UniCredit prende tempo, Orcel posticipa piano. Mps? Arriva l’apertura di Banco BPM
UniCredit comunica che “sono state anticipate le date delle riunioni del Consiglio di Amministrazione per l’approvazione dei risultati di Gruppo relativi al secondo trimestre del 2021 e terzo trimestre 2021 e primi nove mesi 2021”. E’ quanto emerge da una nota diramata nel pomeriggio di ieri da Piazza Gae Aulenti.
La nota precisa che “il Consiglio di Amministrazione per l’approvazione della Relazione Semestrale Consolidata al 30-6-2021 si terrà giovedì 29 luglio 2021, anzichè mercoledì 4 agosto 2021. Di conseguenza, la Presentazione dei risultati di Gruppo II trimestre 2021 e primo semestre 2021 (pubblicazione risultati e conference call) si svolgerà venerdì 30 luglio invece di giovedì 5 agosto 2021. Le nuove date per la Relazione Trimestrale Consolidata al 30-9-2021 e per la presentazione dei risultati di Gruppo del terzo trimestre del 2021 e dei nove mesi del 2021 saranno comunicate appena disponibili”.
Il comunicato conclude che “come azienda, uno dei principi chiave di UniCredit è la semplificazione, lo snellimento e il rafforzamento dei processi. Questa modifica delle tempistiche è un riflesso diretto delle azioni risolute intraprese in queste aree, che consente a UniCredit di comunicare i suoi risultati al mercato in tempi più efficienti”.
Dunque, come scrive oggi il Sole 24 Ore, UniCredit di Andrea Orcel anticipa i conti. Il punto tuttavia è che forse posticipa il piano.
Così il quotidiano di Confindustria:
“A quanto risulta al Sole 24Ore, la banca starebbe d’altra parte valutando un allungamento dei tempi in vista dell’elaborazione del nuovo piano industriale. Inizialmente previsto a luglio, poi a settembre, il nuovo piano potrebbe vedere la luce tra fine settembre e inizio ottobre. Si vedrà se tale decisione si intersecherà o meno con il dossier Monte dei Paschi”.
Ieri La Stampa aveva parlato di come il mancato tesoretto di Stato più ricco per l’acquisizione di Mps abbia fatto allontanare ulteriormente Orcel dall’orbita senese. Nel frattempo, un invito a lanciare nuove operazioni di di risiko bancario, di M&A tra banche, è arrivato nelle ultime ore da Confindustria, che si è mostrata favorevole a un mercato basato su tre poli che veda come vertici Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco Bpm.
Così, sempre stando a quanto riportato da Il Sole Emanuele Orsini, vicepresidente per il Credito, la finanza e il fisco di Confindustria, durante un evento organizzato da Banca Akros a cui ha preso parte anche Giuseppe Castagna, l’amministratore delegato di BancoBpm.
“Abbiamo bisogno di banche forti e di tre poli, non possiamo pensare a due poli. Abbiamo bisogno di aggregazioni e di credito in un momento come quello di oggi”, ha detto Orsini, che ritiene che Banco BPM in particolare “possa dare forza al terzo polo: io me lo auguro, abbiamo bisogno di avere un sistema bancario vicino a noi, forte, che ci accompagni nei nostri investimenti”.
Ieri La Stampa aveva riportato l’indiscrezione secondo cui il governo Draghi avrebbe ormai gettato la spugna sulle nozze tra UniCredit e Mps, visto l’ulteriore presa di distanza del neo ceo di Piazza Gae Aulenti Orcel.
Il decreto sostegno bis, d’altronde, ha affossato la proposta di rendere Mps un boccone più ghiotto: No all’idea di spostare al primo semestre del 2022 la scadenza per le operazioni M&A da attuare tramite gli incentivi; e no a una modifica che avrebbe fatto salire la soglia delle DTA convertibili in crediti fiscali dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore coinvolto nella fusione.
