Notizie Notizie Mondo Accordo Usa-Cina: Trump firma ed esulta. Fase 1 vede vincere JP Morgan, Morgan Stanley, Visa e Mastercard

Accordo Usa-Cina: Trump firma ed esulta. Fase 1 vede vincere JP Morgan, Morgan Stanley, Visa e Mastercard

16 Gennaio 2020 09:16

E’ fatta: ieri, 15 gennaio 2020, nella East Room della Casa Bianca, un euforico Donald Trump ha apposto la firma all’accordo commerciale parziale – accordo sulla cosiddetta ‘Fase 1’ di una più ampia intesa commerciale Usa-Cina che dovrebbe in teoria smorzare la guerra commerciale tra i due paesi -, insieme al vice premier cinese Liu He. Toni amichevoli e di grande entusiasmo, con Trump che ha parlato di un “accordo storico”, ringraziando il presidente cinese Xi Jinping – non presente alla cerimonia della firma – fino a definirlo un “grande amico” .

Il presidente americano ha sottolineato che i dazi imposti contro la Cina saranno rimossi se la Fase 2 dell’accordo commerciale con la Cina sarà chiusa, indicando che le trattative per la Fase 2 inizieranno a breve e che potrebbe non essere necessaria una Fase 3 per migliorare le relazioni tra Usa e Cina e per porre fine, magari, alla guerra dei dazi che va avanti da venti mesi circa.

Ma cosa prevede questo accordo storico per entrambe le controparti?

La Cina si è impegnata ad acquistare ulteriori beni e servizi americani per un valore di $200 miliardi, nell’arco dei prossimi due anni. In particolare, effettuerà acquisti aggiuntivi di beni e servizi, nel 2020, per un valore aggiuntivo di $77 miliardi e per $123 miliardi nel 2021. In questo modo, le esportazioni americane verso la Cina dovrebbero, in teoria, aumentare a $263 miliardi nel 2020 e a $309 miliardi nel 2021. Entrambi i valori porterebbero le esportazioni Usa verso la Cina a valori record. Gli acquisti ulteriori di beni e servizi per $200 miliardi sono così distribuiti:

  • Beni manifatturieri: acquisti per $32,9 miliardi nel 2020, per $44,8 miliardi nel 2021.
  • Prodotti agricoli: acquusti per $12,5 miliardi nel 2020, per $19,5 miliardi nel 2021.
  • Beni energetici: $18,5 miliardi nel 2020, $33,9 miliardi nel 2021
  • Servizi: acquisti per $12,8 miliardi nel 2020, $25,1 miliardi nel 2021.

Per prodotti manifatturieri si intendono attrezzature a uso industriale, attrezzature elettriche, prodotti farmaceutici, auto e strumenti ottici. I prodotti agricoli includono cereali, cotone, pesce, carne, semi vari.

Nell’accordo, anche l’impegno cinese di vigilare sui casi di trasferimento forzato di tecnologia: casi in cui le imprese straniere che puntano alla Cina si trovano spesso costrette a cedere tecnologie e know-how per aver accesso ai suoi mercati.

TRA I VINCITORI DELL’ACCORDO SULLA FASE 1 IL SETTORE FINANZIARIO USA

C’è però un settore che può iniziare a brindare all’accordo commerciale parziale: è quello finanziario, visto che Pechino si è impegnata, tra le altre cose, a consentire alle aziende americane e prima del tempo l’accesso al suo mercato finanziario, del valore di ben $45 trilioni.

A tal proposito, c’è da dire che la Cina aveva già stabilito che, a partire dal prossimo 1° aprile, avrebbe consentito alle società straniere di acquisire il controllo diretto delle sue società finanziarie. Già questo mese, tutti i limiti alle partecipazioni straniere nelle società cinesi che operano nel mercato dei futures saranno rimosse: Pechino aveva inoltre promesso già l’anno scorso che avrebbe fatto lo stesso per le quote straniere in fondi di investimento, entro l’aprile del 2020.

Al momento, le banche di investimenti straniere possono detenere una quota massima del 51% in joint ventures siglate con società finanziarie cinesi. A essere rimosso, in questo mese, è stato anche il limite del 51% sulla proprietà estera nelle joint venture tra compagnie attive nell’assicurazione del ramo vita. Tra l’altro, l’accordo sulla Fase 1 potrebbe, secondo quanto riporta Reuters, espandere il tipo di società assicurative che possono dar vita a business di proprietà totalmente estera.

In termini pratici, l’intesa permetterà ai colossi americani del calibro di JP Morgan e Morgan Stanley di fare domanda per creare divisioni ad hoc sotto il loro pieno controllo, che possano offrire un’ampia gamma di servizi di investment banking e di altri servizi su strumenti finanziari, a partire dal prossimo aprile, rispetto alla scadenza di dicembre inizialmente fissata.

Stando a quanto riporta Bloomberg, la Cina si impegna anche a valutare, entro un periodo non più lungo di 90 giorni, le richieste di società attive nel mercato dei pagamenti elettronici come American Express, Mastercard e Visa di gestire transizioni nel paese. Apertura anche alle agenzie di rating Usa, che potranno accedere a un mercato di ben $14 trilioni.

MERCATI CAUTI SU ACCORDO FASE 1, MOODY’S SCETTICA

La reazione dei mercati finanziari alla firma non è stata particolarmente entusiasta, anche perchè la notizia era stata già largamente scontata. Certo, si tratta di un elemento che rimuove, almeno nel breve termine, qualche fattore di incertezza.

“L’accordo sulla Fase 1 è stato firmato, e il principale aspetto positivo di questa intesa è che diminuisce in modo significativo l’incertezza sulle relazioni commerciali Usa-Cina, nel breve periodo”, ha scritto in una nota ai clienti Vishnu Varathan, responsabile della divisione di economia e strategia presso Mizuho Bank. Tuttavia, l’accordo è “più una tregua preliminare che l’inizio di una nuova fase; ed è lontano dall’essere una soluzione durevole”. Tra l’altro, chi controllerà e in quale modo che quanto stabilito nell’intesa venga effettivamente rispettato? “Esiste il rischio che ci sia una regressione (nei rapporti)”. Non per niente, se Trump è stato euforico, sicuramente non lo è stata Moody’s.

L’accordo non ha convinto l’agenzia di rating, che ha affermato in una nota che, sebbene positiva, l’intesa non risolverà le divergenze più cruciali tra le controparti, e che, di conseguenza, “la fiducia delle imprese continuerà a essere zavorrata a livello globale”.

A suo avviso la crescita economica globale rimarrà debole, con quella dei Pil Usa e cinese che rallenterà rispettivamente a +1,7% e +5,8%, nel 2020.