Utilities, una risorsa utile per aiutare i portafogli a superare la fase negativa del ciclo economico
Siamo sicuramente in un contesto economico-finanziario difficile. In aggiunta a questo, le innumerevoli notizie e dichiarazioni degli operatori di mercato si riflettono sulle performance dei portafogli di investimento. Le utilities, che rappresentano il settore difensivo, ovvero poco correlato con il ciclo economico, sembrano invece reggere ai fattori esogeni e per questo è bene considerare il loro inserimento all’interno di un portafoglio di investimento. A evidenziarlo, è un’analisi di Oriana Bastianelli, portfolio manager di Kairos.
Indubbiamente la difensività del settore è un connotato noto. All’interno delle utilities distinguiamo tre settori che hanno drivers diversi, ovvero le regolate pure, le integrate e le rinnovabili. Il comportamento dell’indice utilities da inizio anno ha mostrato una significativa divergenza di performance all’interno di questi tre sottosettori. Abbiamo assistito in generale ad un overperformance della parte regolata, guidata da aspettative inflattive e il cosiddetto safe to quality e di alcuni nomi nell’ambito delle rinnovabili soprattutto a seguito dei target più ambizioni introdotti dal programma Repower EU.
Più controversa la view nell’ambito delle integrate che, come dice il nome stesso, operano su tutta la catena del valore quindi dalla generazione, alla distribuzione, alla vendita al cliente finale. A seguito della ripresa post pandemia prima e della crisi russo ucraina più recentemente, abbiamo assistito ad una forte volatilità dei prezzi del gas che si è scaricata sulle bollette degli utenti, sia retail che industriali, portando i governi ad annunciare misure di calmieramento sia a carico della fiscalità generale, sia delle imprese del settore che tuttavia in molti casi non hanno realizzato extra profitti, al di là dei titoli sensazionalistici dei giornali, a causa delle politiche di copertura adottate.
Questo però in generale limita la visibilità dei flussi di cassa del settore e quindi, di fronte all’incertezza regolatoria, gli investitori rimangono alla finestra. Il settore utilities è un settore estremamente tecnico dove la diversificazione, la competenza e la memoria storica sul settore sono caratteristiche molto importanti. La maggior parte degli asset infrastrutturali sono monopoli naturali con la capacità di trasmettere e quindi di applicare l’inflazione. Sono quindi asset sensibili all’andamento dei tassi reali più che all’andamento dei tassi nominali.
I margini generalmente oscillano fra il 40 e il 90% – molto elevati – e storicamente hanno mostrato una bassa volatilità in termini di volumi, soprattutto per quanto riguarda il mondo delle infrastrutture stradali e delle telecomunicazioni.
Infatti, per esempio, il traffico autostradale nel corso del 2022 dovrebbe tornare ai picchi del ‘19, con l’unico punto di attenzione legato alla correlazione, soprattutto per il traffico pesante, alla crescita del GDP. I prezzi dei carburanti tendono invece ad essere fattori che si riassorbono velocemente in termini di impatto sui volumi.
Il traffico aeroportuale è indubbiamente quello che ha ancora maggiore spazio di recupero. Ci aspettiamo una stagione estiva molto forte, anche dai commenti delle varie compagnie aeree in termini di capacità messa a disposizione soprattutto per le destinazioni turistiche. Il dibattito sul traffico business anche qui è la parte più controversa, storicamente ha rappresentato circa il 15% dei volumi e il fenomeno del working from home è destinato ad avere impatti duraturi, direi quasi strutturali. Questo è tuttavia è più un punto di attenzione per le compagnie aeree, dove il traffico business vola a tariffe più elevate e non tanto per gli aeroporti, le cui tariffe sono sostanzialmente invarianti rispetto alla tipologia di passeggero; la vera cosa che conta è il numero dei passeggeri.
Da inizio anno abbiamo assistito anche a una ripresa della spesa negli aeroporti in termini di duty free, cibo, eccetera, anche qui gli aeroporti percepiscono una percentuale sul fatturato. Anche nel mondo aeroportuale c’è un impatto dei prezzi dei carburanti, ma è altrettanto vero che c’è una domanda latente molto forte e il periodo di pandemia in generale ha permesso l’accumulo di risparmio.
Il mondo delle infrastrutture per le telecomunicazioni è invece sostenuto dalla grossa spinta verso la digitalizzazione e dalla volontà di offrire accesso paritario alle opportunità offerte in tutto il territorio.
Ciò che accomuna questi settori è sicuramente il volume degli investimenti, basti pensare a tutta la nuova capacità eolica e solare e alla volontà di spingere sulla digitalizzazione. Qui la forbice fra ritorni attesi e costo degli investimenti genera chiaramente creazione di valore nel tempo. Inoltre, la maggior parte delle tariffe dei servizi infrastrutturali è legata all’inflazione e questo permette, magari con un piccolo lag temporale, la copertura di maggiori costi legati alle spinte inflattive.