L’idea a questo punto di più probabile attuazione, secondo il quotidiano, sarebbe quella di creare una piccola Mps con una soluzione di sistema, che vedrebbe diversi soggetti arraffare diversi asset del Monte di Stato: la banca online Widiba, per esempio, potrebbe finire nelle mire di Poste italiane.
Tornata alla ribalta inoltre l’opzione relativa alla creazione di un polo UniCredit-Mps-Banco BPM.
In questo caso i poli principali sarebbero tuttavia due: da un lato Intesa SanPaolo, dall’altro l’entità risultante da una fusione a tre tra le banche menzionate.
Confindustria chiederebbe invece tre poli, con Banco BPM predatore (magari, dunque, una fusione con Bper, e anche di questo si è parlato tanto)?”.
Certo, il rinvio della presentazione del piano da parte di UniCredit rende ancora più fumose prospettive che sono tutto fuorché certe, a causa, anche, delle mancate dichiarazioni dal governo Draghi-Mef e da Piazza Gae Aulenti.
Ma Milano Finanza sgancia un nuovo rumor: “Banco BPM apre il dossier Mps”.
La banca guidata da Giuseppe Castagna, secondo l’articolo, “sarebbe disponibile a entrare nella partita”, fattore che “rappresenta un cambio di rotta rispetto a qualche mese fa, quando in piazza Meda (Banco BPM) un interesse per Siena veniva nettamento escluso, ma si spiega alla luce delle mutate condizioni che oggi si vanno prefigurando”. In realtà da Equita SIM precisano che “specificatamente per Banco BPM, non vediamo nessun cambio di rotta rispetto a quanto dichiarato dal CEO Castagna nei mesi scorsi. Banco BPM infatti non agirebbe come principale pivot dell’acquisizione, ma eventualmente solo come soggetto di sistema interessato ad una porzione degli asset di BMPS”.
In questo modo, si legge ancora nell’articolo di Luca Gualtieri, la banca potrebbe “aumentare la propria presenza nelle regioni del Nord o del Centro” e potrebbe tutelarsi anche “da eventuali offerte ostili da parte di UniCredit su cui ancora ieri gli analisti di Morgan Stanley speculavano”.
Per ora Banco BPM risponde con un no comment.
A Piazza Affari le banche rimangono sotto tono: segni meno per UniCredit, Intesa, Banco BPM, Bper. Ma le indiscrezioni di Mf-Milano Finanza rimettono in moto gli acquisti sul Monte dei Paschi, che scatta del 2% circa.
Detto questo in che modo, da un punto di vista operativo, Banco BPM entrerebbe nella partita per privatizzzare Mps?
L’articolo di Luca Gualtieri ricorda come sia stato uno stesso articolo pubblicato su MF-Milano Finanza lo scorso venerdì 4 giugno a descivere il modo in cui si articolerebbe la privatizzazione dell’istituto senese.
“In un primo momento il Tesoro (oggi primo azionista del Monte al 64%) passerebbe in blocco la quota a un soggetto privato che, in un secondo momento, cederebbe sul mercato diversi perimetri dell’attivo sia per ottemperare alle richieste dell’Antitrust sia per rendere meno impegnativo il boccone (praticamente qualcosa di simile a quello che ha fatto Intesa SanPaolo con Ubi). Proprio ad alcuni di questi perimetri, continua il quotidiano finanziario, “sarebbe disposta a guardare Banco BPM”. Che ha tra l’altro ufficialmente l’assist di Confindustria per creare il terzo polo, in qualità dunque di predatore.
Ci sarebbero poi altri soggetti già citati nelle indiscrezioni degli ultimi giorni che si spartirebbero la preda del Monte: Mediocredito Centrale acquisirebbe gli sportelli del Sud, per esempio, e Bper e Poste fagociterebbero altri asset. Un vero e proprio smembramento dell’istituto senese, come ha scritto ieri La Stampa.