A rischio piano salva-Carige. Proposta Ccb bocciata dal Fondo interbancario, non piace neanche ai Malacalza
Mancano meno di 24 ore al giorno X per Carige, la banca ligure commissariata dalla Bce all’inizio dell’anno.Si lavora alacremente a un piano per salvarla: i tempi sono strettissimi, entro domani la Bce vuole avere sulla propria scrivania almeno la bozza di un disegno volto a metterla in sicurezza. E i vari partecipanti al piano non sembrano aver trovato ancora un accordo.
Tutt’altro: la proposta che la Ccb (Cassa Centrale Banca) ha presentato all’Fitd (Fondo interbancario di tutela dei depositi, il vero regista dell’operazione) è stata bollata dalle banche italiane come “irricevibile”. L’indiscrezione della bocciatura è stata riportata da diversi quotidiani che hanno cercato di spiegare, anche, le motivazioni che starebbero alla base del muro di silenzio dietro cui si sono trincerati i Malacalza (famiglia Malacalza principale azionista con oltre il 27% del capitale di Carige). Questo, mentre si fa più vicino lo spettro della liquidazione-bail-in per l’istituto.
Ma cosa c’è che non va nella proposta del polo trentino delle Bcc?
Ccb avrebbe ridotto il suo impegno in equity da 70 a 65 milioni, (quando nei giorni scorsi erano trapelate indiscrezioni su un suo presunto impegno fino a 90 milioni di euro), mostrando contestualmente interesse al “bond subordinato T2 di Carige che vorrebbe sottoscrivere per 100 milioni”. Il punto sarebbe un altro. Il Sole 24 Ore riporta infatti che, “tra le richieste di Ccb allo Schema del Fondo, c’è quella di una call con una finestra molto lunga (a quattro anni) per rilevare la quota di capitale Carige in mano allo Schema e un forte sconto (del 90%) al momento del passaggio”. La proposta è stata rifiutata dalle banche dell’Fitd e, a questo punto, riportano “fonti finanziarie, dovrà essere migliorata”.
Altre indiscrezioni riportate da La Stampa parlano di un pressing su Cassa Centrale Banca da parte di Bankitalia: “dovrebbe versare 70 milioni per acquistare una quota iniziale del 9,9%, da incrementare in una seconda fase comprando le quote del Fitd. Su prezzi e tempi, tuttavia, le parti hanno debuttato su posizioni distanti. Oggi i fari sono su Trento (dove si terrà la riunione del cda per esaminare le opzioni sul caso Carige), mentre a Genova resta silente il primo azionista di Carige, Malacalza Investimenti (27,6%)”.
Riguardo al silenzio ostinato della famiglia Malacalza, la Stampa fa notare che si tratta comunque di un atteggiamento tutto fuorché soprendente. E’, infatti, “un silenzio apparentemente coerente con l’approccio della famiglia, che di solito si pronuncia all’ultimo momento dopo aver visto le carte in tavola. È possibile che le trattative siano ancora in fase preliminare, anche perché l’operazione non è ancora delineata”.
Ma cosa accadrà al piano se la proposta di Ccb continuerà ad apparire, agli occhi delle banche italiane, irricevibile?
La Repubblica sottolinea che “nel caso in cui la holding della Bcc, che vuole anche la garanzia di un accordo con i sindacati, non dovesse rivedere le sue posizioni, l’Fitd, viene riferito, potrebbe procedere al salvataggio di Carige da solo”.
E quindi torna sotto i riflettori l’ipotesi che il Fondo si accolli tutta la parte equity del fabbisogno complessivo della patata bollente Carige. Fabbisogno complessivo di 900 milioni, di cui 700 milioni in equity e 200 in bond. Altre fonti hanno riportato negli ultimi giorni che il Fondo potrebbe alla fine decidere di giocare da solo, e di accettare anche un esborso definito shock, pari a 300 milioni.
Detto questo, la famiglia Malacalza sarà anche silente, ma il Sole riferisce che anche l’azionista di maggioranza “ha seri dubbi sul coinvolgimento di Cassa Centrale Banca nel salvataggio di Carige”. Tra l’altro, i Malacalza tuttora continuerebbero a “far presente al tavolo delle trattative di sentirsi ingiustamente estromessi dal cda della banca dopo il commissariamento deciso a gennaio dalla Bce”.
Sempre Il Sole fornisce un dettaglio non proprio trascurabile: la piccola azionista che si è rivolta al tribunale Ue contro la decisione della Bce di commissariare Carige, è vicina ai Malacalza.
Tra tensioni e malumori, il tempo scorre veloce e, senza un piano che sia capace di metterla in sicurezza, Banca Carige è destinata a diventare il primo caso di bail-in in Italia.
A tal proposito, sempre il quotidiano La Stampa ha sottolineato che la Bce avrebbe già approntato un piano B “per dovere di ufficio”. Il piano prevederebbe la risoluzione della banca con l’intervento del Single resolution board”. Come opzione ci sarebbe in parallelo anche la liquidazione coatta sul modello delle Venete, che “Bper ha
evocato nei giorni scorsi ma che il governo non sembra propenso a finanziare“.