo, repubblicano e membro dal 2012 del Board of Governors, rappresenta una soluzione all’insegna della continuità, mentre Taylor, docente a Stanford, è da considerarsi più “falco”.
Restando in tema di banche centrali, martedì la Bank of Japan dovrebbe confermare tassi e QE e giovedì sarà la volta della Bank of England che, alla luce dell’andamento dei prezzi al consumo, e nonostante le incertezze legate al processo di uscita dall’Unione europea, dovrebbe alzare il costo del denaro dallo 0,25 allo 0,5 per cento.
A livello di dati macroeconomici, la settimana si apre con gli aggiornamenti relativi vendite al dettaglio e prezzi al consumo in Germania (per il dato complessivo bisognerà attendere le 14) e con i numeri relativi la crescita economica spagnola del terzo trimestre, vista in aumento trimestrale dello 0,8%. Dagli Stati Uniti è in arrivo l’accoppiata redditi-spese (consenso +0,4 e +0,8 per cento mensile) e l’indice dei prezzi PCE (+0,1%), quello che la Fed tiene d’occhio per valutare l’andamento dei prezzi al consumo.
Martedì, nella notte europea, saranno diffusi gli indici giapponesi su tasso di disoccupazione, spese dei consumatori e produzione industriale: il consenso è rispettivamente fissato al 2,8%, allo 0,7% annuo e al -1,5% mensile. Restando in Asia, sono invece in arrivo gli indici PMI (Purchasing Managers’ Index) relativi il manifatturiero e il comparto servizi cinesi. Alle 11 sarà la volta del tasso di disoccupazione italiano mentre un’ora dopo focus sul dato europeo, atteso in calo dal 9,1 al 9 per cento. Sempre per quanto riguarda Eurolandia, attenzione alla stima preliminare sulla crescita economica (consenso +0,5% trimestrale).
Dall’altra sponda dell’Atlantico è in arrivo il Pil canadese (il Canada è uno dei pochi Paesi che elabora statistiche mensili sulla crescita economica) e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, saranno pubblicati gli indici su prezzi delle abitazioni, PMI Chicago e fiducia dei consumatori.
In attesa della Fed, mercoledì saranno diffusi i dati britannici relativi prezzi delle abitazioni e PMI manifatturiero: i primi sono visti in aumento mensile dello 0,2% mentre il secondo dovrebbe confermarsi a 55,9 punti. Prima dell’avvio delle contrattazioni a New York sarà la volta della stima ADP, antipasto in vista dei dati ufficiali di venerdì, stimata a 191 mila unità. Dopo l’avvio degli scambi a Wall Street, riflettori puntati sull’ISM manifatturiero, atteso in contrazione da 60,8 a 59,4 punti, e sulla spesa per costruzioni, stimata in rosso mensile dello 0,3%.
Giovedì sarà la volta dei numeri finali relativi il sentiment dei direttori degli acquisti (PMI) del manifatturiero europeo e del settore delle costruzioni britannico. Dagli Stati Uniti, come ogni giovedì, sono in arrivo i dati sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione, attese sostanzialmente stabili in quota 230 mila unità.
In chiusura di settimana, l’appuntamento più importante è quello con i numeri relativi il mercato del lavoro statunitense: ad ottobre il tasso di disoccupazione dovrebbe confermarsi al 4,2% mentre il saldo delle nuove buste paga, sceso in territorio negativo a settembre per la prima volta in 7 anni a causa del passaggio degli uragani, è stimato a 311 mila unità. Tra gli altri dati del giorno, segnaliamo i corrispondenti indici canadesi (tasso di disoccupazione visto stabile al 6,2%), le vendite al dettaglio australiane (consenso +0,5%) e il PMI servizi di Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti (stime a 50,8, 53,3 e 58,3 punti).